Il risultato delle Elezioni Amministrative non è tanto negativo perché la Destra supera la Sinistra nel numero dei Comuni assegnati fin dal primo turno.
Il risultato delle Elezioni Amministrative non è tanto negativo perché la Destra supera la Sinistra nel numero dei Comuni assegnati fin dal primo turno.
Anche se questo esito fosse stato rovesciato, il significato della conquista di una Amministrazione locale non è più – e non sarà mai più nel prevedibile futuro – lo stesso di un tempo.
Vi fu, nella storia italiana del dopoguerra, un momento – in verità abbastanza lungo e pieno di speranza - nel quale la diffusione delle giunte di Sinistra produceva due effetti: da una parte, questa tendenza prefigurava un nuovo e diverso orientamento nella conduzione della politica nazionale, anticipato da quanto si veniva realizzando sul territorio; da una altra parte, i Sindaci – che ad un certo punto giunsero a costituirsi informalmente in un proprio cosiddetto Partito, erano divenuti piuttosto un Sindacato.
Precisamente attraverso questa consociazione, essi esercitavano una pressione sul Governo di Roma avanzando nei suoi confronti diverse rivendicazioni: in primo luogo, maggiori trasferimenti di risorse finanziarie; in secondo luogo, un ampliamento – quanto meno di fatto – delle competenze attribuite agli Enti Locali; in terzo luogo, una attenuazione dei criteri in base ai quali si esercitava il controllo sulla loro attività amministrativa.
Proprio su questo punto, però, la triste esperienza di Tangentopoli avrebbe dovuto imporre una maggiore cautela.
Fino a quando le Regioni – ed a maggiore ragione i Comuni, che comunque non verrebbero riguardati da una trasformazione in senso federale della Repubblica si configurano come Enti Pubblici Territoriali, il cui potere di Imperio non è originario, bensì derivato dallo Stato, mantenendosi inoltre almeno in parte con risorse trasferite dalla Autorità Centrale, il controllo di legittimità rimane necessario.
Se non altro per individuare i casi – purtroppo non infrequenti – in cui le illegittimità amministrative configurano anche dei profili penali.
In altre parole, lo Stato può dire alle Regioni ed ai Comuni: se voi spendete quello che io vi pago, ho diritto di sapere come lo usate.
Paradossalmente, dopo che Tangentopoli ne aveva dimostrato un uso non appropriato (impieghiamo un eufemismo), venne abolito il controllo di legittimità sugli atti amministrativi dei Comuni: che sopravvisse soltanto quando il suo esercizio venisse richiesto da una minoranza qualificata del Consiglio Comunale, nonché per i soli atti emanati dai Comuni che presentano viceversa carattere legislativo, essendo contraddistinti dalla generalità e dalla astrattezza: cioè il Bilancio ed i Regolamenti.
A questa misura, si aggiunse la trasformazione dei Segretari Comunali da organi dello Stato in organi del Comune, con la possibilità per i Sindaci tanto di nominarli quanto di rimuoverli.
Questa riforma non teneva alcun conto del fatto che i Comuni – e gli stessi sindaci – sono anche organi dello Stato.
Spieghiamoci con un esempio: se esistesse ancora il controllo di legittimità, la desuetudine in cui è caduto ad Imperia un Istituto Giuridico denominato Licitazione, ormai sostituito completamente dalla Trattativa Privata, darebbe quanto meno luogo a qualche richiesta di chiarimenti.
Che comunque potrebbe venire dalla minoranza.
Sulla cui colpevole negligenza abbiamo però già disquisito abbastanza.
Quanto conta è che la attenuazione del controllo di legittimità non ha accresciuto la Autonomia, bensì ha favorito la corruzione.
Aprendo le porte, naturalmente, alla giusta azione censoria del Potere Giudiziario.
Che tuttavia qualcuno ha inteso erroneamente come una sostituzione della funzione attribuita viceversa agli organi elettivi degli Enti Locali, supportati dalla mobilitazione popolare in difesa di una res pubblica ormai trasformata di fatto in res privata.
Le manette, detto in parole povere, non possono sostituire la politica, né le Procure sostituire i Partiti.
I quali, però, hanno cessato praticamente di esistere.
Lasciando il posto a dei comitati elettorali, riuniti intorno a cittadini benemeriti ed intraprendenti, a volte vittoriosi.
I quali tuttavia non sono in grado di esprimere una cultura politica comune, che vada oltre i confini di ogni Cittá, per confluire in un disegno più ampio, in un progetto nazionale di riforma e di rinascita della democrazia.
Ecco dunque che tutte le battaglie elettorali, anche se vincenti, si qualificano solo e sempre come difensive.
Resiste alla ondata centralistica ed autoritaria solo qualche macchia su di una sorta di pelle di leopardo.
La tendenza nazionale, a questo punto, non può tuttavia più essere invertita.
Quali soggetti non navigano a vista, ma seguendo una rotta precisa?
A parte il Partito – Stato della democratura in costruzione, soltanto la Chiesa e le Mafie: cioè gli unici che – naturalmente per propri fini – ancora mantengono la coesione del tessuto sociale.
Ci sono poi le Potenze straniere, nei cui propositi di espansione rientra anche il Bel Paese, ed infatti qualcuno già vede come unica speranza la comparsa di un nuovo Liberatore.
Contro cui invano ammonisce il Manzoni: E il premio sperato, promesso a quei forti, sarebbe, o delusi rivolger le sorti, di un volgo straniero por fine al patir?
La sola possibilità consiste nel ritornare alla politica.
Un buon Sindaco, naturalmente, è migliore di uno cattivo, ma – come dice il proverbio – asfaltare non è governare.
E governare significa – come si dice in tedesco – herrschen, cioè signoreggiare; non già regieren, che vuole dire precisamente amministrare.
Se non si è capaci di signoreggiare, di concepire una vocazione per la propria Cittá o per la propria Regione si finisce per non sapere neanche amministrare, delegando alla Mafia anche questa funzione.
Il caso di Imperia ce lo insegna.

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Mario Castellano  19/5/2023
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