Zelensky è ormai ospite fisso e di onore in tutti i consensi internazionali che riuniscono i Paesi Occidentali: ai quali, in passato, si limitava a partecipare in videoconferenza.
Zelensky è ormai ospite fisso e di onore in tutti i consensi internazionali che riuniscono i Paesi Occidentali: ai quali, in passato, si limitava a partecipare in videoconferenza.
Adesso non soltanto si reca di persona agli appuntamenti, ma vi svolge anche un ruolo di assoluto protagonista: è la cosiddetta star, come Amadeus al Festival di Sanremo.
Non soltanto per motivi formali, dato che è un obbligo onorare gli ospiti.
Giova in primo luogo osservare che il Presidente indossa sempre – tra tanti suoi Colleghi vestiti in impeccabili abiti formali – una uniforme da lui stesso inventata, o quanto meno appositamente disegnata da un cosiddetto curatore della immagine.
La Schlein, alle prese vicende certamente meno tragiche (anche se ugualmente disastrose) ha addirittura reclutato una sedicente esperta cromatica, addetta alla scelta dei vestiti: che a seconda del colore sottolineano di più o di meno gli eccessi di peso.
Noi le consigliamo - più semplicemente – una energica cura dimagrante.
Pare che i detrattori si accaniscano col suo naso, le cui dimensioni non dipendono però dalla volontà della Signora elvetico – germanico – statunitense.
La pancia può viceversa assumere dimensioni più consone con la estetica semplicemente trattenendosi dagli eccessi di cibo.
Chi viene dalle brume del Nord, una volta varcate le Alpi tende irrimediabilmente ad ingrassare, per colpa della cucina italiana.
Figurarsi la Segretaria, passata dalla grassa Bologna alla non meno grassa Cittá Eterna.
Torniamo però a Zelensky, cui Vespa ha maliziosamente regalato una cravatta: dono che comporta un implicito invito ad indossarla.
Il Presidente, con eguale astuzia, ha detto che cambierà il suo look soltanto nel giorno della Vittoria.
È antico costume dei guerrieri balcanici lasciarsi crescere i capelli fino a quel momento.
I seguaci di Fidel Castro fecero lo stesso con la barba, e di qui derivò la loro denominazione di Barbudos.
I combattenti della Prima Guerra Mondiale erano invece detti poilus, cioè pelosi, per un motivo più prosaico: non è possibile radersi sotto il fuoco della artiglieria.
Zelensky imita Fidel Castro, così come – ci scusiamo per la comparazione, che non vuole certamente risultare offensiva - tutta una serie di Leaders intenti a disegnarsi delle uniformi, non corrispondenti con quelle di ordinanza delle rispettive Forze Armate.
Il loro elenco comprende Hitler, Mussolini e Stalin, ma il più fantasioso risultò comunque Gheddafi.
Il quale probabilmente non aveva mai assistito in vita sua ad una operetta.
Se lo avesse fatto, sarebbe stato più sobrio, per non cadere nel ridicolo.
Tra i grandi dittatori, il solo a non abusare della uniforme fu Franco, il quale era veramente un Generale.
Salazar, invece, non la portò mai, preferendo il cosiddetto understatement, e durò più a lungo di tutti.
La divisa da campagna di Zelensky fa parte del cosiddetto linguaggio del corpo.
Il messaggio da lui recato a dirigenti di Paesi che non conoscono la guerra da settantotto anni, e che dunque – non avendola mai fatta – nutrono un inevitabile senso di inferiorità, o di colpa, o addirittura di invidia verso chi viceversa vi è impegnato, risulta chiaro: Voi – sembra dire il leader ucraino - dormite sonni tranquilli, che possono però essere turbati dalla coscienza; se dunque volete evitare i rimorsi, aiutatemi.
Questo messaggio subliminale è risultato fino ad ora efficace.
Ne viene però trasmesso anche un altro, che il Presidente esplicita con notevoli doti comunicative, essendo stato nella vita civile un discreto attore: Dal momento che io faccio la guerra, e che la faccio anche per voi, borghesi rammolliti (questo non lo aggiunge espressamente, ma lo insinua esibendo la sua uniforme), dovete seguire le mie direttive.
I titoli morali finiscono dunque per prevalere su quelli politici od economici, e forse perfino su quelli militari: ed alla fine Zelensky, scavalcando tutti i Paesi collocati in classifica tra i Sette e la sua Ucraina, agisce di fatto come leader dello intero Occidente.
