La Signora Edith Schlein si esibisce sulla copertina dello Espresso ...
La Signora Edith Schlein si esibisce sulla copertina dello Espresso con una scollatura che giunge fin quasi allo ombelico, lasciando intravedere un seno prosperoso: fascino terreno, proletario, padano, come per compensare la immagine di intellettuale cosmopolita che ella stessa ha veicolato.
Lo scopo, evidente, consiste nel contrastare sul suo stesso terreno il plebeismo romanesco della Meloni.
Se la Presidente del Consiglio trova un handicap nella statura – al punto che un giornale ha fatto ricorso alla immagine di un elfo, per evitare il riferimento irriguardoso ai Sette Nani – la Schlein ha una faccia tale da annoverarla irrimediabilmente tra le racchie.
La immagine pubblicata sul noto settimanale cerca tuttavia di correre ai ripari inquadrandola di fronte, anziché di profilo.
A tale riguardo, esiste un illustre precedente: Paola Pitagora, quando registrava I Promessi Sposi, imponeva di essere sempre ripresa frontalmente.
La famosa attrice parmense aveva infatti il naso lungo, e soffriva del conseguente complesso.
La Zanicchi ricorse invece – più sbrigativamente - alla chirurgia estetica.
Il che non le impedì di passare alla storia con il soprannome di Aquila di Ligonchio, dove il richiamo al becco grifagno prevale su quello alle doti canore.
La Schlein ha addirittura tacciato di antisemitismo chi fa della ironia sul suo naso.
Barbara Streisand, sfidando i razzisti, non ha mai avuto complessi ad esibirlo.
Anche Vittoriò Foa ed Umberto Terracini erano israeliti, ma il loro prestigio era costruito sulla cultura e sulla opposizione alla dittatura, e non sulle caratteristiche fisiche.
Se invece la Schlein si affida alla anatomia, giocando decisamente fuori casa, vuole dire che la Segretaria non ha altro cui attaccarsi.
Qualora nostra figlia – la quale, sia detto per inciso, è comunque molto graziosa – si esibisse mezza discinta come lei, verrebbe da noi severamente redarguita: le abbiamo infatti sempre raccomandato di farsi strada con il cervello, e non con il corpo.
Quanto la pubblicistica ancora fedele ai Democratici – La Repubblica in testa – vuole costruire è una icona da contrapporre a quella della Meloni.
Durante la guerra di Indipendenza del Messico, i rivoltosi innalzavano lo stendardo della Vergine di Guadalupe – detta La Morena per le sue fattezze indigene – cui gli Spagnoli contrapponevano La Blanca, cioè la Madonna del Pilar.
Adesso, invece, la Destra e la Sinistra italiana si combattono a colpi di bruttezza.
Vinse allora chi era più identitario, e questo esito minaccia di ripersi nel nostro Paese.
Una popolana romanesca risulta certamente più affine alla cosiddetta pancia del popolo rispetto ad una intellettuale cosmopolita, benché autenticamente poliglotta: la Presidente del Consiglio parla anche in italiano come Francesco Totti.
Qui arriviamo al punto decisivo.
La folla riunita a Firenze - composta non tanto da Stenterelli, quanto piuttosto da abitatori delle magioni site nel Chianti o sulle colline di Fiesole – significa che la Sinistra è egemone nel ceto alto borghese – e di cultura egualmente elevata – delle nostre grandi Cittá, che può essere sollevato nel nome dei valori liberaldemocratici contro un regime di indirizzo autoritario.
I Governi Occidentali e le loro Intelligence, nonché i grandi giornali di Londra, Parigi e Nuova York, hanno aizzato la gioventù europeizzante di Teheran, di Kabul, di Mosca, di Pietroburgo e di Minsk.
Sempre, naturalmente, nel nome di cause condivisibili, ma purtroppo contrarie al comune sentire della maggioranza delle rispettive popolazioni.
È vero che a Kiev il gioco è riuscito, ma in questo caso il fattore identitario giocava in favore dei rivoltosi.
Veniamo dunque al nostro timore: la Schlein – o meglio chi ne sta costruendo la immagine sui mass media – deve evitare di lanciare qualche migliaio di giovani, tanto disinteressati e generosi quanto ingenui, come siamo stati tutti alla loro età, contro la Polizia della Meloni: a cui la Presidente del Consiglio può sempre affiancare – come in ogni democratura – i propri paramilitari.
Precisamente questo è già avvenuto a Firenze.
Non soltanto si rischia di farci scappare il morto, ma soprattutto di perdere una generazione.
Quella del Sessantotto venne perduta per il motivo opposto, cioè in quanto il Partito ora guidato dalla Meloni era contrario al Movimento.
Se adesso la Schlein ha deciso invece di favorirlo, deve fare molta attenzione.
Quando il potere è ferito, ma non abbattuto, si scatena la repressione.
A questo punto, Bernard Henry Levy scriverà bellissimi articoli per commiserarci, e qualche privilegiato – specie se munito di più passaporti – troverà rifugio nei Paesi stranieri.
Altri, meno fortunati, finiranno come i dissidenti bielorussi, russi, iraniani ed afgani.
Naturalmente, il regime italiano sarà squalificato agli occhi della opinione pubblica internazionale.
In realtà, esso si trova già in questa condizione, come ben sa chiunque possa interpellare un amico o un parente residente fuori dal nostro Paese.
Occorre però dimostrarlo a beneficio dei mass media.
I fatti di Torino costituiscono solo un anticipo di quanto può avvenire in caso di morte del povero anarchico in sciopero della fame.

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Mario Castellano  09/03/2023
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