Ritorniamo – superate ormai le polemiche suscitate dal suo comportamento – sul tema del ritiro della pre-candidatura a Sindaco di Imperia, ...
Ritorniamo – superate ormai le polemiche suscitate dal suo comportamento – sul tema del ritiro della pre-candidatura a Sindaco di Imperia, presentata e rimangiata da una gentile Signora nostra concittadina.
Vorrei e non vorrei, dicono le parole di una nota aria di Mozart, se non andiamo errati redatte da tale Lorenzo Da Ponte.
Il quale, essendo italiano – come è italiana la ambientazione della famosa Opera del Maestro salisburghese – riuscì a far partecipare alla sua gloria il nostro Paese.
Lo atteggiamento riflesso nelle parole della composizione mal si addice però alla politica: ove si temprano gli uomini – o le donne, come nella fattispecie – portati alla azione ed alla decisione.
Gli esempi storici tratti dalle vicende del Novecento sono numerosi, ma non ci pare che la precandidata possa essere accostata ad una Rosa Luxemburg, né ad una Alexandra Kollontaj.
Più prosaicamente, le nostre Signore della politica oscillavano tra il rapporto con un maschio dominante – vedi il caso di Nilde Jotti - e la scelta, propria di alcune storiche dirigenti cattoliche, di una condizione simile a quella delle Monache.
Ricordiamo gli esempi della Gotelli da La Spezia, della Bontade da Palermo, della Saettone da Savona, della Boffardi da Genova – Sampierdarena, della Marvaldi da Imperia, della Lanteri da Sanremo (sostituita in seguito dalla Coghi), ma soprattutto quello – sommo nel suo genere – della Anselmi da Castelfranco Veneto: la quale però, a differenza delle colleghe, aveva impugnato le armi nella Resistenza.
La dedizione alla Causa di tutte costoro era comunque fuori discussione: probabilmente, la loro condizione di nubili derivava da un cosiddetto Voto Privato - diverso da quelli Solenni - pronunziato riservatamente davanti al Confessore, ma sempre coerentemente osservato.
Con il sopravvenire delle nuove generazioni, sono apparsi nello agone politico dei tipi femminili completamente diversi: se la Gelmini sembra una Suora, ma non è assolutamente tale (ha infatti contratto matrimonio e generato prole), le cosiddette Amazzoni berlusconiane si distinguono per praticare una sorta di Voto di Castità alla rovescia.
Risponde, sul versante di Sinistra (si fa per dire), la Boschi.
La quale assomiglia piuttosto ad una Ninfa Egeria, e ricorda – per il ruolo svolto – i personaggi come la Pompadour o la Montespan.
Le quali ebbero come campo della gloria la Reggia di Versailles, mentre la intraprendente aretina si deve accontentare di un appartamento di duecentoventi metri quadrati, affacciato su Piazza della Signoria.
Ciò suscita la memoria di alcune famose favorite della Corte medicea, in particolare Bianca Capello.
Tutte queste Signore sono comunque trainate dai politici cui fanno da complemento.
Dice un proverbio che dietro un grande uomo vi è sempre una grande donna, ma vale – a quanto pare - anche il contrario.
Tutto ciò ha suscitato un acido, ma non infondato commento di Alessandra Mussolini: la quale ha notato come suo nonno non abbia mai nominato Ministra la Petacci.
Non sappiamo in quale, tra queste tipologie, debba essere annoverata la nostra precandidata: che comunque entra a buon diritto nel novero dei cosiddetti pentiti.
Tale definizione - di matrice cattolica, ed anzi addirittura gesuitica – designa chi riconsidera in termini severamente autocritici le proprie passate esperienze.
I pentiti – tipico il caso di Fabrizio Peci, loro illustre capostipite – si distinguono anche per il costume di denunziare i propri complici: il che li rende diversi dai vecchi penitenti, i quali rivelavano al Sacerdote i propri peccati, ma non quelli altrui.
Speriamo dunque che la precandidata non ci denunzi.
La presenza sul fronte opposto di un Generale dei Carabinieri potrebbe infatti indurla a vuotare il sacco.
Non avendo commesso alcun reato, siamo comunque assolutamente tranquilli: Male non fare, paura non avere.
Ora questa Signora ha dinnanzi a sé due strade.
Ella può certamente rientrare nella dimensione privata: Domum servavit, lanam fecit, era il miglior epitaffio per le matrone romane.
Ovvero può prepararsi ai futuri cimenti politici dedicandosi allo studio.
A tale riguardo, ribadiamo quanto accennato in un nostro scritto precedente, a lei dedicato.
La causa della Autonomia – o in prospettiva della autodeterminazione – della Liguria esige in primis che i suoi fautori siano bene edotti circa le nostre radici.
Si è giustamente rilevato come la Repubblica di Venezia abbia avuto una storia più lunga di quella dello Impero Romano, essendosi sviluppata tra il 697 - quando fu eletto il primo Doge, Paolo Lucio Anafesto – ed il 1797, allorché il Maggior Consiglio depose il Doge Manin, ultimo della serie.
Genova, però, non fu da meno della rivale, e si sarebbe forse mantenuta indipendente se i suoi rappresentanti al Congresso di Vienna non avessero peccato di ingenuità e di inettitudine.
La vicenda è stata ricostruita in un recente studio, di cui raccomandiamo la lettura alla precandidata.
Con il sopravvenire della bella stagione, costei può anche proiettarsi oltre il Varo, dove inizia il territorio della Occitania: ogni domenica, in una delle sue molte località, si svolge un festival culturale.
Visitandolo, ella potrà assaggiare specialità culinarie, udire declamazioni poetiche nella lingua dei Trovatori, applaudire esibizioni di gruppi folcloristici, ascoltare musica antica.
Soprattutto, però, potrà acculturarsi, assistendo a dotte conferenze di argomento storico.
Forse la Signora rimarrà sorpresa nel constatare come gli animatori di tutto questo non siano degli anziani, bensì dei giovanissimi.
La metapolitica, lo ripetiamo ancora una volta, precede la azione politica: esattamente come il pensiero precede la azione.
Negli Ordini Iniziatici, non si dice – contrariamente a quanto si crede - che in principio era il Verbo, ma che in principio era lo Intelletto: senza il quale non si ha nulla da dire.
Se poi la Signora non intende viaggiare, privandosi così dei meravigliosi panorami della Provenza, le basterà leggere i giornali.
Oggi La Stampa di Torino riferisce che Cucinelli ha impiantato una produzione di alto artigianato sulle montagne dello Himalaya, dove si confezionano i suoi lussuosi capi di abbigliamento utilizzando il pelo degli yak.
In questo modo, le popolazioni un tempo emarginate trovano un sostentamento nella loro tradizione, cioè nella loro identità.
Ecco, cara e gentile Signora: candidarsi per gli Autonomisti avrebbe forse significato voler costruire la casa cominciando dal tetto.
Se non se la sente, può comunque aiutare a mettere le fondamenta.
Per chi si vuole impegnare, vi è solo lo imbarazzo della scelta.

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Mario Castellano  14/03/2023
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