Lo asserito milione di cittadini votanti per il Segretario dei Democratici,...
Lo asserito milione di cittadini votanti per il Segretario dei Democratici, la cui scelta - secondo un costume mutuato dalle più grottesche dittature del Terzo Mondo – era incorporata nella stessa chiamata alle urne, ci ha fatto assistere ad un autentico scontro di titani: tale che la terra ancora trema, a distanza di ore dalla proclamazione dei risultati.
Anche Mussolini aveva preso troppa dimestichezza con i milioni di persone da mobilitare, asserendo di averne ben otto di baionette.
Essendo i dirigenti democratici molto meno millantatori, verrà loro risparmiata la fine ingloriosa del Duce.
I risultati della tenzone hanno curiosamente provocato maggior esultanza nel perdente Bonaccini che nella vincente Schlein.
La tedesca dovrà infatti provvedere ad iscriversi al Partito, nonché a farsi concedere la cittadinanza.
Entrambe le incombenze si presentano problematiche, dal momento che la prima comporta infinite code presso lo Ufficio Stranieri (cosi, almeno, la Signora impara che vita fanno i poveri immigrati), e la seconda risulta possibilmente ancor più difficiline: mentre infatti la Questura apre ogni mattina, le sedi democratiche sono sempre chiuse.
Al punto che non hanno ospitato neanche il seggio allestito nella nostra Città, evidentemente organizzato dalla fazione rimasta priva delle chiavi della Federazione.
Non è rimasto dunque che chiedere ospitalità al Bassotto, allestendo le urne nel vestibolo del Municipio Vecchio.
I grandi Signori di un tempo facevano ricevere i postulanti negli atri dei loro palazzi, dove i servi dispensavano loro la cosiddetta sportula: vale a dire un cavagno – come direbbe il nostro amico Braccioforte – contenente generi di prima necessità.
Il Sindaco – Presidente ammette evidentemente nei saloni situati al piano nobile soltanto i commercialisti della fazione vincente.
I malcapitati scrutatori sono rimasti dunque congelati, e gli oboli raccolti dai votanti sono stati spesi probabilmente per qualche bevanda calda.
Il sollievo per lo scampato pericolo spiega dunque la reazione di Bonaccini: il quale ricorderebbe altrimenti il proverbiale cane del Leccia, che lo ha nel culo e dice che beccia.
Il Governatore potrà dispensarsi qualche trasferta a Roma, senza naturalmente il pernottamento.
Già il Rottamatore chiudeva le riunioni di Direzione in tempo per abbordare il rapido Intercity per Firenze: che comunque ferma anche a Bologna.
Siamo contenti per Bonaccini: il Responsabile del Territorio (?) del Nazareno, tale Tramontana, ci ricevette a suoi tempi domandando in quale Regione si trovasse Imperia.
Presumiamo dunque che costui avrebbe chiesto al Governatore se Bologna si trovi in Europa o in Africa.
I nostri dirigenti sono scelti evidentemente in base alla loro ignoranza: Toti, quando era candidato, asserì che Novi Ligure si trova in Liguria, ma il popolo lo volle ugualmente installare in via Fieschi.
I due pretendenti al trono del Nazareno, pur essendo alfabetizzati, si rivelano entrambi rétro, come si direbbe a Parigi.
La Signora teutonica ha chiesto i voti per tutelare adeguatamente gli omosessuali: in passato, si sarebbe detto Cicero pro domo sua.
La Schlein non tiene conto del fatto che in tempi di identitarismo risulta più facile – e più redditizio in termini elettorali – difendere i diritti collettivi rispetto a quelli personali: che sono necessariamente riferiti agli individui.
Vero è che la Meloni è stata votata anche da molti percettori del reddito di cittadinanza, pur avendone annunziato la revoca.
Gli elettori, ridotti alla disperazione, si affidano a chi promette di bastonarli in quanto credono di far parte del ceto emergente per il solo fatto di associarsi con esso, quanto meno nel suffragio.
I Descamisados argentini gridavano: Mentiroso y ladròn, queremos a Peron.
Costoro, tuttavia, vedevano incarnati nel Caudillo i propri difetti, ed il Generale li ricambiava non soltanto adulandoli a sua volta, ma anche sfamandoli.
Gli elettori della Meloni ottengono solo dei calci nei denti, ma sono pronti a sferrarli a loro volta ai nemici: dopo di che, sperano di far parte - come i loro nonni squadristi – di una nuova Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Se comunque i borgatari di Roma venissero alle mani con i froci – tale è il termine, politicamente scorretto, che essi impiegano per designare i seguaci della Schlein - logicamente prevarrebbero i caudatari della Signora della Garbatella.
La quale gioca in casa, mentre la sua rivale gioca in trasferta.
Quanto a Bonaccini, il Governatore risulta egli pure alquanto démodé.
Egli propone agli italiani il cosiddetto modello emiliano.
Molti anni or sono, i Compagni della sua Regione mandarono da queste parti un assicuratore, precisamente con questo incarico: i primi a rigettarlo furono i Comunisti locali, precipitandolo addirittura in una crisi esistenziale.
In che cosa consisteva la cosiddetta Via Emiliana al Socialismo?
Dato il benessere goduto da quelle genti, e potendo contare su di una tradizione solidaristica risalente non soltanto a Camillo Prampolini, ma addirittura ai Liberi Comuni, nominati eredi da Matilde di Canossa, i loro amministratori comunisti potevano aggiungere al welfare nazionale quello ulteriormente elargito dagli Enti Locali.
Non a caso, la loro bandiera furono gli asili per bambini di Reggio, che costituiscono un ottimo modello pedagogico, ma hanno un difetto: bisogna pagarli con le tasse, appunto comunali.
Perfino gli Svedesi hanno mandato a casa i Socialdemocratici, essendosi evidentemente stufati di corrisponderle.
Il welfare è dunque arrivato un poco dovunque al tramonto, ed anche la proposta del pur onesto Bonaccini risulta di conseguenza obsoleta.
Il Governatore avrebbe potuto innalzare la bandiera della identità specifica di certe nostre Regioni, ma in lui non si ravvisa né lo afflato egualitario di Dozza, né la ispirazione evangelica di Dossetti, né la tensione intellettuale di Prodi.
Vi è certamente la capacità di amministrare, ma - come dicono gli Spagnoli – asfaltare non è governare.
In tedesco, lo si traduce in due modi: regieren, oppure herrschen.
Questo secondo verbo significa etimologicamente signoreggiare.
Bonaccini è capace di regieren, ma non è capace di herrschen.
La Schlein non è in grado di fare nessuna delle due cose.
Barbagallo non sa nemmeno che cosa significhino.

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Mario Castellano  03/03/2023
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