LETTERA APERTA A EDITH SCHLEIN
Cara Edith Schlein,
Ti scrivo dopo NON averti votato nella elezione che si è svolta domenica scorsa.
I motivi per cui mi sono astenuto dal recarmi ai cosiddetti gazebo – malgrado le pressioni esercitate da alcuni amici – sono stati rafforzati da quanto è accaduto in seguito.
Ho infatti ricevuto in casa mia la visita di un Signore che è venuto soltanto per rimproverarmi – anche in termini piuttosto bruschi – per la decisione di disertare le urne.
Credo tuttavia di avere ampiamente motivato con i miei scritti questa scelta, che non costituisce comunque il risultato di una ripicca o di una impuntatura.
Le ragioni del mio dissenso dalla conduzione del Partito – tanto in sede locale quanto in sede nazionale – sono profonde, risalgono molto indietro nel tempo e comunque nessuno, prima
del voto, ha avvicinato me o altre persone per invitare ad una riflessione comune, cui comunque mi sarei prestato volentieri.
Nei giorni scorsi, si è verificato anzi un ulteriore episodio che mi ha rafforzato nella decisione di non votare: un esponente della Sinistra mi ha infatti richiesto di redigere il testo di un discorso che egli aveva in animo di pronunziare in occasione di un solenne atto pubblico.
Trattandosi di un amico personale, non mi sono rifiutato, ma ho scoperto subito dopo che era stata incaricata altra persona.
Il motivo è presto spiegato: i Compagni di Imperia non sono in grado di dire le classiche due parole, e dunque mi vengono a cercare, ma poi temono che quanto da me redatto risulti in conforme con la ortodossia del Partito, e di conseguenza lo gettano nella pattumiera.
Si tratta delle stesse persone che mi hanno pubblicamente insultato, e che – come ho ricordato proprio nei giorni scorsi – hanno proibito agli iscritti di presenziare alla presentazione di un mio libro.
Se questi Signori combattessero la reazione con lo stesso impegno con cui si accaniscono contro chi militava nella Sinistra ben prima di loro, non perderemmo le elezioni.
Alludo, naturalmente, a quelle vere.
Su quanto tu hai in animo di fare, sospendo comunque il giudizio, in attesa di vederti alla prova dei fatti.
Posso però valutare quelli già consumati.
Che hanno confermato, qualora ve ne fosse stato ancora bisogno, la correttezza della mia valutazione.
I giovanotti che sabato scorso – giorno di mercato – battevano volonterosamente il centro della Cittá, distribuivano un volantino contenente due indicazioni:
I) Bisognava votare;
II) Bisognava votare per te.
Se sul certificato elettorale fosse già scritto quale Partito, o quale candidato, si deve scegliere, tutti penserebbero che il voto è una cosa poco seria.
Il nostro Paese, che spero tu possa conoscere meglio di quanto risulti possibile dal Nazareno (non si tratta comunque del migliore osservatorio per capirne la realtà), ha una antica tradizione di referendum fasulli.
Vi è una pagina del Gattopardo in cui il servitore del Principe di Lampedusa si lamenta perché il proprio voto contrario alla annessione al Piemonte non è stato computato tra quelli espressi nel suo paese.
Costui ammette che i favorevoli avrebbero vinto comunque, ma proprio per questo il fatto risulta più grave, in quanto il nuovo Stato nasce mancando di rispetto alle convinzioni dei propri cittadini.
A Roma, dopo il Venti Settembre, un elettore venne arrestato per aver chiesto la scheda del Plebiscito esprimente un voto contrario.
Nel 1929, gli Italiani potevano accettare o respingere in blocco la lista dei Deputati, naturalmente tutti fascisti.
Solo poco più di centomila ebbero il coraggio di votare contro.
Un Partito che si definisce Democratico dovrebbe agire in modo del tutto diverso.
Quando invece si è scelta la Paita come candidata alla Presidenza della Regione, si è arrivati al grottesco.
