Un classico delle proteste inscenate dagli studenti di Bologna consiste nel mangiare a sbaffo e nel rifornirsi di merce dai negozi senza pagare...
Un classico delle proteste inscenate dagli studenti di Bologna consiste nel mangiare a sbaffo e nel rifornirsi di merce dai negozi senza pagare.
Negli Anni Settanta, gruppi di contestatori affluivano al ristorante Al Cantunzein, considerato a quel tempo il più lussuoso, e dopo avere degustato i cibi e le bevande più raffinati, asserivano di pagare per tale cena il prezzo – definito politico – di cinquecento lire.
A chi metteva in dubbio la correttezza politica di tale comportamento, essi rispondevano che nulla veniva tolto ai lavoratori: i quali, in effetti, dovevano accontentarsi di refezioni ben più modeste.
Ora questo tipo di proteste pare ritornato di moda, ed una dirigente del Movimento dichiara ai giornali che anche gli studenti hanno diritto al lusso.
In merito alla estensione di tale categoria, la Signorina adotta peraltro un concetto piuttosto ampio: al punto che porta ad esempio i tampax, sottratti dalle sue colleghe alle farmacie.
Noi obiettiamo come sia ben più attuale il pensiero del Papa, laddove propugna la distribuzione equa e solidale delle risorse.
La diffusione – in luogo della limitazione - dei consumi di lusso ne accresce infatti lo spreco.
Per rendere più clamorosa la protesta, gli studenti hanno anche appeso un fantoccio della Meloni a testa in giù, facendolo per giunta spenzolare dalla Garisenda.
Questo dettaglio costituisce – dal punto di vista degli ex comunisti bolognesi - la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Un nostro zio, nel deplorare un cugino, il quale aveva regalato alla propria amante un appartamento a Diano Marina, asserì che ciò poteva essere perdonato, ma non il fatto di avervi collocato un lampadario del valore di ottocentomila lire.
La parte, evidentemente, risulta più importante del tutto.
La cosiddetta opposizione è insorta contro il carattere illegale della azione così clamorosamente inscenata.
Noi ci schierammo contro il terrorismo - prendendoci la nostra parte di minacce delle Brigate Rosse - in base al principio per cui non si deve intraprendere nessuna azione illegale, e tanto meno violenta, fino a quando esistono spazi praticabili per quella legale.
Negli stessi anni, il Deputato comunista locale, visitando le sezioni, si portava dietro come un cagnolino un futuro terrorista, aizzandolo come un mastino contro gli oppositori interni.
I quali venivano puntualmente insultati e minacciati.
Dati i precedenti, ci uniamo coerentemente alla deplorazione.
Che tuttavia deve essere estesa – cosa che la cosiddetta Sinistra guarda bene dal fare – tanto al Governo quanto soprattutto alla opposizione stessa.
La Meloni ha appena tolto agli Italiani il diritto – fondamentale per la sussistenza di uno Stato di Diritto – a manifestare.
Il Decreto cosiddetto Rave Party considera infatti reato il riunirsi – anche in modo casuale e non organizzato – in più di cinquanta persone.
Il delitto – quanto è peggio – viene commesso anche se si tratta di un a manifestazione autorizzata, qualora i partecipanti superino tale numero.
Una opposizione seria, che non esistesse soltanto per percepire lo stipendio, denunzierebbe in primo luogo che è il Governo ad uscire dalla legalità costituzionale, ed in secondo luogo che si avvicina pericolosamente il momento in cui gli spazi per un’azione legale risulteranno esauriti, rendendo di conseguenza moralmente lecito operare in modo diverso.
Tacere tutto questo significa vedere il torto da una parte sola.
Se ne trae la conclusione che in Italia non c’è più una vera opposizione: se ci fosse, direbbe almeno che non si deve scendere in piazza per minacciare chi ha una opinione diversa, ma non si devono neanche proibire le manifestazioni.
Ciò detto, resta la domanda sul valore da attribuire a quella di Bologna.
Nella notte in cui si contavano i voti del referendum in Catalogna, eravamo ospiti della rappresentanza della Generalità in Italia.
La televisione di Barcellona si collegò con Madrid, dove molti spagnoli si erano concentrati per sostenere la causa dei separatisti.
Anche a Mosca, qualcuno ha osato scendere in piazza - pagando un caro prezzo - per dire che gli Ucraini avevano ragione.
Il gesto compiuto da chi riconosce il torto del proprio Paese, e chiede che venga riparato, é molto nobile dal punto di vista morale, per cui certamente si deve apprezzarlo e ringraziare.
Gli Ucraini hanno però vinto perché hanno resistito, ed i Catalani hanno perso perché non hanno resistito.
In Iran, molti dei manifestanti erano curdi, e mentre la protesta si spegne nelle piazze delle grandi città, i fautori della Indipendenza di questo popolo rimangono in armi sulle montagne.
Chi si pone il problema della autodeterminazione, deve contare soltanto sulle proprie forze.
Ogni aiuto esterno – anche se può venire – non deve essere messo in preventivo, e comunque non serve per spostare il rapporto di forze.
Se qualcosa di simile avverrà in Italia, risulterà dunque decisivo quanto si determinerà nelle diverse Regioni.
Se gli studenti di Bologna vogliono venire a darci una mano, saranno i benvenuti tra noi.

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Mario Castellano  19/11/2022
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