A Nizza vi è un Signore molto arrabbiato.
Si tratta del Dottor Paolo Celi, il quale – a causa del solenne e storico incontro celebrato nei giorni scorsi tra i Sindaci Estrosi e Scajola – si è visto crollare il mondo addosso.
Per giunta, quando meno se lo aspettava.
La funzione svolta da questo personaggio consisteva nello agire come Quinta Colonna della Destra italiana in una realtà – quella della nostra emigrazione, antica e recente - forgiata dapprima dallo antifascismo dei cosiddetti fuoriusciti, e poi dal disagio e dal malcontento indotto nel nostro Paese dalla crescente influenza della estrema Destra.
Il soggetto aveva anche fondato una sedicente Associazione per la Amicizia tra Italia e Francia, che in realtà serviva per racimolare Oltralpe qualche consenso verso la politica dei Cannoni a Ventimiglia, riesumata da Salvini in occasione delle polemiche – periodicamente rinnovate – sulla immigrazione.
Quando le popolazioni di entrambi i lati del confine decisero di reagire in difesa di tutto quanto realizzato a partire dal 1945 per cancellare la frontiera, questa Associazione tentò di sabotare – per fortuna senza successo – la grande manifestazione indetta precisamente da Estrosi sulla piazza di Nizza intitolata a Garibaldi.
La prospettiva in cui si muove viceversa Celi è quella di un irredentismo anacronistico, volto a riattizzare vecchie dispute, ormai superate: questo Signore non ha ancora capito che nel futuro non vi è né la annessione di Nizza alla Italia, né la annessione di Imperia alla Francia, bensì la creazione di un nuovo ambito amministrativo, economico e culturale di transizione, basato sulla comune identità e sui comuni interessi delle nostre genti.
Che in prospettiva storica, nel decadere degli Stati nazionali della Europa Occidentale, potranno esercitare il diritto alla autodeterminazione, rifacendosi al precedente storico della Contea di Tenda, poi contea di Nizza.
La vittoria elettorale di Scajola aveva probabilmente illuso Celi, che credeva di contare su di un retroterra sicuro per la sua opera di destabilizzazione dei buoni rapporti intessuti tra i due versanti delle Alpi Marittime.
La visita del Sindaco di Imperia a Nizza, coronata da abbracci e pranzo di onore, nonché dallo impegno a restituirla, era verosimilmente già preparata fin da prima del voto amministrativo, ma ugualmente ha colto Celi completamente alla sprovvista, determinando la sua clamorosa sconfessione, proprio da parte di quel settore politico che egli riteneva ed affermava di rappresentare in esclusiva.
Ora, infatti, la componente maggioritaria della Destra nel Ponente Ligure rinnega apertamente la politica dei Cannoni a Ventimiglia.
Che cosa ha spinto Estrosi e Scajola verso un accordo, così enfaticamente annunziato, che trasforma improvvisamente il nemico in un amico?
Il viaggio a Nizza del Sindaco di Imperia comporta infatti un rovesciamento delle alleanze, come – si parva magnis componere licet – quello storico di Sadat a Gerusalemme.
Ambedue i personaggi uniscono alla carica di Sindaco uno quella di Presidente della Regione Costa Azzurra Provenza, lo altro quella di Presidente della Provincia: entrambi sono dunque punti di riferimento di un ambito territoriale e sociale ben più vasto dei due Comuni Capoluogo.
Estrosi ha vinto le Regionali contro la figlia della Le Pen chiedendo e ottenendo il voto della Sinistra, nel nome di un antifascismo mai rinegato, risalente alla sua stessa origine italiana: suo padre, proveniente dallo Abruzzo, era uno dei tanti nostri profughi politici sfuggiti alla dittatura, ed il Sindaco non perde nessuna occasione per dimostrarsi orgoglioso tanto delle proprie radici italiane quanto dello attaccamento alla causa della Libertà.
Scajola ha contato anche egli su di un appoggio della Sinistra, dovuto a motivi non altrettanto chiari ed elevati: proprio per questo, però, egli sente evidentemente il bisogno di nobilitare le ragioni di tale convergenza.
Non certo in quanto i suoi nuovi sostenitori siano afflitti da scrupoli di coscienza, bensì perché il suo ruolo istituzionale esige di innalzarsi al di sopra di un volgare mercato delle vacche.
Una ulteriore analogia tra i due personaggi si deve ai rapporti con la Destra per così dire interna ai rispettivi schieramenti: Estrosi è insidiato dal suo Vice, anche egli di origine italiana, il quale da un lato deve la propria carica alle alleanze stipulate dal leader, ma da un altro lato ammicca alla estrema Destra nella speranza di costituire uno schieramento che la includa.
