Un tempo, gli inviati dei grandi giornali iniziavano le corrispondenze dai Paesi stranieri affermando che il tassista,...
Un tempo, gli inviati dei grandi giornali iniziavano le corrispondenze dai Paesi stranieri affermando che il tassista, portandoli dalla stazione ferroviaria o dallo aeroporto fino al loro albergo, aveva loro esposto una accurata analisi geostrategica, udita più verosimilmente nei circoli diplomatici.
Tale Zancan, mandato più modestamente da La Stampa di Torino a Ventimiglia, non sembra invece conversare né coi tassisti, né coi diplomatici.
Quelli francesi ed italiani dislocati sul confine sono peraltro dei funzionari consolari di basso rango, per cui sarebbe risultato sufficiente – per capire quale aria tira a Ponte San Luigi – parlare con qualche pendolare.
Noi ci rechiamo ogni tanto a Nizza col treno, e possiamo testimoniare che la scena riferita dal collega – il quale peraltro non ha oltrepassato la frontiera – si ripete quotidianamente ormai da tempo immemorabile.
A Ventimiglia, salgono a bordo di ogni convoglio alcuni nerboruti componenti delle Compagnie Repubblicane di Sicurezza, unità di élite della Gendarmeria transalpina, che percorrono i vagoni selezionando i passeggeri in base al loro aspetto fisico, a volte senza neanche controllare i documenti.
Giunti alla stazione di Garavan, la prima sul territorio francese, chi ha la pelle scura viene fatto scendere, anche se si tratta di una persona munita di passaporto diplomatico, di un cittadino della République o di un residente regolare: chi viceversa è bianco è autorizzato a proseguire, malgrado possa trattarsi di un ricercato dalla Interpol.
Ogni volta, constatiamo amaramente che nostra moglie verrebbe fatta scendere.
Quanti risultano in regola prendono il treno successivo, mentre gli altri tornano indietro.
Zancan mente quando afferma che questa storia è iniziata con la disputa tra la Meloni e Macron.
Ci domandiamo per quale motivo si esibisce una simile disinformazione.
La Presidente del Consiglio sostiene di difendere la sovranità nazionale, e proclama che in seguito a questa sua posizione i cattivi francesi e tedeschi hanno preso improvvisamente di mira lei, il suo Governo e tutto quanto il nostro Paese.
Certamente, da quando è sorto il contenzioso attuale, sono stati dislocati sul confine cinquemila militari, ma il loro compito consiste nel vigilare i sentieri dello entroterra e nel controllare uno ad uno i passeggeri degli autoveicoli ai valichi stradali e autostradali.
Non risulta nessun respingimento di cittadini italiani, e questa misura restrittiva è stata dunque adottata per impedire che accedano alla Francia i soggetti sbarcati in Sicilia.
Il cui stillicidio, come quello dei migranti provenienti dalla rotta dei Balcani, non è peraltro mai cessato.
Chi ha le informazioni giuste, le raccomandazioni adeguate ed il denaro necessario, può sempre rivolgersi ad alcuni personaggi dislocati a Ventimiglia, i quali – dopo averne valutato i requisiti - lo affidano ai passeurs operanti per conto delle comunità straniere insediate oltralpe.
Costoro, dopo qualche giorno, provvedono al trasbordo in autovettura, senza che gli extracomunitari debbano rischiare le vita lungo la ferrovia o sul famigerato Passo della Morte.
Ora è prevedibile un rallentamento del flusso, dovuto al fatto che ogni passeggero portato su di un autoveicolo deve esibire i documenti.
Zancan non può comunque dimostrare una violazione da parte della Francia del Diritto Internazionale: il Trattato di Schengen, infatti, non vieta la identificazione dei cittadini comunitari, ma soltanto il loro respingimento.
Quanto si può temere è piuttosto una qualche forma di restrizione allo espatrio introdotta dal Governo di Roma per scoraggiare la opposizione interna.
Non vi è viceversa alcun dubbio circa il fatto che il nostro Paese viola i propri obblighi quando vieta lo sbarco dei naufraghi nel porto sicuro più prossimo al luogo in cui vengono riscattati dalle acque internazionali.
