Nel 1982 morì Umberto I di Savoia, ultimo Sovrano della sua effimera dinastia.
Il Diavolo paga male chi lo serve bene.
Questo proverbio del nostro Paese di adozione ben si attaglia a quanti si aspettano che il Demonio dimostri loro riconoscenza.
Monsignor Georg Gaenswein, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, era stato mantenuto nella sua carica di Segretario del Papa, benché ormai Emerito.
Il prestante prelato tedesco era stato nominato per giunta Prefetto della Casa Pontificia.
Egli tiene inoltre la prestigiosa Cattedra di Diritto Canonico alla Urbaniana.
Un vaticanista particolarmente pettegolo (Cortigiani, vil razza dannata, dice di questa gente il Rigoletto) asseriva che costui, essendo incaricato di accompagnare i Capi di Stato e di Governo in visita dal Papa, si facesse raccontare il contenuto dei loro colloqui con il Pontefice, per poi riferirlo a chi di dovere.
Non sappiamo se Gaenswein percepisse tre stipendi, ma certamente esercitava un potere possibilmente accresciuto rispetto a quando il suo principale si trovava ancora nel pieno esercizio delle funzioni.
Ora il Monsignore segue un percorso ondivago, oscillando tra la fazione bergogliana e la opposizione tradizionalista.
Egli ha infatti dapprima promesso un proprio contributo ad un volume miscellaneo, redatto per confutare la tesi di una asserita detenzione di Benedetto XVI.
Con questo gesto, Gaenswein pareva ormai schierato nel campo bergogliano.
Gran meraviglia ha dunque destato quanto da lui asserito sulla vexata quaestio del cosiddetto gender.
Il Papa lo ha prontamente smentito: il che dimostra che Bergoglio è vecchio, ma non è rimbambito.
Vediamo però su che cosa verte nel merito la disputa.
Da alcuni anni, il settore tradizionalista asserisce che i programmi scolastici italiani includono la teoria – detta appunto del gender – secondo la quale il sesso cui ciascuno appartiene non viene determinato dalla fisiologia, ma lo si sceglie liberamente.
Se questa teoria venisse veramente insegnata nelle scuole pubbliche, la Santa Sede avrebbe naturalmente il diritto di protestare.
Si tratta in realtà di opinioni personali di alcuni insegnanti, che costoro a volte contrabbandano indebitamente come verità rivelate.
La Professoressa Pellicciari afferma dalla cattedra che lo Stato italiano è illegittimo, in quanto usurpa i territori già appartenuti a quello Pontificio.
Non risulta, però, che il Ministero degli Esteri abbia convocato il Nunzio Apostolico per consegnargli una nota formale di protesta.
Neanche la Santa Sede può compiere questo passo, in quanto i programmi scolastici vigenti nella Repubblica non riflettono le teorie cosiddette gender.
Un incidente diplomatico risulterebbe dunque completamente immotivato.
Secondo Gaenswein, Bergoglio avrebbe dapprima chiesto a Ratzinger un parere su questa materia, ma poi, avendolo acquisito, non ne avrebbe tenuto conto.
Il Monsignore originario della Selva Nera (nella quale, novello Dante Alighieri, egli sembra smarrito) ci insegna che il potere consultivo si esercita in diversi modi, e cioè emettendo pareri facoltativi, obbligatori e vincolanti.
Soltanto in questo ultimo caso si è tenuti a conformarsi con essi.
Quando anche dunque fosse vero quanto asserito dal Segretario di Ratzinger, Francesco non avrebbe violato nessuna norma canonica, non potendosi considerare vincolante il parere espresso dal Predecessore.
Per quale motivo il settore tradizionalista auspica – a costo di manifestare una simile ignoranza in materia giuridica - che si apra un contenzioso tra la Santa Sede e lo Stato italiano?
Ribadito che tale contenzioso risulterebbe infondato, risulta fin troppo facile intravedere dietro la mossa di Gaenswein un gioco di squadra con il Governo Meloni.
Il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione si annovera tra i più oltranzisti componenti del nuovo Esecutivo.
È dunque già pronta, probabilmente, una riforma dei programmi scolastici.
La quale, naturalmente, non può includere la cancellazione della cosiddetta teoria gender: per il semplice motivo che non vi è mai stata inserita.
In compenso, verrà condannata la omosessualità.
Tale comportamento è naturalmente vietato dal precetto religioso cattolico (e non soltanto cattolico).
Se però i programmi scolastici si omologano con tale precetto, lo Stato diviene per ciò stesso confessionale.
Una volta recato tale omaggio al Vaticano, la Santa Sede non può rispondere soltanto con un grazie.
Mussolini, proclamando la Religione Cattolica quale Religione Ufficiale dello Stato, sottomise la Chiesa al suo regime.
A questo punto, i fautori dello Stato laico dovrebbero protestare, ed i particolari dovrebbero protestare i Cattolici liberali.
Enrico Letta, però, non lo farà certamente: il Conte Zio potrebbe arrabbiarsi.