Il giornale radio mattutino del Primo Febbraio ha esordito diffondendo il timore delle Autorità per il dilagare in tutto il Paese della violenza degli Anarchici.
Il giornale radio mattutino del Primo Febbraio ha esordito diffondendo il timore delle Autorità per il dilagare in tutto il Paese della violenza degli Anarchici.
Si tratta di una psicosi paranoide, o di una colossale mistificazione, oppure ancora del combinato disposto di entrambi i fenomeni.
Che dei giornalisti si prestino a diffonderlo, non testimonia in favore della loro onestà intellettuale, né della loro correttezza professionale.
Il dovere di costoro – tanto più trattandosi di privilegiati, che percepiscono cinquemila Euro netti al mese per non fare un cazzo - consisterebbe nel riportare quanto accaduto alle sue reali dimensioni.
Alcuni manifestanti hanno rovesciato dei cassonetti della spazzatura e tavolini dei bar.
Tale comportamento è illegale, e non merita certamente di essere approvato, ma configura al massimo il reato di danneggiamento doloso, che può essere anche derubricato in una banale contravvenzione amministrativa.
Nel gergo giudiziario, si parla comunque dei cosiddetti reati da cortile.
In Francia, i gilets gialli misero a ferro e fuoco i Campi Elisi, devastando e saccheggiando tutto quanto vi si trovava.
Neanche il Governo, però, asserì che questo Paese fosse precipitato nella guerra civile.
Tanto più in quanto la fiammata si estinse immediatamente.
Quella di Roma non è stata neanche una fiammata: salvo classificare come tale la bruciacchiatura causata da due bottiglie incendiarie arse al Commissariato del Prenestino.
In realtà, molti mezzi di comunicazione – se non tutti – assecondano il Governo Meloni nel raffigurare una fantasmatica sovversione, cui porrà verosimilmente fine la imminente entrata in guerra, quando ogni protesta verrà equiparata al tradimento.
Il copione risulta già scritto.
Il fatto però che quanti dovrebbero informare la pubblica opinione si prestino a recitarlo come altrettante scimmie ammaestrate rivela il grado di prostituzione intellettuale al quale siamo ormai rassegnati.
Se non succederà più nulla, il Governo potrà dire di avere represso una rivolta; se viceversa accadrà ancora qualcosa, la Meloni avrà la occasione per invocare nuove misure restrittive dei diritti: non soltanto di quelli civili, ma anche di quelli personali.
Ci attende dunque un futuro in cui anche la espressione del dissenso verrà considerata come un fenomeno delittivo: la Meloni lo aveva dichiarato apertamente nel suo discorso di Barcellona, prima ancora di assumere la sua attuale carica.
Risulta dunque inutile disquisire se si tratti o meno di Fascismo: quanto conta è la instaurazione di una nuova forma di autoritarismo.
Alla Camera, un Fratello della Presidente del Consiglio ha qualificato come complici dei criminali i Deputati che si sono recati a visitare lo anarchico detenuto in regime di 41 bis.
In ogni Stato di Diritto, i rappresentanti del Potere Legislativo hanno facoltà di controllare quanto attuato dagli organi del Potere Esecutivo.
Al quale spetta precisamente il compito di eseguire le sanzioni penali, erogate dal Potere Giudiziario.
I Parlamentari hanno dunque agito nel pieno esercizio delle loro funzioni.
Si può naturalmente dissentire nel merito dal loro operato, ma non dalla loro facoltà di metterlo in atto.
Per giunta, visitare le carceri non significa assolutamente approvare i comportamenti in seguito ai quali vi si trovano i detenuti.
Né - tanto meno - si può insinuare una complicità.
Quanto però risulta ancora più grave è il fatto che tale valutazione di quanto avvenuto non sia stata espressa soltanto da un altro Deputato, bensì condivisa espressamente dal Ministro competente.
Il Presidente della Camera ha nominato un Giurì di Onore: egli avrebbe invece dovuto richiamare tanto il collega quanto il rappresentante del Governo al rispetto della Costituzione.
Il Potere Esecutivo intende infatti prevaricare la competenza del Parlamento, e con questo esso attenta allo Stato di Diritto.
Risulta curioso che i giornali – scritti e parlati – non mettano sul conto della Opposizione, associata arbitrariamente tout court con la eversione, le manifestazioni spontanee inscenate davanti ad alcune Questure da cittadini che protestavano per il ritardo nel rilascio dei passaporti.
La Meloni ha perso la occasione per qualificare tutti i partecipanti come altrettanti nababbi, in procinto di concedersi una vacanza in località esotiche.
Non tutti sono come Formigoni, il quale in simili circostanze poteva avvalersi del suo passaporto di servizio (a meno che non gliene avesse fornito uno il Vaticano).
La notizia rivela che é in atto dal nostro Paese un esodo silenzioso: tra iscritti alla Anagrafe dei Residenti allo Estero ed espatriati di fatto, si viaggia ormai tra i dieci e i dodici milioni di connazionali, vale a dire un italiano su cinque.
Per giunta, tutti gli espatriati sono giovani in età di lavoro, molti dei quali con titolo di studio elevato.
Se la Patria fu matrigna verso i poveri analfabeti che la lasciavano con la proverbiale valigia di cartone, in questa fase storica essa è anche autolesionista, in quanto si priva delle proprie migliori risorse umane.
È mai possibile che nessun cittadino in procinto di espatriare, o nessun familiare costretto a separarsene telefoni alla ineffabile Barbara Sala?
Alla quale, questa mattina, sono arrivate soltanto chiamate di privilegiati, intenti a fare la cura
dimagrante per avere mangiato troppo.
Ci fu un tempo in cui la Sinistra non riusciva a liberarsi di una certa retorica anacronistica, propria di quando i proletari erano affamati.
Oggi, quelle denunzie rischiano di ritornare attuali.
Si chiede il passaporto per avventurarsi ovunque possibile, sapendo che tra poco cesserà la erogazione del reddito di cittadinanza.
La Meloni, però, dice che i suoi percettori non hanno voglia di lavorare.
Tanto meno la dimostrano quanti fin dalla età di quattordici anni fanno i funzionari di Partito.
Mussolini diceva che gli emigranti – che definì spregiativamente i fuoriusciti – erano tutti traditori:
nel senso che non prendevano la tessera del Fascio.
Triste è la condizione di un Paese dove la parte si identifica con la Nazione, e dove il dissenso viene additato come slealtà nei confronti dello Stato.
Chi dimentica il passato, è condannato a riviverlo.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  05/02/2023
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved