Nel suo racconto, a sfondo autobiografico, intitolato La Giornata di uno Scrutatore, Italo Calvino...
Nel suo racconto, a sfondo autobiografico, intitolato La Giornata di uno Scrutatore, Italo Calvino prende le mosse dalla indignazione suscitata in un militante comunista dal fatto che i Democristiani facessero votare per il loro Partito tutti i ricoverati del Cottolengo. Il protagonista, dopo avere trascorso il giorno delle elezioni a litigare, giungeva a due conclusioni. In primo luogo, risulta impossibile stabilire un limite delle facoltà mentali oltre il quale si possono privare le persone dei loro diritti politici; in secondo luogo, la carità – intesa come virtù anche civica - costituisce pur sempre un titolo di merito per chi la pratica. Per cui – questa è la meditazione finale dello scrittore – in ogni Cittá della imperfezione esisterà sempre la Cittá, cioè la comunità fondata sulla Virtù: la quale non può avere nessuna colorazione di parte, e prescinde dunque dalle relative contese. Questo scritto ci è venuto in mente assistendo alle operazioni di voto nello storico edificio scolastico di piazza Ulisse Calvi. Dove la assistenza umanitaria è ancora appannaggio della Destra. Soltanto i Bassotti – la cui sede rigurgita di attivismo – si adoperano infatti per portare a votare i vecchi e gli ammalati. Lo fanno, naturalmente, pro Domo Sua, ma un anziano malfermo sulle gambe si sente ancora parte della comunità se qualcuno lo tratta come un cittadino, e non come un oggetto, affidato alle badanti per i bisogni materiali. Lo snobismo alla Schlein ha evidentemente fatto scuola sulla Sinistra locale, esaltando il suo vecchio penchant radical – chic. Ci riesce infatti difficile immaginare una nota ex Consigliera Regionale che sopporta il tanfo di orina diffuso nella sua automobile (naturalmente di grossa cilindrata) da qualche Compagno avanti con gli anni. I nipotini di Togliatti dimostrano viceversa il loro afflato umanitario nella scelta dei candidati. I quali si comportano come dei poveri disgraziati che – come si dice dalle parti di Caltabellotta – tengono famiglia, e di conseguenza assomigliano al goldoniano Arlecchino Servo di Due Padroni; ovvero a quel personaggio del Ruzante che portava una gabbana double face, da rivoltare a seconda di quale straniero si dovesse servire. Si tratta insomma dello eterno italiano: di cui Imperia rischia – con queste Elezioni – di divenire la Patria ideale. Imperversa, infatti, il voto disgiunto, mediante il quale molti candidati della cosiddetta Sinistra (!?) invitano gli elettori a scegliere sé stessi ed il Sindaco uscente. Il quale non soltanto si garantisce la vittoria, ma riesce anche – in un colpo solo – a determinare la composizione dei Gruppi Consiliari della Opposizione. Quale opposizione costoro possano esercitare, è un mistero simile a quello della Trinità: sul quale converrebbe interpellare il redivivo Don Drago, o – in mancanza – il più brillante e devoto dei suoi allievi; il quale - non a caso - padroneggia con maestria il Voto Disgiunto. Quanti praticano questa nuova prassi del Partito Trasversale corrono tuttavia un rischio mortale: se il Bassotto dovesse superare il sessanta per cento, essi non approderebbero in Consiglio, e la loro fatica andrebbe sprecata. Contro il cosiddetto rischio ricercato, non si può stipulare nessuna polizza di assicurazione: neanche presso la UNIPOL, la cui filiale – temporibus illis – era assurta precisamente a sede del Partito Trasversale. Quanto non è possibile in base al Diritto delle assicurazioni, risulta tuttavia tale nella prassi politica corrente: le prebende del Comune (e della Provincia) sono state infatti elargite in anticipo. Intanto, come ad anticipare la Vittoria, due Bassotti esibivano presso i Seggi allestiti sul Collegio (così lo si definisce in lingua braccese) dei vistosi distintivi alla americana del Capo. Asserendo – con ineffabile faccia tosta - che tale propaganda sarebbe vietata fuori, ma non dentro i locali adibiti al voto. A due metri da loro, assistevano impassibili i Militi della Benemerita, e ad eguale distanza si trovavano – anche esse inerti - le Rappresentanti di Lista di Sinistra Italiana. Assenti i Democratici: è come se nelle Istituzioni Europee sedessero soltanto i Lussemburghesi.