Il passaggio sito tra largo Ambrogio Viale, cioè lo spiazzo retrostante il già Convento di San Francesco ...
Il passaggio sito tra largo Ambrogio Viale, cioè lo spiazzo retrostante il già Convento di San Francesco, e via San Giovanni, consta di una sorta di corridoio insinuato tra le proprietà private, nonché di un sottopasso.
Poiché a lungo tali meandri, una volta aperti alla circolazione pedonale, erano stati usati quale orinatoio dai transeunti, il titolare del locale che vi si affaccia aveva dapprima collocato lungo il percorso dei grandi vasi di piante, opposti come ostacolo allo esercizio di tale funzione corporea.
Non parlo di ciò – o forse scoraggiato dal successo solo parziale del suo tentativo – aveva comunicato alla cittadinanza – avvalendosi di una ampia rete di conoscenze – la vigenza del divieto, a noi personalmente ricordata dal suo collega Osvaldo Braccioforte Martini Tiragallo.
Ora, però, sono stati adottati più radicali provvedimenti, come si definiscono nel linguaggio burocratico.
Essendo il bar munito di una sorta di ballatoio, antistante la porta di entrata e sopraelevato rispetto al livello su cui transitano i pedoni, il proprietario vi ha collocato stabilmente un suo collaboratore – di origine araba e di fede islamica – incaricato di controllare la situazione, salutando uno ad uno cortesemente quanti osservano le regole, ma al contempo dissuadendo – con la propria vigile presenza – i potenziali trasgressori.
Transitando, ci siamo congratulati con lui per il rilievo sociale e la benemerenza della missione svolta, invitandolo alla perseveranza.
Di tutto ciò, egli è parso rallegrarsi moltissimo, sentendosi in sommo grado inorgoglito.
Si tratta peraltro di una persona molto affabile, che saluta i transeunti con la cerimoniosità tipica del suo popolo: da cui la nostra espressione salamelecchi, che designa i reciproci omaggi particolarmente cerimoniosi.
Più in là delle felicitazioni e degli apprezzamenti, non abbiamo voluto spingerci: la delazione, infatti, è pratica poco commendevole, e per giunta suscettibile di debordare nella diffamazione.
Nutriamo tuttavia forti e fondati sospetti su alcuni individui di malaffare: i quali agiscono in contrasto con la igiene ed il decoro sospinti da un innato istinto anarcoide, più che per effettive necessità.
Costoro non sono però certamente sfuggiti al ferreo controllo esercitato dal musulmano: il quale dimostra lo stesso attaccamento al datore di lavoro esibito sia dallo aiutante di Mohammed Ivo Luigi Bensa, sia dai numerosi operatori dei ristoranti di calata Cuneo.
Le considerazioni di ordine sociologico richiederebbero un trattato, ed esulano dalle nostre competenze scientifiche.
Ci limitiamo dunque ad osservare come da un lato la attuale evoluzione del capitalismo conduca alla moltiplicazione dei bisogni, e dunque delle attività lavorative con cui essi vengono soddisfatti (si tratta della cosiddetta società dei consumi), e come da un altro lato tale situazione permetta agli immigrati di conquistare sempre nuovi ruoli sociali.
Il potere che ne deriva – si dirà – è comunque ben scarso, poiché costoro non escono da funzioni subalterne e marginali, ma ogni spazio conquistato serve comunque ad estendere la loro influenza.
La Moschea di Imperia è officiata dal famoso Imam dei Piani, di origine marocchina, padre di ben dodici figli (il numero suscita in noi infedeli reminiscenze tanto vetero quanto neotestamentarie), uomo avvezzo a denunziare con parole di fuoco la corruzione morale dei cosiddetti Kafir.
Se dunque il suo fedele lo metterà al corrente di quanto può osservare – come anche di quanto è riuscito ad impedire - il capo religioso ne trarrà nuova materia per la sua khutba (predica o sermone) del venerdì.
Il fatto di orinare in luoghi ove ciò è proibito può infatti costituire anche una manifestazione di quella degenerazione sessuale che va sotto il nome di esibizionismo.
Quanto ai nemici della immigrazione – in primis i Leghisti – è facile prevederne il dissenso: secondo costoro, siamo arrivati al punto che per pisciare occorre chiedere il permesso ai Musulmani, il cui spionaggio controlla anche gli aspetti più riservati della nostra vita privata.
Si è insomma aperta una nuova pagina del conflitto religioso ormai latente, e pronto ad esplodere in forme violente.
Per ora, il Signore il cui ufficio non è definito da nessun termine linguistico – salvo inventare un neologismo, quale scaccia-pisciatori, ovvero una circonlocuzione, come guardiano dei luoghi che non sono cessi – pare molto compreso del ruolo a lui conferito.
Non mancheremo di segnalarlo al nostro amico Imam Piccardo quale simbolo della superiorità etica e comportamentale dei suoi correligionari nei confronti degli infedeli: se infatti costui impedisce di farla fuori, ciò significa che la fa sempre dentro.
Quanto meno per non incorrere nel Tu quoque.

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Mario Castellano  24/03/2023
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