Ne derivano due conseguenze: in primo luogo, la pace si può fare soltanto alle sue condizioni, e cioè con la piena Vittoria; in secondo luogo, è Zelensky che determina la misura dello impegno richiesto a ciascuno degli alleati.
Qui arriviamo al discorso che ci riguarda.
Mentre al tempo della Algeria tutti i Paesi amici della Francia la invitavano a smettere, ed al tempo del Vietnam facevano lo stesso gli amici degli Stati Uniti, ora ciascuno è chiamato ad impegnarsi, adempiendo a quanto gli venga richiesto.
Speriamo di non dovere mandare i nostri solati, ma anche questa possibilità viene usata come un implicito ricatto: se non siete allineati, disciplinati e compatti – insinua Zelensky – non basterà il sangue dei miei compatrioti.
Nel 1831, i Polacchi, insorti contro la Russia, si rivolsero per aiuto a Parigi, ma il Ministro Horace Sebastiani disse in Parlamento: Il sangue dei Francesi appartiene alla Francia.
Oggi vi è quanto meno un maggiore possibilismo.
Che cosa devono fare i fautori dello Stato di Diritto?
E che cosa devono fare quanti si pongono una domanda inevitabile: Se è giusto e doveroso sostenere gli Ucraini quando affermano il loro diritto alla Autodeterminazione, per quale motivo si considera insostenibile dal punto di vista politico, oltre che infondato dal punto di vista giuridico, avanzare altrove la stessa rivendicazione?
Altra cosa è accettare spontaneamente il mancato esercizio di certi diritti, fondamentali per la stessa esistenza di una democrazia rappresentativa, altra cosa permettere che vengano abrogati.
La guerra attuale ha avuto con la pandemia la sua prova generale.
Una prova purtroppo pienamente riuscita – come ammonimmo ripetutamente - dal punto di vista di chi intendeva usare questo pretesto per instaurare dei regimi autoritari.
Ci spieghiamo con un esempio: uno dei tanti Decreti del Presidente del Consiglio privò le Regioni della loro competenza legislativa ed amministrativa in materia sanitaria.
Non sarebbe bastato un impegno, immediatamente onorato, a mantenerla, esercitandola però in modo uniforme?
Con la sua abrogazione, il danno – consistente in una illegittimità costituzionale - è risultato irrimediabile.
Proponiamo dunque di abbandonare gli Ucraini al loro destino?
No, perché in tal caso verrebbe stabilito un precedente negativo per tutti quanti intendono esercitare in futuro il diritto alla Autodeterminazione.
Occorre però mantenere, e non svendere, la propria identità e le proprie petizioni di principio.
Se Barbagallo vuole diventare Bassotto, ne ha il pieno diritto, ma noi non ci consideriamo autorizzati a svenderla in cambio del biblico e proverbiale piatto di lenticchie.
Certamente, la nostra lealtà di cittadini verrà messa alla prova, ma non è certamente con le abiure che la si dimostra.
Questa guerra richiede il contributo di tutti, e il fatto stesso che circolino dei provocatori, intenti a farci sostenere tesi infondate, rivela che qualcuno tenta di squalificarci.
I provocatori sono stati già identificati, e messi in condizione di non nuocere.
Noi non veniamo meno alla correttezza nei rapporti istituzionali, ma questo vale a maggior ragione per chi ce li ha mandati, trattandosi di soggetti investiti di responsabilità istituzionali.
A costoro rivolgiamo lo stesso discorso – si parva magnis componere licet – che al principio della Guerra Mondiale diressero alle Potenze coloniali i rappresentanti dei popoli sottomessi: Potete contare su di noi, ma ricordate che dopo avere vinto vi presenteremo il conto.
La guerra richiede che ognuno trovi delle motivazioni profonde, basate inevitabilmente sulla propria identità: è il momento dunque di affermarla e di approfondirla.
Se anche la azione politica dovrà essere interrotta, non dobbiamo permettere a nessuno né di mettere in discussione i nostri diritti, né tanto meno di negare questa identità.
I tempi difficili tendono sempre a farla emergere, anche se in quelle forme che noi chiamiamo metapolitiche, che consistono fondamentalmente nel mantenere la Tradizione.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  23/5/2023
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved