Non capita sovente che una persona abbia un nome tanto lungo da non poter essere contenuto per intero nel suo manifesto da morto.
Non capita sovente che una persona abbia un nome tanto lungo da non poter essere contenuto per intero nel suo manifesto da morto.
Ciò è accaduto nel caso della cugina Emmelina (con due emme, il che rivela come la tendenza ad allungarsi debordi dai cognomi al nome di battesimo).
La quale si chiamava Tallone Ferrante Arduini Genta.
Quando ancora la vedevamo sotto i portici di Oneglia, le domandavamo sempre che cosa ne facesse di tanti cognomi, suggerendole di destinarne almeno una parte in beneficenza.
Per quanto fosse molto generosa – come ha giustamente ricordato Don Ferrua durante la Messa Corpore Insepulto – Emmelina volle sempre tenerseli tutti, ed ora li ha portati con sé nella tomba.
Non sappiamo, in verità, a quale fosse più affezionata.
Forse a quello degli Arduini Genta, Signori di Peagna, famiglia di nobiltà non sappiamo se genovese o sabauda, ma comunque legata da un patto di fedeltà con la Casa Regnante, probabilmente estinta con lei.
Viene in mente Dante: Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia come son ite, e come se ne vanno di dietro a loro Chiusi e Senigallia, udir come le schiatte si disfanno, non ti parrá cosa nuova né forte che le cittadi termine hanno.
Dagli annunzi mortuari è stato comunque escluso soltanto il cognome Tallone, da cui derivava il nostro rapporto, appartenendo a tale famiglia - originaria di Chiusanico - la cugina Anna.
La quale non ha potuto partecipare al funerale.
Questo fatto di chiamarsi anche Tallone, e di provenire dalla Valle Impero, dava un tocco di blut und boden locale – se vogliamo più casareccio e paesano – ad una ascendenza per altri versi remota ed altolocata.
Per cui Emmelina coniugava amabilmente il bon ton nobiliare con una cordialità più alla mano, risultando una figura allo stesso tempo elevata ma accessibile.
In particolare agli allievi, cui si dedicava generosamente, in un afflato democratico di diffusione della istruzione e della cultura.
Per questo ci è dispiaciuto non vedere nessuno di loro al funerale.
Neanche quelli appartenenti al novero di chi frequentava le sue ripetizioni, che la collocavano in una cerchia ristretta, al cui vertice si trovava la Signora Rita Berio (Madre del Sindaco).
Ora anche questa genia si è estinta: gli asini possono contare ormai sulla forza onnipotente della raccomandazione, senza più bisogno del sostegno delle lezioni private.
Ai nostri tempi, invece, entrambi questi aiuti concorrevano a far completare il cursus studiorum di taluni rampolli della buona borghesia, figli - in genere - di affermati professionisti.
Ne ricordiamo in particolare uno, nostro coetaneo, cui Emmelina dovette dedicare immensi sforzi, e che era solito giustificare il suo scarso rendimento scolastico asserendo che andava a lezione privata non soltanto di italiano e di latino, ma anche di francese, inglese, tedesco, russo (?), pianoforte e violino.
Al che gli venne domandato dove trovasse il tempo per andare a pisciare.
Anche costui, comunque, ha disertato il funerale.
Emmelina riceveva i suoi allievi nella casa di salita Gallita, confinante con le storiche proprietà Ravotto e Gandolfo.
Tra i vari padroni di ville, che la parsimonia tipica della nostra gente – sempre tuttavia unita con il buon gusto – rendeva più simili alle case di campagna, esisteva una emulazione nella cura dei giardini.
A noi toccò vedere la decadenza di quello disegnato personalmente dal vecchio Signor Gandolfo, detto il Commissetto essendosi arricchito appunto esercitando sagacemente nel Medio Oriente la professione di commesso viaggiatore per conto delle nostre grandi ditte olearie.
Il giardino dei Tallone Ferrante Arduini Genta è invece ancora intatto e fiorente.
Dalla cima della Gallita, pare di toccare con la mano il campanile di San Giovanni, sullo sfondo del mare, che suggerisce la immagine di Oneglia come borgo di pescatori, ed insieme paese di orti e di oliveti.
Scendendo – oppure salendo verso le Cascine – questa immagine svanisce, come se si trattasse di una illusione ottica.
Più in su, iniziano le ville pretenziose, già create in epoca borghese.
Andando a destra, via Don Minzoni – detta un tempo il Vallone ed antica proprietà dei Languasco, che portavano ad Oneglia i suoi prodotti servendosi di un asino - è ormai un triste concentrato di speculazione.
Andando a sinistra, si va verso la zona delle Scuole, ove sorgono il glorioso Istituto Sordomuti   e le famigerate Magistrali.
Per cui la Gallita rimane una sorta di capsula del tempo, che pare essersi fermato in mezzo ai muri che ne racchiudono i giardini.
Se tra i luoghi e le persone esiste un legame tanto spirituale quanto corporeo, Emmelina vi si incastonava quale icona di gusto nobile ed antico, quale un classico.
Proprio come quelli che spiegava con tanta passione ai suoi studenti.
Ora rimane, a presidiare quel luogo incantato, la sua anima, immagine della Bellezza.
Riflessa anche nella figura fisica, in cui vi era qualcosa di etereo, come di immortale.
Che vive sempre nel nostro ricordo.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  23/5/2023
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved