Il Sindaco di Imperia, nella sua irrefrenabile megalomania, ha bandito una Crociata contro la Sinistra ...
Il Sindaco di Imperia, nella sua irrefrenabile megalomania, ha bandito una Crociata contro la Sinistra – che definisce una “accozzaglia” - per impedirle di conquistare la Regione.
Evidentemente, l’Uomo si identifica con Urbano II o con San Pier Damiani.
Sul piano nazionale, la situazione non è certo migliore.
Abbiamo ascoltato il Sindaco di Ravenna lamentare – a proposito dell’alluvione – che per la prima volta dal 1945 l’Italia non ha affrontato solidalmente una catastrofe naturale.
La Destra, infatti, non riconosce l’apporto recato per soccorrere le vittime dalla parte politica avversa, ed anzi approfitta della situazione per fare propaganda.
Queste sono situazioni che preludono alle dittature, o alle guerre civili.
La Crociata dovrebbe essere dunque bandita dalla Sinistra, con l’obiettivo di scongiurare una simile prospettiva.
Specialmente in Liguria, dove bisogna porre fine ad un sistema di malaffare e di malgoverno.
È dunque il caso di proclamare, come Goffredo di Buglione, che “Dio lo vuole!”
Un simile impegno esige però in primo luogo la giusta dose di autocritica per la contiguità con il sistema corruttivo nella quale sono incorsi alcuni esponenti dell’Opposizione.
Orlando – lo ripetiamo ancora una volta – ha iniziato nel modo giusto praticamente espellendo Ermini.
Parliamo di espulsione perché in una forza politica ridotta ormai allo stato gassoso l’allontanamento dalle cariche elettive costituisce il suo equivalente, essendo ormai venuta meno ogni forma di quella che si chiamava un tempo la “vita di Partito”.
Il problema che sta di fronte al Centro – Sinistra ligure non si risolve però sul piano disciplinare.
Si tratta di interrogare la base su quale futuro essa vuole per la nostra Regione.
Nessuno, a nostro modesto avviso – salvo un ristretto ceto di speculatori e di politicanti di professione, dediti a compiacerli mescolando il pubblico con il privato - crede che la Liguria possa trarre alcun profitto dalle edificazioni progettate sul panfilo di Spinelli.
Consumate per giunta – qualora non fosse giunta l’azione della Magistratura a fermarle per tempo – da parte di soggetti forestieri.
Se questa prospettiva fosse rigettata dalla base – che ha il diritto di pronunziarsi sui programmi, prima ancora che sulle candidature – verrebbe però per ciò stesso messa in questione la linea propria a suo tempo della Giunta guidata da Burlando.
Il quale ha sempre espressamente identificato il futuro della Regione con l’espansione indiscriminata dei porti turistici.
Se era lecito decidere questo indirizzo senza avere ottenuto un mandato dagli iscritti al Partito Democratico – e tanto meno dalle forze politiche convergenti – l’ex “Governatore” faceva paradossalmente bene a perseguirlo anche dopo avere esaurito il proprio mandato, partecipando ai conciliaboli celebrati a bordo del panfilo di Spinelli.
Non si ravvisa infatti nessuna contraddizione, sul piano programmatico, tra la sua azione alla guida della Regione e quella svolta dal successore.
Che però risulta nefasta per i nostri concittadini anche a prescindere dagli aspetti penali della vicenda.
Se naturalmente vale il principio della presunzione di innocenza, emerge comunque – senza bisogno di essere riflessa in alcuna sentenza – una inammissibile commistione tra gli interessi privati e la gestione della “Res Publica”.
Chi ne assume la responsabilità ha infatti il compito di valutare la loro compatibilità con l’interesse generale.
Toti e Signorini si proponevano invece di realizzare delle speculazioni che presupponevano la privatizzazione di aree sempre più vaste per consegnarle agli speculatori.
Come a suo tempo si era pensato di fare con una parte dell’Ospedale Galliera, diminuendo i posti letto disponibili nella Città di Genova e nella Regione Liguria, per giunta nel momento in cui scoppiava l’epidemia.
A quel tempo, però, governava ancora Burlando.
Si constata dunque nella Sinistra un difetto di democrazia interna, la quale garantisce che gli eletti esprimano una rappresentanza politica conforme con gli orientamenti e gli interessi degli elettori.
Se non tocca a noi accertare che si è violata la Legge Penale, possiamo viceversa constatare come la democrazia sia stata tradita.
Le Elezioni Regionali costituiscono una occasione irripetibile per ripristinarla.
Purché le si vincano.
Risulta però illusorio sperare in una disgregazione del blocco di Centro – Destra.
La linea dettata da Scajola – e condivisa da tutto il suo schieramento, in cui non si è levato nessun “flatus vocis” che esprimesse dissenso dall’operato dell’Amministrazione uscente – consiste nell’affermare che è stato perseguito il bene pubblico, che non esiste nessun modello economico alternativo a quello percepito da Toti & Compagnia, e – “dulcis in fundo” – che il Presidente viene ingiustamente perseguito da chi si propone di danneggiare la Liguria.
