Le notizie di stampa parlano della esistenza di alcuni gruppi di partigiani ...
Le notizie di stampa parlano della esistenza di alcuni gruppi di partigiani, oppositori armati di Putin, che agiscono in coordinamento con lo Esercito della Ucraina dietro le linee di quello della Russia.
È naturalmente impossibile verificare la veridicità di tali informazioni, ma risulta ugualmente indubbio come il conflitto in atto nel Donbass assuma via via le caratteristiche di una guerra civile.
Se così fosse, la Russia rivivrebbe alcuni momenti della sua storia passata.
Nel 1598, alla morte di Fiodor, figlio di Ivan IV il Terribile, salì al trono il cognato di questo ultimo, cioè Boris Godunov.
Inizio anche, in quel momento, una fase di anarchia, detta dei Torbidi, in cui in Polacchi giunsero ad impadronirsi di Mosca, ed alla quale pose fine nel 1613 lo avvento di Michele, primo dei Romanov, ripristinando una forte Autorità centrale sullo Stato.
Putin, attaccando la Ucraina, ha corso un duplice rischio.
Qualora la guerra iniziata lo scorso anno si configuri come un conflitto internazionale, il Presidente è destinato a perderlo se soltanto non riesce a vincerlo.
Se viceversa, partendo paradossalmente dal suo stesso presupposto, che nega la esistenza della Ucraina quale Nazione distinta dalla Russia, lo si considera alla stregua di un conflitto intestino, la conclusione può consistere soltanto nel ripristino di una Autorità statuale forte, autorevole e credibile.
Questo avvenne anche dopo la Guerra Civile, iniziata come reazione dei Bianchi alla Rivoluzione di Ottobre.
Si consolidò infine il nuovo regime comunista, ma al prezzo della rinunzia alla Polonia ed alla Finlandia, divenute nel frattempo indipendenti.
Il regime destinato a succedere allo attuale dovrà analogamente riconoscere che la Ucraina non fa più parte del cosiddetto Mondo Russo: il quel potrebbe viceversa restringersi alle dimensioni del Principato di Mosca.
Quanto allo esercizio della Autodeterminazione da parte di altri soggetti, per il momento ancora inseriti nella Federazione, esso dipenderà essenzialmente dalla durata della guerra.
Che produrrà conseguenze tanto più destabilizzanti quanto più si protrarrà nel tempo.
La cosiddetta soluzione coreana – che in fin dei conti premierebbe lo aggressore, lasciandogli il controllo dei territori situati al di là della linea armistiziale - risulterebbe la più conveniente per Putin, permettendogli di mantenere il controllo sulla Russia nelle sue attuali dimensioni.
Se però questa soluzione risultasse impossibile, allora lo scontro sarebbe mortale, e la Russia subirebbe lo stesso smembramento avvenuto a suo tempo per la Unione Sovietica.
Che perse tanto il cosiddetto Impero Esterno quanto quello Interno.
I suoi dirigenti potevano almeno invocare lo Internazionalismo Socialista, mentre Putin non può appellarsi al Panslavismo od alla Ortodossia per mantenere il controllo su popolazioni di stirpe turca e di religione islamica, o di stirpe mongolica e di fede buddista.
Certamente, influisce su tale prospettiva la inimicizia dello Occidente, ed il disegno mirante a smembrare una Potenza nemica.
Come Wilson perseguì la dissoluzione della Austria, così Biden vuole quella della Russia.
Mentre in Italia – e più ancora in Vaticano – vi è chi assapora in anticipo tale esito, noi ci domandiamo se qualche altro soggetto non corra lo stesso rischio in cui è incappato Putin.
Moltissimi sono infatti gli Stati attraversati da potenziali linee di frattura.
Che si presentano come venature impercettibili, o si possono intravedere consultando gli Atlanti Storici.
Non è casuale che da qualche tempo circolino in Internet mappe della Italia come era prima del 1859, o quale potrebbe diventare se un giorno si affermassero i vari separatismi.
La Storia insegna però che le linee di frattura emergono solo quando qualcuno interviene dallo esterno per frantumare una compagine statuale esistente.
Nel 1914, e più ancora dopo lo Intervento italiano nella Grande Guerra, si cominciò a disegnare la nuova Europa, uscita in seguito dai Trattati di Pace.
Prima di arrivare a questo, però, ci vollero anni di guerra, e milioni di morti.
In altri casi, il crollo è risultato invece meno cruento.
Possiamo tuttavia constatare come corrano maggiori rischi di disgregazione gli Stati più centralisti, i più propensi ad ignorare i diritti delle popolazioni comprese nei loro confini.
Il Trattato del Quirinale venne firmato in seguito alle pressioni esercitate dalla Francia, e non a caso la Meloni – che già intravedeva la affermazione dei suoi disegni politici – vi si oppose strenuamente.
Paradossalmente proprio sotto il suo Governo le Autorità di Nizza ottengono il suo primo risultato, sia pure ancora in luce, con gli accordi stipulati tra Estrosi e Scajola.
Che prefigurano a loro volta, in prospettiva, la resurrezione della antica Contea di Tenda.
Questo risultato si spiega tanto come risposta al contenzioso italo – francese, che periodicamente vediamo riemergere, quanto con la necessità di contenere la espansione della estrema Destra in direzione di Madrid e di Parigi.
Noi certamente non avremo dei partigiani come quelli che si oppongono a Putin, ma abbiamo già una opposizione al centralismo autoritario di Roma, che cerca sponde ovunque non si condivida questo orientamento.

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Mario Castellano  25/5/2023
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