Ho incontrato casualmente il comune amico Stefano Delfino, il quale mi ha detto che TU PERSONALMENTE gli avevi richiesto – fin dal novembre scorso – di presentare Stefano Senardi. Di conseguenza, quando ti sei rivolto a me, sapevi che era già stata incaricata una diversa persona. Ciò chiarito, e considerando chiuso questo increscioso incidente, mi permetto di richiamare la tua attenzione sulla linea seguita dal Sodalizio di cui sei dirigente. I vecchi Partiti mandavano i loro militanti più afflitti da dabbenaggine, proprio in quanto si trattava di persone disinteressate e del tutto prive di malizia, a rimediare le cosiddette brutte figure. Ripeterle oggi, dopo che questi Partiti – per fortuna – hanno cessato di esistere, rivela una dose ancor maggiore di ingenuità. Per cui non ricorro, nel tuo caso, al tradizionale Errare humanum, perseverare diaboliocum, ma lo modifico dicendo Errare humanum, perseverare stultum. Noi due abbiamo in comune tale inguaribile ingenuità. Ne consegue che tua figlia campa la vita ad Amburgo, e mia figlia a Baltimora, mentre altre Signore, più fortunate, dirigono un albergo ad Oneglia. Et de hoc satis. Mi preme viceversa esprimere alcune notazioni sulla linea seguita dal Sodalizio di cui fai parte. Il quale si riduce a ricettacolo dei nostalgici ormai quasi centenari – se ancora sopravvivono – della era in cui, insieme con tutti i loro coetanei, gremivano il Teatro Cavour per ascoltare il Verbo dello Zio Sandro. Il quale, terminata la predica, incoraggiava i propri congiunti, impegnati nel cosiddetto Partito Trasversale. Il tentativo di perpetuare tale passato significa né più né meno che fare del nostalgismo. Per vincere, bisognerebbe piuttosto coinvolgere i giovani. I quali – per fortuna – non si lasciano irretire da un vetero marxismo pietrificato, tale che non lo condividerebbe neanche il redivivo Cossutta. Queste, però, sono rimuginazioni di un millantatore, quale mi definiscono i tuoi sodali. Un caro saluto dal tuo sempre affezionatissimo Mario Castellano