Alcuni immigrati, privi peraltro del permesso di soggiorno, hanno domandato – subito dopo avere votato – dove si percepisse il compenso pattuito.
Non so se questa situazione si sia ripetuta, ma mi basta constatare come il fatto di prestabilire la scelta – e dunque il risultato – risulti completamente contrario alla prassi e allo spirito della democrazia.
Per non parlare del fatto che nessuno ha riunito i cittadini – i quali erano tutti potenziali elettori – per dibattere le distinte tesi.
Né avrà luogo peraltro un Congresso in cui esse siano illustrate, discusse e votate.
Chi dunque ti ha dato il suo voto, non soltanto ti ha concesso un mandato incondizionato, ma non ha potuto nemmeno far sapere che il suo placet era – come si dice in linguaggio ecclesiastico - juxta modum: che cioè in parte consentiva, ed in parte dissentiva.
In Germania, il programma di governo su cui si è formata la attuale Grande Coalizione è dettagliatissimo, e lungo centinaia di pagine.
Avrei preferito annoiarmi studiando qualcosa di simile piuttosto che leggere una facciata di un volantino.
Nel quale si trovavano peraltro solamente affermazioni generiche.
Per andare sul concreto, sarebbe stato sufficiente - per esempio – dire se il Partito intende promuovere qualche azione pubblica di supporto ai ricorsi che certamente verranno presentati uti cives dai suoi iscritti per impugnare il Decreto con cui praticamente si privano gli Italiani del diritto di riunione.
Venendo ai problemi di questa Provincia, mi domando se i Democratici non abbiano nulla da ridire in merito alla ostilità manifestata dal Governo Meloni contro un Paese – quale è la vicina Francia – che ha fondato insieme con noi la Unione Europea, e con cui condividiamo una frontiera che da settantotto anni cerchiamo pazientemente di cancellare.
Non ho nulla in contrario, personalmente, ad avere una Segretaria straniera, anche se la assunzione della cittadinanza italiana costituirebbe indubbiamente un bel gesto di condivisione.
Non domando a te se sei favorevole o contraria alla politica cosiddetta dei cannoni a Ventimiglia – il che vuole dire anche piazzarli al Brennero – ma vorrei sapere per quale ragione non consulti i Compagni di questa zona su di un problema di pane quotidiano, nel senso letterale del termine.
Solo nel confinante Dipartimento delle Alpi Marittime, si contano quasi duemila imprese con titolare italiano, mentre molte altre sono sorte a Chambery, e perfino a Lione.
Dal Nord Est, la stessa emigrazione di capitali, ma soprattutto di persone qualificate, si riversa oltre il confine austriaco.
Tu mi dirai che i Compagni di Imperia non ti hanno segnalato questi problemi, ed io ti rispondo che essi non possono utilizzare gli strumenti disponibili nella nostra sede provinciale, dove qualcuno ha provveduto a cambiare la serratura per non lasciarli entrare.
Mi domando dunque se non ti pare il caso di intervenire.
Questo non comporta un faticoso viaggio fino dalle nostre parti, ma basta mandare un ispettore, o meglio un Commissario.
Il tuo Missus Dominicus potrebbe rivolgere ai dirigenti locali qualche piccola domanda.
Te ne segnalo una sola.
Vorrei sapere se la loro accettazione di incarichi presso le cosiddette Partecipate, avvenuta su nomina della maggioranza di Destra, conta o meno sulla approvazione, preventiva o successiva, dei competenti organi del Partito, e se inoltre questi organi possono riunirsi validamente quando alcuni loro componenti non sono in grado di accedere fisicamente alla sua sede.
Naturalmente, risulta sempre possibile riunirsi nei ristoranti.
Dove i nostri capi pranzano insieme con quelli della parte avversa.
Come vedi, non nutro alcuna diffidenza, o alcun pregiudizio.
Vorrei soltanto vederti lavorare.
Nessuno ti ha ordinato di fare il Segretario, ma se lo vuoi fare, devi farlo bene.
Con i migliori auguri di buon lavoro.

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Mario Castellano  07/03/2023
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