“Qui gladio ferit, gladio perit”: negli anni del Partito Trasversale detto “della Selvaggina”, i Comunisti di Imperia entravano con perfetta scelta di tempo nelle contese interne alla Democrazia Cristiana per far pendere la bilancia dalla parte dei loro soci in affari. Ieri sono stati i “Pentastellati” – per motivi ben più apprezzabili - a spiazzare le resistenze interne ai Democratici nei riguardi della candidatura di Orlando. Se i “Burlandiani” sono ormai dislocati tra i “Renziani”, non mancava evidentemente tra i seguaci della Schlein chi aveva paura di irritare l’ex “Governatore”. Ora Orlando può rispondere a costoro – mai usciti, comunque, dall’ambito della mormorazione – che i suoi compagni di partito non possono certamente contrastarlo quando trova dei seguaci – per giunta entusiasti – perfino “in partibus infidelium”. Rimane il problema costituito dai Renziani. Si nota però una discrepanza tra la Paita – decisa a contrastare fino in fondo Orlando, avendo assunto il compito di mantenere in vita quanto resta del “Sistema Liguria” - ed il “Rottamatore”. Al quale ha interessi personali del tutto diversi. Fallito il progetto di un Partito in grado di competere con il Nazareno, vista preclusa la strada della Destra – dove i “centristi” sono in numero inversamente proporzionale alle cariche disponibili – non rimane a Renzi che tornare, novello Figliol Prodigo, alla casa paterna. O meglio, materna, dove la Schlein lo ha addirittura abbracciato prima del tempo. Senza nemmeno che il “Rottamatore” avesse segnato un goal. Intanto, il “Bassotto” fa per la terza volta la mosca cocchiera, a costo di maramaldeggiare sul perdente di turno. Prima ha invitato Toti a dimettersi, anticipando di un giorno la sua rinunzia; poi ha scaricato il trombatissimo Rolando, dicendo di appoggiare Mager; infine pugnala alla schiena la Cavo, già tagliata fuori dal veto dei Leghisti. Ridotti a loro volta a praticare il cannibalismo. Il loro capo occulto deve fare attenzione, dato che gli antropofagi preferiscono chi ha più adipe, e dunque più grasso di cottura. Picchiotti pare sia l’astro nascente, essendo in grado – data la sua appartenenza a tale ambiente – di captare il voto cattolico tradizionalista, ormai minoritario ma sempre compatto. Questa candidatura si può anche interpretare come un estremo tentativo di trattenere i Renziani nel Centro – Destra. Tanto più che il loro valore aggiunto, in caso di trasferimento nel campo avverso, risulterebbe insignificante, impedendo loro di partecipare alla spartizione degli Assessorati. Renzi viene dalla Destra Democristiana, e più precisamente dalla corrente fanfaniana della Toscana, nota tanto per la sua becera faziosità quanto per il basso livello intellettuale degli adepti. Anche i genitori della Boschi e Denis Verdini vantano tale origine. Se dunque il principale motivo per cui la Paita ha resistito alla postulazione di Orlando – mettendo a rischio il risultato elettorale – consiste nel fatto che l’ex Ministro è deciso a porre fine al trasversalismo affaristico praticato fino ad ora da Burlando, esiste anche una affinità ideologica tra i Renziani e la nuova “leadership” della Destra ligure. Quando venne fondato il Partito Democratico, essendo trascorsi ben diciannove anni dalla caduta del Muro si era quanto meno avuto tutto il tempo necessario per chiarire su quali basi la presenza in esso dei Cattolici fosse non solo ammessa, ma anche benvenuta e necessaria. La prima e fondamentale condizione doveva consistere nel ripudio del confessionalismo e nella piena ed incondizionata accettazione della laicità dello Stato. Questa “conditio sine qua non” non è mai stata affermata espressamente. Ecco dunque spiegata la presenza di personaggi quali la Binetti – poi passata nel campo avverso – e di Lusi. Il quale sabotò il Partito non soltanto sul piano ideologico, ma anche fuggendo con la cassa dell’ex “Margherita”. Essendo giunta finalmente l’ora dei chiarimenti, dopo avere espulso i “trasversalisti” annidati nel “Sistema Liguria, sarebbe opportuno che Orlando chiedesse agli alleati anche un pronunciamento sul piano ideologico. La concezione laica dello Stato è insita nella storia della nostra Regione, e fu anche propria dei dirigenti locali della Democrazia Cristiana. Pertusio si dimise da Sindaco non avendo accettato i voti del Movimento Sociale, contrastando le pretese della Curia Arcivescovile. Analogamente a quanto aveva fatto De Gasperi impedendo nel Comune di Roma la cosiddetta “Operazione Sturzo”, cioè la presentazione un “listone” comprendente democristiani e neofascisti. Oggi questa operazione viene ritentata in Liguria al seguito del Vicesindaco di Genova. Orlando – se vuole contrastarla, essendo in gioco la sua elezione – deve valorizzare l’apporto di tutti quei cattolici che sono disposti a sostenerlo. Tanto più se non commerciano in selvaggina.