La tarda mattinata di lunedì tredici Marzo è stata improvvisamente ravvivata ...
La tarda mattinata di lunedì tredici Marzo è stata improvvisamente ravvivata – dopo essere interamente trascorsa nella abituale abulia di tale giorno dello ebdomadario – dallo scoppio di una rissa, avvenuta in piazza Dante alla altezza del Bar omonimo.
Purtroppo, il nostro amico Gianni Donaudi è arrivato sul posto quando già il diverbio – dopo essere trasceso a vie di fatto – si era per così dire spontaneamente sedato.
La descrizione che sommariamente gli abbiamo fornito dello accaduto, unita con la atmosfera che ancora impregnava i luoghi, gli ha comunque permesso di esprimere una diagnosi.
Secondo Donaudi, grande intenditore di risse, avendo frequentato mari, navi, equipaggi, angiporti e franchigie di tutto il globo terracqueo, si sarebbe trattato di un ritorno agli Anni Sessanta.
Nulla, però, di paragonabile ai fasti di via Pré, dove in quella epoca leggendaria si assisteva alla gazzarra quotidiana (o meglio notturna) alternandosi come sede lo Scandinavia (Nordici), lo Zanzibar (Arabi) ed il Sayonara (Orientali).
In quel tempo, si era usciti dal torpore grigissimo degli Anni Cinquanta, ma eravamo ancora lungi dalla politicizzazione che avrebbe caratterizzato il seguente decennio, e che - osservata retrospettivamente - appare comunque eccessiva.
Un evento simile avrebbe assunto in quella epoca coloriture partitiche, sia pure applicate arbitrariamente, ed anche – come appunto si diceva nel post – Sessantotto - opportunisticamente.
Perfino le rapine ai danni dei tabaccai – un fatto di cronaca nera degno della Mutua – erano denominate con magniloquenza espropri: Questo è un esproprio!, intimava appunto il malfattore di turno alla vittima per farsi consegnare il suo incasso.
Il malcapitato finiva per cedere alla prepotenza, essendo terrorizzato dalla geometrica potenza di fuoco esibita dai Brigatisti.
I grassatori – questo, però, lo si seppe solo in seguito - erano a volte muniti di una volgare scacciacani.
Gian Luca Stellino da Pieve Ligure, passato alla storia quale unico dirottatore italiano, riuscì nella impresa di prolungare uno squallido Genova – Roma Alitalia fino al Cairo usando una pistola ad acqua.
Si distinse nel praticare i cosiddetti espropri Cesare Battisti: il quale, volendo strafare, uccise addirittura un macellaio.
Presentando per giunta tale gesto come una testimonianza di ribellione allo ingiusto ordine sociale.
Ora costui giace nelle Patrie Galere, essendo le sue squallide imprese nobilitate da Salvini con la qualifica di comuniste.
Monsignor Castellano fece peraltro di peggio, addebitando ai Comunisti perfino i dolori reumatici di uno zio Martino, uomo di età biblica: il quale, però, non ne ebbe né sollievo, né consolazione.
Tornando allo evento di piazza Dante, esso ha avuto per protagonisti due barboni, tali che più barboni non si può.
Costoro erano infatti muniti non soltanto di barba e di chioma fluente e disordinata, ma altresì del tipico abbigliamento dei marginali.
Né mancava loro – ca va sans dire - la faccia patibolare.
La veridicità apparente della scena era tale da sconfinare nello artificioso: non ci stupiremmo se venissimo a sapere che il tutto era stato inscenato dalla Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo.
I visitatori sono però un lontano ricordo, ed invano si cercherebbe di attrarli con il folclore locale.
È vero che uno dei due contendenti, finito a terra sanguinando il piano – come avrebbe detto Padre Dante – pare abbia accusato una lieve epistassi, ma poco dopo lo abbiamo potuto osservare placidamente assiso nel Bar Dante, mentre il suo aggressore faceva lo stesso al Caffè Torino.
Tardivo e svogliato lo intervento della Benemerita, e perfino la autombulanza – come la chiama Braccioforte – ha dovuto ripiegare a bocca asciutta.
Esemplare il civismo della titolare del Dante, che ha immediatamente chiamato la Forza Pubblica, ma solo una Signora di passaggio ha profferito – in verità senza alcuna drammaticità, né convinzione – uno stracco: Finitela!
Quanto ai motivi del diverbio – provvisto comunque di urla belluine, degne di un omicidio plurimo, ma non tali da richiamare il pubblico delle grandi occasioni – pare consistano nello avere lo aggredito percosso a sua volta in precedenza la moglie dello aggressore.
Il clima rissoso riporta comunque – qui Donaudi ha indubbiamente ragione – agli Anni Sessanta, ed i contendenti sembravano usciti appunto da una sorta di capsula del tempo, essendo ambedue in stile tardo – capellone.
Di Woodstock mancava comunque ogni atteggiamento ribellistico di marca anglosassone, manifestandosi soltanto (ma neanche questo è certo) lo etilismo.
Verso la fine, ha fatto la sua comparsa un bastone, peraltro lasciato inutilizzato: nulla a che vedere, comunque, con il clima di ritorno al Ventennio propiziato dalla Meloni.
La morale, sconfortante, conduce alla inarrestabile decadenza di Imperia.
Quanto accaduto non potrà nemmeno servire alla campagna Law and Order del Generale.
Il quale, dal canto suo, dovrebbe almeno mettere fretta ai Carabinieri.

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Mario Castellano  24/03/2023
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