La Russa si è recato a Gerusalemme,...
La Russa si è recato a Gerusalemme, e i Democratici non hanno perduto questa occasione per sollevare la questione dei precedenti antisemiti propri della parte politica cui egli – insieme con la Meloni – appartiene.
I dirigenti israeliani compiono invece le loro scelte di politica internazionale in base alla realpolitik, e dunque tengono conto unicamente della conformità tra le scelte concrete degli altri Governi ed i propri interessi strategici.
Le attuali Autorità di Roma sono in grado – da questo punto di vista - di passare anche il più severo degli esami: il nostro Governo, infatti, è il più allineato con gli orientamenti della Alleanza Atlantica, tanto sulla questione della Ucraina quanto su quella del Medio Oriente.
Per quanto attiene la valutazione del passato, la ideologia cui si conformano i Fratelli della Meloni si basa su di una rivalutazione – ed anzi su di una esaltazione – di tutto quanto attuato nella sua politica interna dallo Stato unitario: tanto nelle sua fase liberale – anteriore alla Marcia su Roma – quanto nella successiva cosiddetta Era Fascista.
In questo ambito, la Monarchia Sabauda ed il regime di Mussolini ebbero in comune il loro indirizzo nettamente centralistico.
Che conobbe una attenuazione a partire dal 1945, in quanto ogni democrazia – ancorché in fieri, quale rimase sempre quella italiana – tende naturalmente al decentramento.
La grande occasione sprecata dai Costituenti consistette precisamente nel non rivalutare la eredità di Carlo Cattaneo: se la Repubblica fosse stata federale, le storture originate dal modo in cui era stata realizzata la Unità nazionale avrebbero potuto essere - almeno in parte - rimediate.
Si ritenne invece più conveniente rifarsi a Mazzini, il cui magistero morale fu tanto ispirato e rigoroso quanto risulta invece anacronistico il pensiero politico.
Gli antifascisti finirono dunque per preparare – sia pure inconsciamente – il terreno alla restaurazione cui si è dedicato, peraltro con ottima lena, il Governo attuale.
La cui ideologia – repetita juvant – non è quella del Fascismo, ma si basa su di un identitarismo nazionale italiano.
Anche la concezione che ispirò a suo tempo i Padri Fondatori dello Stato di Israele fu fortemente identitaria, ed è inevitabile che i diversi identitarismi tendano a solidarizzare, sostenendosi reciprocamente.
Salvo, naturalmente, laddove esista un contenzioso territoriale, nel qual caso si può arrivare fino ai conflitti armati: come è accaduto nella ex Jugoslavia, e come sta succedendo attualmente tra la Russia e la Ucraina.
Se poi consideriamo le divergenze ideologiche ereditate dalle epoche anteriori, non possiamo fare a meno di notare come il Fascismo abbia perpetrato la vergogna delle cosiddette Leggi Razziali, ma anche la Sinistra – in anni ben più recenti – si sia distinta per una aperta ostilità nei riguardi non soltanto delle scelte compiute dallo Stato di Israele, ma anche nei confronti del Sionismo.
Incorrendo, per ciò stesso, in una forma larvata di antisemitismo: chi infatti giunge a negare agli Israeliti il diritto – comune a tutti i popoli – alla autodeterminazione, perpetua con ciò stesso una discriminazione ai loro danni.
Questo venne rilevato – con giusti accenti autocritici – da un comunista come Giorgio Napolitano. Intanto, però, avevamo assistito – in innumerevoli circostanze – ad una esibizione del peggiore antisemitismo: non soltanto in occasione di certi cortei, ma anche in una vasta pubblicistica di Sinistra.
Possiamo domandarci, a tale riguardo, chi e perché abbia fatto sparire la collezione del periodico della Federazione Giovanile Comunista di Roma relativa agli anni seguenti la Guerra detta del Sei Giorni non solamente dalla Biblioteca della Fondazione Gramsci, ma perfino dalla Nazionale Centrale, commettendo il reato di furto al danno dello Stato.
Per fortuna, una copia viene conservata – a quanto si dice – negli archivi dello Stato di Israele.
Tra gli Autori che usavano questo foglio come loro palestra pubblicistica, si annovera Ualter (con la U iniziale) Veltroni.
Il candidato a Sindaco della Sinistra a Sesto San Giovanni è stato giustamente svergognato – e altrettanto giustamente trombato - essendo stati ripubblicati i suoi insulti antisemiti.
Questo Signore si è naturalmente dichiarato pentito: se però fosse stato intellettualmente onesto, avrebbe pronunziato la doverosa autocritica prima – e non dopo – il riemergere del passato.
Tenuto conto di tali peccati di tanta nostra Sinistra, fanno bene i governanti israeliani a giudicare quelli di Roma esclusivamente sulla base delle scelte concrete riferite alla attuale congiuntura internazionale.
Tanto più che il pensiero politico della Meloni idealizza certamente la storia unitaria italiana dalla Unità fino al 1945, ma non fa altrettanto per la politica estera del Fascismo.
È infatti sparita la ostilità nei riguardi della Perfida Albione, nonché degli Americani, definiti testualmente dal Duce una razza bastarda.
Anche le Leggi razziali vengono formalmente e solennemente condannate, in quanto appunto sono considerate attinenti ai rapporti esteri.
Si tratta, naturalmente, di una operazione arbitraria, perché prescinde dal fatto che i nostri concittadini israeliti hanno sempre fatto parte integrante della Nazione italiana.
Questa è però ritenuta – non soltanto dalla Meloni e da La Russa, ma anche da Netanyahu – una questione di pertinenza degli storici.
Noi, su questo punto, manteniamo invece le nostre riserve.
Se le massime cariche dello Stato giurano che mai più intendono perseguitare o discriminare gli Ebrei, possiamo soltanto prenderne atto, vigilando naturalmente sul rispetto degli impegni.
Lo Olocausto ha costituito inoltre senza dubbio un evento unico, e tale che nessun altro gli può essere equiparato, nella storia del mondo.
Esistono tuttavia altre forme di discriminazione e di persecuzione, e da una democratura - come quella attualmente instaurata in Italia - ci si può soltanto attendere che le commetta.
Noi non ci paragoniamo certamente agli Israeliti che vennero sterminati, ma quando certi mezzi di comunicazione – per giunta cattolici – demonizzano il cosiddetto Modernismo (?), qualche preoccupazione possiamo concepirla, non avendo dimenticato i lunghi anni di emarginazione subiti nella nostra comunità di credenti.
Tanto più che noi – a differenza di certi ex dirigenti della Federazione Giovanile Comunista di Roma – non siamo mai incorsi nella vergogna dello antisemitismo.

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Mario Castellano  11/03/2023
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