Si fa un gran parlare, su tutti i mezzi di comunicazione, dei fatti di Firenze...
Si fa un gran parlare, su tutti i mezzi di comunicazione, dei fatti di Firenze, dove i Fascisti hanno aggredito gli Antifascisti, una Preside ha condannato il comportamento dei Fascisti, il Ministro ha criticato la Preside ed il Sindaco le ha dato ragione.
Paradossalmente, ha ragione il Ministro quando asserisce che in Italia non esiste un pericolo fascista, nel senso che il deposto regime non può rivivere nella sua epifania storica, ed ha torto la Sinistra quando ritiene di doverne contrastare una restaurazione formale.
Il pur bravo Nardella ricorda dunque il prode Anselmo, il quale notoriamente non si era accorto che andava combattendo ed era morto.
In realtà, si è già determinata nel nostro Paese una restaurazione, che però ha usato la accortezza di non manifestarsi con una dittatura dichiarata, quale era quella di Mussolini, ma ha già sostituito la decrepita Italia post fascista con una democratura.
Cioè con una dittatura mascherata da democrazia.
Il che evita ogni problema con la Unione Europea e con la Alleanza Atlantica: nelle quali figurano già diversi regimi di questo genere, che però non vengono assolutamente disturbati da Bruxelles in quanto cooperano validamente alla crociata contro Putin.
Quale è la differenza con il Presidente della Russia?
Per ora, essa consiste nel fatto che costui viola il Diritto Internazionale, facendo entrare le sue truppe in un Paese straniero.
Anche il venir meno ai principi fondamentali dello Stato di Diritto, che in base ai Trattati siamo tenuti ad osservare, costituisce però una lesione dello Jus Gentium.
La quale non può essere denunziata – e qui sta la differenza – da un altro soggetto appunto di Diritto Internazionale.
Gli studenti antifascisti di Firenze non sono infatti tali, e non lo è neppure tutto quanto il popolo italiano.
La democratura, dunque, può radicarsi a suo agio.
Se poi alcuni fascisti dichiarati commettono degli atti di violenza politica, essa può affermare che non si identifica nella loro ideologia.
Il che è vero, ma non costruisce certamente un motivo di conforto per i suoi sudditi.
I quali si trovano nella situazione di un paziente credutosi affetto da una malattia mortale, cui il medico comunica che il suo morbo è completamente diverso, ma la prognosi risulta altrettanto infausta.
Il fatto inoltre di essere vittime di una democratura non ci esime dalla imposizione di una ideologia ufficiale: che – come in molti i casi analoghi – si basa su di un identitarismo nazionalista, caratterizzato dalla esaltazione acritica di tutto il proprio passato.
La Meloni si ricollega al Risorgimento, nel quale però non vede un momento del processo di autodeterminazione dei popoli, bensì la affermazione di una missione storica conferita al nostro Paese quale soggetto portatore di una sua propria ed esclusiva civiltà, ed autorizzato come tale a praticare lo interventismo.
Dato tale presupposto, il Fascismo non costituì una regressione rispetto al Liberalismo, bensì il pieno compimento del processo unitario.
Il successivo regime democratico avrebbe dunque segnato, sempre secondo il pensiero della Meloni, una regressione, una sorta di deminutio capitis imposta ad una Italia assurta precedentemente al ruolo di grande potenza.
Quale fu, in realtà, soltanto nelle farneticazioni del Duce.
Il Venticinque Luglio, per non parlare del Venticinque Aprile, rappresentarono dunque – secondo la meloni - gli esiti di altrettante congiure, ordite dai nemici della Patria.
Dati tali presupposti ideologici, non ha nessuna importanza rimettersi o meno la camicia nera.
Quanto conta è che il nostro Paese torni ad essere belligerante.
Il che significa – né più né meno – mandare i nuovi coscritti a farsi ammazzare nel Donbass.
Gettandosi in una impresa tartaresca come quelle proprie del Fascismo, che però finirono tragicamente.
Le democrature non regolano i conti in modo diretto, mandando una Polizia Politica ad arrestare gli oppositori: li fanno viceversa aggredire da soggetti irregolari, rispetto ai quali si possono sempre prendere le distanze.
Come è avvenuto con quelli di Firenze: i quali, proprio per non essere confusi con i Fratelli della Meloni, si dichiarano apertamente fascisti.
Ad Imperia, il compito di bastonare i dissidenti è stato addirittura assunto da alcuni sedicenti tali.
Per cui i Bassotti possono gongolare, dicendo che costoro se le danno tra di loro.
I sicari, non potendo menare le mani – si tratta infatti di Uomini di Pancia (nel senso anche letterale del termine) - si sono avvalsi della collaborazione di un fabbro ferraio.
Al quale auguriamo di essere pagato quanto meno con i soldi frutto della questua di domenica prossima.
Se non lo fosse, potrebbe comunque rivolgersi al Sindaco – Presidente.

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Mario Castellano  02/03/2023
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