L’Uomo ha addirittura proclamato – in un delirio di megalomania – che i Giudici hanno “arrestato la Liguria”.
Il che ricorda il motto del Re Sole: “Lo Stato sono io”.
Tuttavia, malgrado ciò che risulta dalle intercettazioni, la campagna elettorale della Sinistra parte in svantaggio, per cui Orlando è atteso da un percorso “in salita”.
Prima di tutto in quanto ha il compito di eliminare l’influenza esercitata sulla Coalizione da chi ha scelto di collaborare con Toti.
Questo certamente comporta un prezzo – sia pure limitato – in termini di voti.
Burlando non appoggerà Orlando, quali che siano i patti stretti con il Partito di Renzi.
Non si può infatti ragionevolmente pretendere che chi fa parte del cosiddetto “Sistema Liguria” collabori alla sua demolizione.
Questo è invece precisamente il compito cui il Candidato deve accingersi fin dal momento in cui accetta la postulazione, e a maggior ragione da quando – come auspichiamo – sarà insediato nella sua carica.
Occorre dunque conquistare nuovi elettori, e questo può avvenire – data la situazione in cui versa la Liguria – solo suscitando una grande mobilitazione della base, una insurrezione naturalmente pacifica e legalitaria, ma anche radicale.
Che abbia come obiettivo lo sradicamento del malaffare, ma anche la riconquista dell’Indipendenza economica della nostra Regione.
La quale sconta attualmente – come abbiamo già scritto infinite volte – l’estrema degenerazione di una condizione di subordinazione in cui venne ridotta fin da quando la gloriosa Repubblica di Genova venne sottomessa dai Savoia.
Occorre fare appello nello stesso tempo al senso civico dei nostri concittadini, umiliato dalla corruzione dei governanti, come al loro sentimento identitario.
La rapina del territorio costituisce l’ultimo oltraggio subito da chi è stato condannato ad una condizione di dipendenza.
Non si tratta di mettere in discussione l’Unità Nazionale, ma occorre riscrivere il patto che lega tutti gli Italiani, garantendo a tutti eguale dignità ed eguali diritti.
Questa aspirazione ci accomuna con tutte le altre Regioni, le quali devono unirsi per contrastare un indirizzo centralista contrario alla Costituzione laddove essa afferma che la Repubblica “riconosce e promuove le Autonomie Locali”.
Le riconosce in quanto molto più antiche dello Stato unitario, e le promuove perché non esiste democrazia senza decentramento di competenze ai vari soggetti che compongono lo Stato.
Sarà in grado Orlando di guidare i Liguri in questa missione, ed in questo frangente storico?
Abbiamo osservato attentamente la fotografia dell’ultimo comizio che ha tenuto nella sua veste di Precandidato.
In attesa di ascoltare che cosa dirà in veste di Candidato, constatiamo con disappunto che non si è ancora dichiarato tale formalmente.
L’immagine scattata in una “Casa del Popolo” della Provincia della Spezia mostra un pubblico di compiaciuti signori di mezza età, tra cui si nota l’assenza dei giovani.
Non si scorge infatti tra i presenti nessun ventenne.
È impossibile vincere senza rianimare l’impegno delle nuove generazioni.
Orlando ha dedicato il suo comizio alla presentazione di un libro sul Sessantotto.
Che il suo Partito di provenienza non seppe capire, perdendo una intera generazione: non per sé, ma per la causa della democrazia italiana.
Oggi nella gioventù tornano a manifestarsi dei fermenti, che investono gli ambiti più diversi.
Nel campo religioso si notano nuove tendenze sincretistiche, ed un rinnovato radicalismo evangelico.
In economia si assiste allo sviluppo di nuove forme creative, con il ritorno alle sue attività tradizionali, che valorizzano in chiave identitaria l’ambiente naturale e storico.
La cultura contrasta a sua volta l’accademismo stantio imposto da una Destra autoritaria.
Tutti questi fermenti si collocano indubbiamente nella metapolitica, ma il compito della politica consiste precisamente nel trarne la spinta necessaria per cambiare la società.
Escludendo ogni rigidità ideologica.
Il Candidato non deve dunque rinchiudersi in un salotto popolato da bempensanti tanto soddisfatti quanto chiusi - per ciò stesso - a ciò che si dice, si pensa e si agita all’esterno.
La Destra assume logicamente un atteggiamento soltanto repressivo.
La Sinistra può viceversa trovare in questi ambienti nuovi apporti, ed insieme l’incremento nel suo consenso che la può portare a vincere.
Sempre che non ci si perda nei negoziati bizantini sul simbolo usato per nascondere la presenza della Paita.
La “foglia di fico” si usa notoriamente per nascondere le “vergogne”.

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Mario Castellano  06/9/2024
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