ALLA ATTENZIONE DELLO AVVOCATO LUIGI BASSO
Le partite di scacchi – salvo il caso di una patta, cioè di un pareggio – non finiscono mai con lo scacco matto, risultando sufficiente, per determinarne il risultato, la superiorità di uno dei giocatori.
Questo avviene anche nelle Elezioni Comunali di Imperia.
A cui ben si attaglia il proverbio che dice: In mezzo ai ciechi, chi ha un occhio solo è re.
Il monocolo, nel caso in esame, è il Bassotto.
La cui superiorità risulta ormai in base a tutti i fattori.
Escludiamo dalla nostra analisi i due candidati che definiremo minimi, per distinguerli dai minori.
Tale ultima denominazione, se applicata a Lauretti ed al pentastellato, ridondererebbe infatti in un apprezzamento eccessivo.
Costoro sono come le comparse nei film, che non venivano nominate, bensì indicate con il loro numero: nel caso di Cleopatra, furono ben cinquemila, mentre noi ci dobbiamo accontentare di un paio.
Di Lauretti ricorderemo il sorriso un poco ebete con cui è immortalato nei manifesti.
Vi era in città, in anni ormai remoti, un noto professionista, uomo integerrimo, ma forse anche per questo vittima delle scandalose infedeltà di sua moglie.
Ci guardiamo bene dal formulare ogni insinuazione sulla vita privata, ma ricordiamo che costui si distingueva per una sorta di rictus, curiosamente uguale a quello con cui il candidato viene ritratto.
Il pentastellato, invece, deve avere assimilato il motto delle farse napoletane, che impone agli attori: Facite a faccia feroce, più feroce, più feroce ancora, ferocissima!
Poiché però la sua parte politica non incute alcun timore, costui fa la figura dello spaventapasseri.
Rimangono i due Sbirri, come spietatamente li denomina la vox populi.
Uno dei due spalanca le braccia: non già nello atteggiamento di chi vuole abbracciare tutti quanti, come era solito fare Pio XII, bensì in una attitudine di rassegnazione.
I suoi manifesti sembrano dire: Cari amici, che cosa potevo fare di più?
Il malcapitato, forse, non poteva farci proprio nulla, ma i gerarchi democratici certamente erano in grado di ridurre le proporzioni della disfatta.
Si è ripetuta ad Imperia la situazione di cui era stato vittima a Genova il povero Dello Strologo.
Il Segretario Regionale gli aveva garantito la compattezza monolitica del Partito, dove però Burlando – muovendo come una pedina la Paita – propiziava sfacciatamente la vittoria di Bucci.
Se il Presidente della Comunità Israelitica non fosse stato un turista, ma un cittadino minimamente informato delle vicende civiche, si sarebbe fatto accompagnare dal Segretario a visitare il già Governatore.
Mettendolo nella alternativa tra fornire quanto meno la garanzia di rimanere neutrale, oppure dare a Dello Strologo un valido motivo per ritirare la candidatura.
Una battaglia perduta può naturalmente essere vinta moralmente, ma alla condizione di offrire una testimonianza, fare chiarezza, permettere di valutare chi sta da una parte e chi sta dalla parte opposta.
Questo obiettivo è stato mancato, ed il Partito rimane una sorta di ameba, un coacervo in cui convivono gli opposti.
Neanche la sconfitta, pertanto, può – in queste condizioni - propiziare un chiarimento.
Il candidato non esige infatti un confronto con quei dirigenti che si sono ormai apertamente schierati contro di lui.
Perdendo così una ultima occasione non già per vincere, ma per risanare il Partito.
Che rimane dunque sempre quello della Selvaggina.
Lasciamo stare il masochismo dello Ispettore, e vediamo quello del Generale, che risulta ancora peggiore, addirittura patologico.
Il Sindaco uscente, parlando alla inaugurazione (?!) della Pista Ciclabile, ha ricordato che ad Imperia vivono ben seimila cosiddetti extracomunitari.
Egli si mostra dunque quanto meno cosciente della esistenza del problema.
Si può naturalmente discutere sulle soluzioni che propone.
Il Sindaco infatti non mira a stabilire una regola comune, bensì a patteggiare con la dirigenza islamica una sorta di Pace dei Valorosi che consiste nello accordo tra due diversi Stati Nello Stato: i quali verranno un giorno alla resa dei conti, ma intanto regolano i rispettivi interessi, contribuendo ad una trionfale rielezione del Bassotto.
Alla Festa del Fitr non abbiamo peraltro notato la presenza di altri candidati: i quali – con tale diserzione – hanno evitato di testimoniare la propria intenzione di propiziare una convivenza multiculturale.
Il Generale poteva quanto meno puntare sulla valorizzazione di una presenza storica: quella dei Meridionali.
Se non avessimo notato la sua appartenenza allo Ordine Costantiniano di San Giorgio – che riunisce la crema dello Antico Regno delle Due Sicilie – tale sua qualifica sarebbe passata completamente inosservata, essendo anzi spacciata per una adesione ai Cavalieri del Santo Sepolcro.
Suscitare il giusto orgoglio della identità meridionale poteva viceversa costituire la carta vincente.
Tanto più che il Gran Maestro dello Ordine Costantiniano, Sua Altezza Reale Carlo di Borbone – Napoli, Duca di Castro, Pretendente al Trono delle Due Sicilie, vive a Montecarlo.
Come egli si muove in tutto il suo Antico Regno, così avrebbe probabilmente varcato il confine per dare man forte ad un suo devoto ex suddito.
Una delle due: o si è orgogliosi della propria appartenenza, e la si fa valere; oppure la si dissimula, praticando la cosiddetta Takia (per informazioni, rivolgersi ad Hamza Piccardo), ma allora si evita di mettere il distintivo.
Nella lista del Generale, figurano alcuni indipendentisti liguri, guidati autorevolmente dallo Avvocato Luigi Basso di Diano Marina, cui giunge a dare man forte il savonese Dottor Paolino.
Il quale è un noto radiologo, ma non pare aver rilevato nelle sue lastre alcuna affinità tra la causa cripto separatista di cui si dichiara sostenitore il Generale e la propria: che è anche nostra.
Ne consegue lo spreco di una occasione importante per fare della campagna elettorale una occasione in cui meditare sulla possibile e necessaria revisione del patto costituzionale che lega tra loro gli Italiani.
Proiettando il discorso da un lato sulla Questione Meridionale – chi potrebbe testimoniarne meglio di un siciliano? - e da un altro lato sulla nostra condizione di gente di frontiera, che avrebbe da trarre il maggior beneficio dal deperimento degli Stati nazionali e dal superamento degli attuali confini.
Il Dottor Paolino pare invece venuto nel nostro estremo Ponente per fare agitazione su altri temi: certamente interessanti, ma non pertinenti con la causa della Liguria.
La campagna elettorale del Generale, a questo punto, è nelle mani di Luigi Basso.
Il quale può riempirla di quei contenuti che sono venuti a mancare da quando Zarbano, privato della sua etichetta di Partito, ha rinunziato anche a qualificarsi come campione del Centro – Destra.
Hanza Piccardo ricorda che nessuno - secondo la dottrina islamica - sarà più vicino a Dio nel Giorno del Giudizio di chi adotta un orfano.
Essendo il povero Generale rimasto tale, siamo disposti ad adottarlo. 

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Mario Castellano  27/04/2023
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