Nostro nonno aveva assunto le funzioni di portinaio ...
Nostro nonno aveva assunto le funzioni di portinaio – segretario – tuttofare dello zio Vescovo.
Quando si presentava per chiedere udienza qualche persona non di suo gradimento, era solito liquidarla con una espressione di particolare villania: Mio figlio non ha tempo da perdere con gente come lei!
A volte, però, non si trattava di postulanti, bensì di soggetti di una certa importanza.
Il che dava luogo a situazioni molto imbarazzanti.
Una volta venne il Questore in persona: il quale, però, essendo in strettissima incognita, si presentò senza scorta e col solo cognome.
La sua cacciata ignominiosa causò un gravissimo incidente tra la Autorità Civile e Religiosa, dal momento che questo alto funzionario – un siciliano particolarmente vendicativo – se la legò al dito.
Ciò non causò tuttavia la rimozione del portinaio dalle sue funzioni.
Gli usceri esercitano un potere discreto e quasi inavvertito, ma non perciò meno temibile.
A volte, essi condizionano i capi supremi, semplicemente selezionando in base a propri criteri chi può accedere a loro.
Più sfacciato il caso di quei segretari cui viene delegato il compito di ascoltare i visitatori.
Costoro, quando sono infedeli, si fanno raccontare tutto, e poi vanno a riferire ai rivali del Capo.
Tale disavventura è capitata a diversi Sindaci delle nostre parti, compreso quello attuale.
Vale, in tal caso, il proverbio secondo cui il cornuto è sempre ultimo a sapere di essere tale.
La storia è piena di esempi clamorosi.
I Carolingi entrarono alla corte dei Merovingi come palafrenieri, con  Pipino di Landen, ma poi trasformarono i Sovrani nei cosiddetti Re Fannulloni.
Fino a quando Pipino il Breve fece rinchiudere in un convento Chilperico III, ultimo della dinastia, e lo sostituì anche formalmente.
La Sublime Porta della corte dei Sultani era così chiamata in quanto gli usceri si trasformarono in Primi Ministri, per giunta muniti di poteri assoluti.
Lo stesso successe in Giappone con lo Shogun.
Il Generale Mac Arthur, avendo posto sotto tutela lo Imperatore
Hirohito
, venne chiamato lo Shogun Bianco.
Ora si dà il caso che il Generale candidato a Sindaco si sia munito non di un solo attendente, bensì di una pletora di aspiranti a tale incarico: già si conta una coorte di componenti il Comitato Elettorale, in numero di quindici, più una falange di firmatari dello appello in suo favore, che ammontano già a centocinquanta.
A Palazzo Vecchio esiste il Salone detto dei Dugento, sede del Senato, e quello dei Cinquecento, ove sessionava lo Arengo.
Il nostro Municipio ha minore capienza, ma il Generale ha probabilmente la sensazione (comunque fallace) di trovarsi alla guida di un Corpo di Armata.
Se tanti sono gli Ufficiali, il suo esercito dovrebbe verosimilmente contare migliaia di uomini.
Salvo che, naturalmente, sia un esercito privo di soldati.
Il comando vi viene per giunta esercitato in forma collettiva: il che, in campo militare, conduce regolarmente al disastro, data la ridda di ordini e contrordini, per non parlare delle immancabili liti, dovute a reciproche antipatie personali.
Le forze locali dei Fratelli della Meloni si trovano dunque nel caos più assoluto.
Ne fa fede la nostra tragicomica vicenda: dapprima il Generale ci ha fatto sapere che voleva incontrarci, e poi che non voleva più incontrarci.
Alla fine, tanto il placet quanto il non placet si sono trasformati in un placet juxta modum.
La udienza in tanto sarà benevolmente concessa in quanto previamente saremo passati per le Forche Caudine di un incontro (a carattere conviviale) con un fedelissimo.
Il quale, fino a ieri, si dichiarava però fedelissimo del rivale.
Il Generale si comporta come quei Baroni della Cattedra che fanno previamente esaminare i candidati dal loro assistente.
Soltanto se costui lo decide, lo studente viene ammesso al cospetto del Professore.
Qui, però, siamo noi che dobbiamo esaminare il Generale.
Il quale crede evidentemente che il Municipio sia una caserma.
Qualcosa di simile capitò quando il Generale Dayan venne chiamato alla Difesa.
Per garantirsi la obbedienza dei funzionari, li fece richiamare tutti quanti, li mise in uniforme e li sbatté sullo Attenti, come si dice in gergo militare.
Fin qui nulla di male: il Comune di Imperia merita ben altro – noi lo vedremmo bene trasformato addirittura in un bagno penale - ma purtroppo si tratterà di una di quelle caserme in cui comanda il piantone.
Quanto al Sindaco, sempre che divenga tale, sarà come il personaggio di Carlo Magno nel ciclo dei Paladini di Francia, o quello di Re Artù nel ciclo dei Cavalieri della Tavola Rotonda: cioè un vecchio rimbambito preso a gabbo dai subordinati.
La campagna elettorale, intanto, fa acqua da tutte le parti.
Ciò non deve destare meraviglia: se ne occupa infatti la stessa persona che sovraintende allo Acquedotto.

Post Scriptum.
Il Generale apparenta clamorosamente di ignorare le norme contenute nei Patti Lateranensi.
Risulta infatti assolutamente vietato usare la Cattedrale (o meglio la Concattedrale di San Maurizio) quale sede di una sorta di Arengo, nel quale i cittadini dovrebbero esercitare la democrazia diretta.
Lo informiamo di tale proibizione al fine di evitare un increscioso diniego da parte dello Ordinario locale.
Quanto poi allo esercizio di tale forma di democrazia, bastano poche elementari nozioni di Diritto Costituzionale per evitare di confonderla con quella assembleare.
La quale sopravvive soltanto nel Semi cantone di Appenzell Inner Rhoden, in Svizzera, dove il voto è riservato esclusivamente agli uomini sposati: i quali lo esprimono una volta ogni anno alzando non la mano, bensì la spada.
Esiste comunque il problema di garantire la segretezza del suffragio, esclusa qualora lo si esprima pubblicamente.
In realtà, le adunate di massa, che nel tempo del Fascio erano dette oceaniche, trovano ancora una pallida proiezione nelle concentrazioni indette dai Bassotti presso la locale Piscina Cascione.
Se il Generale intende proporsi come alternativa rispetto a costoro, è meglio che non proponga nulla di somigliante.
Come esclamava Paolo Villaggio, dopo avere trasmesso le sue interviste radiofoniche: Alla Neuro! Alla Neuro!

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Mario Castellano  24/03/2023
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