Tutti i nostri connazionali in possesso di un cellulare, a partire dai bambini che frequentano le Elementari ...
Tutti i nostri connazionali in possesso di un cellulare, a partire dai bambini che frequentano le Elementari – i quali a volte non sanno ancora scrivere, ma già vengono dai loro genitori muniti di tale diabolico strumento, per giunta nelle sue varianti più avveniristiche e costose – fino agli anziani non ancora rimbambiti, vengono continuamente bersagliati da chiamate telefoniche.
In tali circostanze, si ascoltano voci preferibilmente femminili, a volte contraddistinte da un marcato accento straniero: sovente, le cortesi interlocutrici dimostrano anche poca dimestichezza con la lingua di Dante.
Una volta, essendoci impietositi, rispondemmo alla povera impegnata del call center in quella di Cervantes, cioè nella sua.
Tutte costoro tentano di vendere nuove linee telefoniche, esibendo straordinarie offerte di giga.
A volte, invece, intendono rifilare - naturalmente a distanza - del vino.
Ci domandiamo chi sia così ingenuo da comprarlo senza averlo assaggiato.
In altri casi, si propongono mirabolanti operazioni finanziarie.
Da qualche tempo a questa parte, assistiamo ad uno strano fenomeno: il malcapitato utente risponde, ma non ode nessuna voce.
Ci hanno spiegato che le operatrici sono pagate a cottimo, e questo le induce a moltiplicare le chiamate, le quali vengono loro accreditate anche se vanno a vuoto.
Per cui costoro beffano il povero interlocutore, costretto a ripetere invano: Pronto, chi parla?
Ora abbiamo scoperto una nuova specialità: si tratta delle addette alla riscossione dei crediti.
Ci è infatti capitato di prestare una garanzia per un amico, il quale ha ritardato la corresponsione di una rata.
Ciò ha scatenato su di noi un’autentica tempesta di telefonate, da parte di una certa Signorina Laura, dalla inconfondibile cadenza romanesca.
Non sappiamo se costei abbia volutamente rafforzato il suo accento.
Questo non ci stupirebbe, dato che la Capitale è nota per i cosiddetti cravattari, cioè gli usurai ed i loro scagnozzi, usi a minacciare chi si è affidato a loro per prestiti dagli altissimi interessi.
Costoro tendono agguati notturni alle vittime, e le terrorizzano predicendo sciagure sui loro figli, specie se in tenera età.
Si moltiplicano, quale antidoto, le reti antiusura, che – come quelle dedite a combattere la ludopatia - vengono promosse da ambienti religiosi.
Le Autorità di Polizia, dal canto loro, invitano alla denunzia, e promettono protezione ai malcapitati.
La Signorina Laura ci ha ripetutamente intimato di intervenire sul debitore, reo anche – a suo dire – di averla mandata a quel Paese.
Noi abbiamo adempiuto alla richiesta, ma non sappiamo con quale esito.
A questo punto, però, si prospettano delle ritorsioni, consistenti nello essere additati al pubblico ludibrio quali cattivi pagatori.
Non sappiamo in quale modo: esclusa la possibilità di essere messi alla gogna, o costretti a sedere sulla cosiddetta Pietra dei Falliti, riteniamo che i mass media debbano occuparsi di ben altro.
La nostra povera interlocutrice – che fa più pena dello stesso debitore – è costretta a disquisire di Diritto, senza però evidentemente conoscere la materia: ella confonde infatti i profili civilistici con quelli penali, e comunque il tentativo di costringerci ad intervenire per propiziare il pagamento può essere portato a conoscenza della Magistratura Inquirente, affinché valuti se ricorrano gli estremi della Violenza Privata.
Ci guardiamo bene, naturalmente, dallo affermare che tale reato si stato commesso, al fine di evitare di essere denunziati a nostra volta per Calunnia: è però nostra facoltà esporre i fatti a chi di dovere.
La gentile interlocutrice ha escluso di avere commesso il reato di Violenza Personale (sic), al che le abbiamo fatto notare che ciò risulta effettivamente impossibile: per il semplice motivo che tale fattispecie penale non esiste.
A questo punto, la poverina si è aggrappata ad un discorso moraleggiante, illustrando – nello stile di una Maestra delle Elementari, ovvero di una Insegnante del Catechismo - la iniquità insita nel non pagare i debiti.
Facile, a questo punto, ricordarle che il Padre Nostro ci esorta a rimetterli.
Questo, però, è a suo dire dovere dei singoli, e non delle Finanziarie.
Abbiamo a nostra volta ammonito paternamente questa povera giovane circa la inopportunità di insinuare immoralità da parte di cittadini – tra cui modestamente ci annoveriamo – che non hanno mai violato la Legge, ed hanno anche servito la Patria.
Il seguito alla prossima puntata, che può consistere comunque soltanto nella promozione di un’azione civile, in primis avente come convenuto la persona del debitore, e solo secondariamente quella del garante.
Da parte nostra, infinite volte abbiamo soccorso – e continuiamo a soccorrere - amici in difficoltà, più spesso elargendo prestazioni lavorative gratuite, ma a volte anche imprestando denaro, e rimettendoci a loro per la restituzione.
Il nostro Paese – questa la morale della vicenda – si inabissa sempre più nella miseria, ma vi è tanto chi spinge a beccarci gli uni con gli altri – come i famosi capponi di Renzo – quanto chi, essendo ancora più disperato dei debitori, è costretto a lavorare per un pezzo di pane al recupero dei crediti.
Immaginiamo la condizione della povera Laura, una borgatara di Roma che lavora dieci o dodici ore al giorno, con un contratto a tempo determinato e per un pezzo di pane: il che comunque – dalle parti di Tor Bella Monaca o di Casalotti – costituisce già una fortuna.
Noi, rientrando a casa, troviamo il nostro modesto piatto di cibo, mentre questa ragazza deve forse privarsene per cederlo a qualche familiare.
Un grande pianto erompe sul nostro povero Paese, che può essere salvato soltanto dalle solidarietà spontanee e collettive.
Se dice che gli Italiani, nelle calamità, si comportino tutti come se fossero parenti.
Questo è il momento in cui dobbiamo dimostrarlo ancora una volta.

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Mario Castellano  24/03/2023
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