Di questo passo, i nostri scali marittimi verranno considerati insicuri, in base al criterio per cui risulta tale un porto appartenente ad un Paese non considerato Stato di Diritto.
Tale però è precisamente l’obiettivo perseguito dalla Meloni.
La quale opera, in ambito europeo, come il classico Cavallo di Troia.
Qui il discorso, iniziato sulla arida sponda del Garavano, approda alla grande politica internazionale: a proposito della quale ci possiamo domandare che cosa è successo in Italia a partire dal momento in cui Conte – operando quale agente provocatore – ha causato la caduta di Draghi.
La Meloni si definisce sovranista.
In base a tale criterio, la Presidente del Consiglio dovrebbe operare per ritagliare più ampi spazi di manovra per il nostro Paese in ambito internazionale.
È certamente vero che il Movimento Sociale si schierò a suo tempo contro l’adesione alla Alleanza Atlantica, ma questo Partito assunse in seguito una posizione – motivata in base al suo anticomunismo – allineata nel modo più oltranzista in favore dello Occidente.
A parte i Comunisti, che in origine si collocavano su di una linea filosovietica assolutamente supina ed acritica, vi era tutto un settore – comprendente i Socialisti di Nenni ed una buona parte del mondo cattolico – dedito ad operare in favore distensione.
Quando iniziò tra i Comunisti il processo di revisione ideologica, si venne determinando – grazie anche alla ispirazione ecumenica assunta nel frattempo dalla Chiesa postconciliare – una piena e armoniosa sinergia di politica internazionale tra le due sponde del Tevere.
Nel momento attuale, i Governi di Berlino e di Parigi persistono – il primo per via della complementarità economica tra la Germania, la Russia e la Cina, il secondo seguendo una ispirazione che risale al Generale De Gaulle – nel loro sforzo per mantenere dei margini di autonomia della politica estera europea.
Draghi aveva posto come un punto fermo della sua azione internazionale la partnership con entrambi.
Se la Meloni cerca viceversa un casus belli che giustifichi una sostanziale rottura nella unità di intenti con Francia e Germania, lo fa soltanto nel nome del cosiddetto oltranzismo atlantico.
Agli Americani non interessano gli orientamenti di politica interna del nostro Paese: il venir meno dello Stato di Diritto pregiudica la collaborazione in ambito europeo, nel quale questa condizione giuridica risulta indispensabile per la unità politica continentale, ma non ha rilevanza se si prendono in considerazione soltanto gli equilibri militari.
Ora la guerra in Ucraina minaccia di coinvolgere la Polonia, ed il conflitto finisce per imporre agli Europei una disciplina atlantica che da un lato peggiora la loro condizione economica e sociale, mentre da un altro conduce ad un allineamento sempre più completo con gli Stati Uniti.
Se dunque la assunzione della premiership da parte della Meloni non è stata voluta da Washington, certamente corrisponde con la sua convenienza.
Un tempo, quando si volevano criticare certi indirizzi della politica internazionale tanto italiana quanto vaticana, si diceva che portavano verso il Terzo Mondo.
Quanto ci spinge oggi in una tale direzione è piuttosto la imposizione alla Italia di una cultura politica contraria agli ideali democratici liberali europei e di un sistema di governo autoritario.
Tutto questo dovrebbe preoccupare la Santa Sede: la quale non trae nessun beneficio da un aumento della tensione internazionale, che restringe inevitabilmente gli ambiti della sua azione pastorale e diplomatica.
Quanto al confine di Ponte San Luigi, speriamo di non doverlo attraversare in cerca di asilo.
Nel qual caso non dovremo temere una chiusura sul lato francese, bensì su quello italiano.
Zancan avrebbe fatto bene a parlare con i nostri vecchi.
I quali ricordano come la politica detta dei cannoni a Ventimiglia non fu opera della Francia, ma del Fascismo.
Speriamo che la storia non si ripeta.

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Mario Castellano  22/11/2022
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