Mussolini, nelle grandi occasioni, faceva la faccia feroce: ...
Mussolini, nelle grandi occasioni, faceva la faccia feroce: non tanto perché fosse dispiaciuto di trovarsi tra illustri interlocutori, quanto piuttosto essendo tale il suo modo di manifestare piena coscienza della importanza del momento.
Le immagini della firma dei Patti Lateranensi, in cui il Duce è ritratto in compagnia del Cardinale Gasparri, lo mostrano particolarmente accigliato, malgrado tale atto segnasse il punto più alto della sua traiettoria politica.
Un ex anticlericale ed ateo dichiarato costituiva uno Stato confessionale, ricevendo per questo il ringraziamento del Papa, e risolveva per giunta una controversia di Diritto Internazionale rimasta insoluta da cinquantanove anni, senza che alcuna delle parti in contesa riuscisse a trovare il bandolo della matassa.
Nei giorni scorsi, è uscita una nuova fotografia storica, che ritrae insieme Monsignor Parolin e Padre Spadaro, entrambi contraddistinti da una espressione compunta, insieme con la Meloni: la quale non digrigna i denti, né fa il cosiddetto viso delle armi, ma non pare assolutamente esprimere alcun tripudio.
Il ritratto è stato scattato in occasione della presentazione di un libro, cui era presente questo inedito terzetto.
Se Parigi, secondo Enrico IV, valeva bene una Messa, Roma vale bene – più modestamente – una fotografia, che fa però risaltare la differenza di statura fisica tra i diversi personaggi: per quanto Parolin e Spadaro non siano certamente dei giganti, tali appaiono in proporzione al nanismo che affligge la Presidente del Consiglio.
Mussolini e Gasparri erano tutti e due più o meno della stessa taglia, e per giunta tendevano entrambi alla corpulenza.
Li accomunava – non a caso – la passione per i cavalli, montando i quali i brevilinei possono contemplare le cose dallo alto, ed i grassi muoversi senza problemi.
Il Cardinale marchigiano faceva anche della ironia sulla propria stazza, ed insieme sulla passione ippica, affermando che ogni tanto era necessario portare in giro la pancia.
Rispetto al precedente del Laterano, questo ultimo incontro presenta caratteristiche certamente meno formali, ma la sostanza – a nostro modesto avviso – non differisce: pur tenendo conto, naturalmente, del diverso contesto storico.
Partendo dal presupposto che ogni atto in cui si estrinsecano i rapporti tra due diversi soggetti di Diritto Internazionale riflette i rapporti di forza propri del momento, quello recentemente compiuto a Roma rivela che la parte italiana ne trae indubbiamente un vantaggio in termini politici.
Ciò viene rivelato in primo luogo proprio dalla scelta dei personaggi ritratti con la Meloni: Parolin e Spadaro sono entrambi bergogliani a Denominazione di Origine Controllata, e se il Segretario di Stato è incaricato di curare i rapporti con le Autorità di ogni Nazione, il Padre Gesuita svolge informalmente – ma molto autorevolmente - quello di relazionarsi con lo ambiente culturale italiano, e per suoi tramite con le espressioni più qualificate della cosiddetta Società Civile.
Proprio prendendo le mosse da che cosa pensano entrambi della Meloni, e dato per scontato che avrebbero preferito rapportarsi con qualche personaggio più vicino al loro modo di sentire, si giunge ad una conclusione: la realpolitik impone di prendere atto che in Italia si è determinato un cambio di regime.
In confronto al Fascismo, quello attuale – sul piano giuridico - può offrire soltanto delle briciole: tale è infatti – al confronto con quanto disponeva il Concordato del 1929 – il divieto della adozione di minori da parte delle coppie omosessuali.
Quando però parliamo di briciole, ci riferiamo allo Jus Condendum.
Non è tuttavia giusto criticare la Santa Sede per essersi accontentata di così poco.
Ben di più, infatti, essa si accinge a ricevere su di un altro terreno.
Che non attiene tanto al Diritto, quanto piuttosto alla politica: intesa, naturalmente, in senso lato.
I Democratici, rinunziando a rappresentare il malcontento sociale, e limitandosi a contrastare il Governo precisamente su questioni come il cosiddetto Matrimonio Paritario, si pongono da soli fuori dal gioco.
La Santa Sede è dunque costretta a prendere atto della instaurazione del nuovo regime, ma fino a che punto può condividere la sua ideologia?
Se prendiamo alla lettera i documenti del Concilio, che comportano la piena accettazione della laicità dello Stato, la risposta a questa domanda dovrebbe risultare negativa, proprio in quanto siamo ormai in presenza di uno Stato ideologico.
Che cosa, però, rappresentavano effettivamente questi documenti?
Forse, si trattava soltanto di una concessione allo zeit geist del momento, per cui la possibilità offerta oggi alla Chiesa di influire nuovamente sulla sfera civile risulta tale che non la si può liquidare dicendo soltanto grazie.
La Chiesa italiana scorge inoltre la prospettiva di supplire allo Stato nel mantenere coeso il tessuto sociale, con tutto il prestigio e con tutta la influenza che questo comporta.
La Meloni le lascia ben volentieri tale incombenza, purché non si disturbi il manovratore.
Questo comporta, ancora una volta, il sacrificio dei Cattolici Democratici, ma non si può certamente dare la colpa alla Chiesa se essi non sono più in grado di perpetuare la propria cultura politica: Renzi e Nardella non sono neanche lontani parenti di La Pira, né Letta si può paragonare a Dossetti.
Ecco dunque come si giunge necessariamente alla stipula del Modus Vivendi.
Che rimarrà vigente per tutta la fase storica in cui la identità nazionale italiana rivendicata dalla Meloni costituirà un fondamento sufficiente per il suo potere.
Nel frattempo, chi lavora in una prospettiva diversa farà bene a mantenersi al di fuori della azione politica diretta.
Come fecero Don Sturzo in America e De Gasperi in Vaticano.
Questa, molto più modestamente, è anche la nostra scelta.
Lasciamo ben volentieri ai vari Izzo e Benotti il compito di applaudire la nipotina del Duce sotto il balcone di Palazzo Chigi.

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Mario Castellano  24/03/2023
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