Scajola ha dovuto sudare per evitare che la presenza di un candidato meloniano menomasse la sua maggioranza, facendogli rischiare il secondo turno.
Ci sono poi i rapporti con le rispettive Capitali: Estrosi ha rifiutato un Ministero, offertogli da Macron – con cui intrattiene ottimi rapporti – in quanto per lui Parigi non vale una Messa, dato che la sua scelta di vita consiste nel dedicarsi alla costituzione del nuovo soggetto transfrontaliero.
Scajola, invece, è costretto a fare politica locale essendo troppi gli ostacoli sulla via di un ritorno a Roma: in tanto egli può negoziare con la Meloni da posizioni di forza in quanto il feudo del Ponente Ligure viene mantenuto.
Se ci sono delle falle nella vecchia clientela, le acquisizioni a Sinistra (?) valgono – almeno per ora – a compensarle, ma il Nostro cerca comunque al di là di Ponte San Luigi una sponda che lo rafforzi, e che gli consenta di uscire da un ambito troppo ristretto.
La alleanza con Estrosi risulta certamente diseguale, sia perché Nizza è – da ogni punto di vista – più potente, sia in quanto il suo Sindaco ha una posizione politica di maggiore forza e prestigio, sia soprattutto perché egli è insediato nella nostra futura nuova Capitale.
Lo abruzzese delle Alpi Marittime sa dunque che il rapporto di forze lo favorisce, e di questa situazione è consapevole anche il frascatano delle Riviera dei Fiori.
Se la comune matrice meridionale li spinge ai tarallucci e vino, i conti sono però inevitabili, ed il vantaggio su cui conta potrebbe indurre Estrosi a forzare la situazione, facendo leva sulla contraddizione nella quale si trova il suo interlocutore.
Nulla vieterebbe al Nizzardo, salvo il dovere di cortesia verso un ospite di riguardo, di chiedere allo Imperiese un esplicito rinnegamento della strenua opposizione ostentata dalla Meloni nei riguardi del Trattato del Quirinale.
Estrosi si accontenta però che entrambe le parti inneggino allo unisono a tale atto di Diritto Internazionale, lasciando al suo ospite lo spiacevole compito di fare i conti con la Presidente del Consiglio.
La quale si è espressa fin dal principio contro tale accordo e – se solo potesse – lo denunzierebbe.
Nella Destra si accumulano le contraddizioni, benché dissimulate (per ora) dalla euforia delle vittorie, nazionali e totali.
Come possono stare insieme il separatista siciliano e musulmano Buttafuoco, il quale vorrebbe la sua Isola reinserita felicemente nel Dar Al Islam e la centralista romana con cui egli collabora?
E come può mantenersi fedele alla Meloni il quasi altrettanto separatista Scajola, ormai attratto da Nizza più che dalla Cittá Eterna?
Se Estrosi non pretende delle abiure, può tuttavia esigere degli adempimenti sul piano giuridico.
Il Trattato del Quirinale non prevede che le Autorità di uno Stato emanino atti di Diritto Pubblico atti a produrre i loro effetti nella sfera dello altro, ma gli Enti locali sono incoraggiati ad agire di concerto.
Per esempio coordinando la pianificazione territoriale, e poi emanando norme conformi con quanto concordato.
Per questo occorre però studiare insieme e concordare la dislocazione dei servizi e delle infrastrutture, e in particolare lo sviluppo dei trasporti.
Si potrebbero anche impartire corsi di italiano per gli studenti francesi, e corsi di francese per gli studenti italiani nelle scuole pubbliche.
Una misura significativa consisterebbe nel diffondere la toponomastica trilingue, includendo lo idioma regionale, che è il solo comune alle due parti.
Per ora, ci limitiamo comunque ad annotare un successo molto importante: la Destra si è divisa irreversibilmente tra chi rinnega la politica dei Cannoni a Ventimiglia e chi la favorisce; si tratta di una rottura insanabile, che apre spazi tanto per la collaborazione transfrontaliera quanto per la costituzione di una nuova entità politica, amministrativa e in prospettiva statuale.
La rapidità con cui si procederà in questa direzione dipende dalle due parti, ma siamo certi che Estrosi, giunto ad Imperia, non si limiterà ad assaggiare la nostra cucina: a questo provvederà da par suo Osvaldo Braccioforte Martini Tiragallo.
Il Sindaco - Presidente (quello vero) graduerà prevedibilmente le sue richieste, ma non si accontenterà di risposte generiche: il cammino verso il superamento degli Stati nazionali e già iniziato.

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Mario Castellano  25/5/2023
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