Esiste un “fil rouge” tra due contestazioni, ...
Esiste un “fil rouge” tra due contestazioni, che si sono manifestate negli stessi giorni in luoghi ed in situazioni molto lontani l’uno dall’altro: una è rivolta contro il Papa, da parte tanto dei cosiddetti “sedevacantisti” quanto di coloro che – pur rimanendo formalmente nell’ambito della Chiesa – operano in Vaticano come “Quinta Colonna”, infiltrata dal Governo Meloni; l’atra é quella inscenata in Brasile contro il Presidente Lula.
L’attuale Capo dello Stato era stato ricevuto da Bergoglio quando ancora si trovava in libertà provvisoria, dopo la detenzione subita in seguito ad una ingiusta condanna per asserita corruzione.
Il Papa puntava espressamente sul suo ritorno al potere: sia per dimostrare l’influenza della Chiesa sul più grande Paese cattolico del mondo, sia in quanto Bergoglio – con l’appoggio degli Episcopati riuniti nel Sinodo Amazzonico – intendeva fare del Brasile il luogo in cui sperimentare il progetto di uno sviluppo zero, delineato da tanti giovani economisti ed ispirato dal suo Magistero.
La grande foresta amazzonica veniva sfruttata e distrutta in base al disegno neoliberista di Bolsonaro, sostenuto non tanto dalle multinazionali, quanto piuttosto dai capitalisti locali, dediti al taglio del legname ed all’allevamento intensivo.
Lula proponeva invece che fosse lasciata alla popolazione indigena, composta da raccoglitori che non hanno ancora conosciuto la rivoluzione agricola, ma sono custodi di metodi e ricette, basati sulla conoscenza delle piante e degli animali, in grado di garantire il benessere non soltanto a loro, ma anche ad una parte rilevante della popolazione brasiliana.
Queste due concezioni del mondo, riflesse in altrettante idee inconciliabili dello stesso Paese, si sono scontrate, prima nelle elezioni presidenziali, e poi nel tentativo di sovvertirne il risultato, fallito in quanto non è stato apoggiato né dall’Esercito, né dal Governo degli Stati Uniti.
La presenza di Bergoglio in Vaticano costuituisce certamente l’ultimo risultato in ordine di tempo, ma il primo in ordine di importanza, del processo detto della”Seconda Indipendenza”, che ha portato l’America Latina ad eleggere Governi civili, ormai quasi tutti di Sinistra, e gli Stati Uniti a ritirarsi sul Rio Grande.
Il cosiddetto “Continente Creolo” esprime ora ora la masima Autorirtà spirituale del mondo.
Bolsonaro, con il suo caudillismo retrogrado, andava in controtendenza rispetto a tale processo, ma soprattutto contrastava i propri concittadini – tanto del Brasile come della cosiddetta “Patria Grande” - sul piano della identità.
Questo discendente di immigrati europei si ero posto in aperto conflitto con la maggioranza di un popolo composto prevalentemente da gente di origine africana o mulatta, che aveva definito – in tutte le sue manifestazioni – la cultura e l’anima stessa della Nazione.
Della quale si conoscono in Europa la musica e la danza, ma che si esprime soprattutto nel sincretismo religioso: un fenomeno proprio di tutta l’Ameruica Latina, di cui Bergoglio - pur senza aderirvi - riconosce il radicamento ed il profondo significato spirituale.
Tanto basta per causare nei suoi riguardi l’accusa di avere contaminato la fede cattolica.
Ora Bolsonaro è in fuga negli Stati Uniti, dove Trump – che gli ha dato asilo - aveva fatto esattamente quanto ha tentato in seguito il suo collega brasiliano.
In ambedue i Paesi, la componente di origine europea, ispirata dal fondamentalismo religioso e dal suprematismo “bianco”, rifiuta in parte di integrarsi in una società multiculturale, come pure nelle Istituzioni rappresentative che la esprimono.
Prepariamoci dunque a ricevere qualche centinaio di migliaia di irriducibili suprematisti di origine italiana.
I Leghisti, accogliendo nel Veneto Bolsonaro come un campione della loro causa, hanno già rivelato l’intenzione di contrastare l’immigrazione extraeuropea con il ritorno degli oriundi.
I quali si presenteranno immancabilmente come campioni dell’anticomunismo.
L’anticomunismo, però, non ha nulla a che vedere con quanto è accaduto in Brasile: dove non si sono scontrate due ideologie, bensì due identità.
Esattemente come era avvenuto negli Stati Uniti, in cui vi sono vaste plaghe dove non è necessario praticare la cosiddertta “pulizia etnica” proprio in quanto non si è consumata la asserita contaminazione: che i suprematisti, presentandola come un fenomeno provocato da poteri occulti, definiscono con il termine di sostituzione.
Nei luoghi in cui la società multiculturale è da tempo una realtà irreversibile, anche la popolazione di origine europea la accetta, essendosi in grande maggioranza persuasa dei vantaggi che essa comporta: il primo dei quali consiste precisamente nel dialogo e nella collaborazione tra soggetti diversi.
Precisamente questa è la missione assunta dal Papa.
Poichè però esistono anche quanti concepiscono la loro identità come motivo di discriminazione, e di esclusione di chi è diverso, assisteremo a conflitti sempre più gravi, il cui risultato consisterà purtroppo in molti casi nel frazionamento territoriale: vale a dire nella applicazione del principio “Cuius regio, ejus religio”, riferito però non soltanto alle diverse fedi, ma soprattutto alle diverse entità etniche.
Russi ed Ucraini sono entrambi cristiani ortodossi, ma evidentemente non possono convivere nello stesso Stato, e gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Non rimane dunque che mantenere fede al principio democratico, riferito tanto al tipo di governo che ciascun popolo sceglie, quanto alla autodeterminazione.
Evitando, per quanto possibile, le guerre e le violenze.
Anche se assisteremo di nuovo, in molti casi, alla pratica del cosiddetto scambio delle minoranze: una patica barbara ed ingiusta, ma sempre meno peggiore dei massacri reciproci.
Alla fine, rimarrà radicato sul proprio suolo chi dimostrerà di avere l’identità più forte: non a caso, si parla in tedsco di “Blut und Boden”, ciè Sangue e Suolo.

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Mario Castellano  13/01/2023
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