La politica imperiese assomiglia al classico formicaio impazzito,
La politica imperiese assomiglia al classico formicaio impazzito, o a quei finali dei film comici del muto in cui tutti se le danno di santa ragione, senza più distinzione tra le diverse fazioni.
Dopo la guerra civile che ha dilaniato i Bassotti, divisi tra i seguaci dello Zio e quelli del Nipote, ne é scoppiata una nuova – a quanto pare ben più cruenta - tra i Democratici.
Risulta perfino difficile, in questo caso, dare alle parti opposte una denominazione, che permetta quanto meno di riconoscerle.
Noi proponiamo di chiamare gli uni i Commercialisti, e gli altri gli Anticommercialisti.
Non esiste, naturalmente, nessuna divergenza ideologica: chi parlasse di tali argomenti in via San Giovanni risulterebbe incomprensibile, peggio che si esprimesse nella lingua dei marziani.
La Destra ha già risolto i problemi idiomatici grazie ad Enrico Lupi, il quale emette ormai soltanto dei fonemi simili ai versi delle bestie, avendo smarrito il linguaggio articolato, proprio della nostra specie.
Nel Ristorante Braccioforte, dove si perpetua il nostro idioma – detto appunto braccese - vi è ancora chi riesce a capirlo: a seconda dal suono vocalico, gli viene servito un piatto piuttosto che un altro.
Se la ordinazione non viene correttamente recepita, il Presidente emette delle grida comparabili ai versi degli animali selvatici: qualora invece sia accontentato, si esprime come quelli domestici.
Proprio il Ristorante di Osvaldo Martini è stato prescelto dal capo della fazione anticommercialista per dare rumorosamente sfogo al proprio disappunto.
Boabdil il Giovane, ultimo Califfo arabo di Granada, riparato in Africa, passò il resto della sua vita a commiserarsi.
Al che, sua madre gli diceva: Piangi come donna ciò che non sapesti difendere come uomo.
Tale apostrofe meriterebbe anche il leader della fazione perdente.
Il quale è stato defenestrato dai suoi nemici inermi con il sistema più antico del mondo, cioè cambiando la serratura.
Se lo avesse fatto lui – esisteva però il problema di pagare il fabbro ferraio – avrebbe vinto.
Tale costatazione esacerba il suo stato di animo, solitamente giocondo: gli obesi tendono sempre al buon umore, mentre i magri sono solitamente ipocondrici.
Di qui deriva l’attribuzione dei ruoli nei film western, dove il cattivo è sempre tutto pelle e ossa.
Il motivo della contesa è di carattere economico.
La fazione commercialista intende disfarsi del monumentale, ma vacillante, immobile di via San Giovanni, i suoi massimi dirigenti avendo la fissazione del residence.
Giunti allo Inferno, costoro proporranno a Satana di trasformare il suo regno in uno di tali condomini.
Occorre però previamente traslocare.
I Bolscevichi, dopo la Rivoluzione di febbraio, si erano installati allo Smolny, già convitto per le damigelle della aristocrazia.
I loro imitatori locali vollero un edificio altrettanto onusto di storia, e scelsero la sede attuale.
Si dice che il Quirinale rechi in sé una maledizione da cui – auspice Pio IX - sono colpiti tutti i suoi abitatori, tanto monarchici quanto repubblicani.
Il napoletano De Nicola, che credeva nel malocchio, non ci volle mettere piede.
I Segretari di Federazione nostrani sono invece incorsi tutti quanti nella mala sorte.
Per affrettare la chiusura, la fazione commercialista lascia decadere di proposito il vetusto immobile.
Quando il distacco di un elemento architettonico avrà colpito un malcapitato passante, bisognerà risarcirlo.
A questo punto, i soldi potranno venir fuori soltanto da una vendita: o meglio da una svendita.
Senza tale concatenazione di eventi, chi dissente, ma detiene una parte delle azioni della Società proprietaria, punta i piedi.
Nel frattempo, costoro non possono tuttavia più accedere ai saloni, dove si agitano notoriamente gli ectoplasmi di Natta, di Torelli e di altri illustri trapassati.
Lo spavento incusso dai fantasmi accelera lo sgombero, ma potrebbe – quale arma a doppio taglio – scoraggiare gli acquirenti.
Urge dunque un esorcismo.
I cosiddetti Ribelli, cioè i componenti la fazione anticommercialista, potrebbero quanto meno promuovere contro i rivali un procedimento disciplinare.
Chissà chi compone la Commissione Centrale di Controllo, un tempo temuta come il KGB, ma ora ridotta ad arbitrare simili squallide beghe da cortile.
Il fatto é che i rivali potrebbero rispondere a costoro con il classico Tu quoque.
Nella corsa ad arrendersi, non si sa infatti chi sia arrivato primo, ed il Bassotto ha elargito astutamente cariche agli uni e agli altri, senza che gli organi statutari fossero consultati.
Il Governo della Repubblica Spagnola venne abbattuto in extremis dalla Giunta detta Casado, che trattò la resa con Franco.
Ora vi è chi ripete tale gesto disperato.
Una soluzione potrebbe offrirla i Compagni emiliani, i quali ai bei tempi mandarono ad Imperia, in veste di commissario – ombra, un assicuratore.
Costui potrebbe coprire con una apposita polizza lo stabile di via San Giovanni.
La caduta dei cornicioni verrebbe in tal modo neutralizzata nei suoi effetti economici.
Chi, però, pagherebbe il premio?

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Mario Castellano  21/02/2023
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