Quando Bergoglio si è recato in visita nella Sinagoga di Roma, il Rabbino Capo, Dottor Riccardo Samuele Di Segni, gli ha ricordato con giusta ragione il silenzio di Pacelli.
Quando Bergoglio si è recato in visita nella Sinagoga di Roma, il Rabbino Capo, Dottor Riccardo Samuele Di Segni, gli ha ricordato con giusta ragione il silenzio di Pacelli.
Il quale, pur essendo informato della imminente deportazione degli Israeliti di Roma, non volle né denunziarla, né intervenire affinché questo crimine venisse evitato.
Pio XII poteva però invocare come attenuante il fatto che egli stesso correva il rischio di venire arrestato e condotto come ostaggio in Germania.
Il precedente di Pio VI e di Pio VII, ambedue trasferiti a forza da Napoleone, era ben presente al Pontefice, ed ispirava la sua prudenza: ovvero, a seconda dei punti di vista, la codardia.
Nessun agente armato musulmano preme invece attualmente sui confini della Città del Vaticano, ma la Santa Sede si mostra ugualmente disposta a tener conto della influenza esercitata dall’Islam nel prendere posizione sul problema del Medio Oriente.
Si dà infatti il caso che il Papa faccia propria, in sostanza, la narrazione del contenzioso tra Israele e gli Arabi espressa da questi ultimi.
I quali denunziano un “genocidio” ai danni dei Palestinesi.
Questo punto di vista trova peraltro sempre più ascolto: non soltanto nel cosiddetto “Sud Globale” del Mondo, da cui Bergoglio proviene e del quale esprime con forza le ragioni nel suo governo della Chiesa.
Ne è prova la decisione della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, che ha emesso un mandato di cattura contro Netanyahu.
Se il Papa è latino-americano, il Presidente di questo consesso internazionale è musulmano.
“Et pour cause”, come si dice in Francese.
La politica mondiale non è tuttavia influenzata tanto dall’origine e dalle inclinazioni personali dei suoi protagonisti, quanto piuttosto dal rapporto di forze.
Alcuni anni or sono, il Vaticano fu scosso dallo scandalo provocato dalle vicende di alcova che ebbero come protagonista la Signora Maria Immacolata Chaouqui.
La quale, malgrado il suo nome cattolicissimo, è più musulmana – in quanto figlia di un marocchino - di “Mohammed” Bensa.
Nonché più disposta di questo illustre convertito a perseguire con ogni mezzo gli interessi dei suoi correligionari.
L’inserimento di un simile personaggio, che non vanta nemmeno un diploma di Ragioniere, in un organismo consultivo composto da illustri Cattedratici di Economia, incaricati di assistere il Vaticano nell’amministrazione delle sue finanze, pare debba risalire ad una raccomandazione dei dirigenti dell’ENI.
I quali l’avevano accompagnata con un adeguato “bustone”, come viene chiamata nel gergo ecclesiastico una offerta particolarmente sostanziosa.
Il nostro Ente Petrolifero, comunque legato agli Arabi da stretti rapporti economici, pare abbia semplicemente funto da ufficiale pagatore per conto di costoro.
Una volta inserita al più alto livello nella Santa Sede, l’intraprendente maomettana ebbe buon gioco nel sedurre un Monsignore, appositamente portato nel più lussuoso albergo di Firenze: “Spiritus promptus est, caro autem infirma”.
L’incauto Religioso, essendo ricattato, consegnò alla Chaouqui la “chiavetta” che aprì ai Servizi Segreti dei Paesi Islamici tutti i segreti custoditi dentro le Mura Leonine.
La Signora, imitando il personaggio interpretato nel cinema da Sofia Loren, si fece infine mettere incinta dal marito – mai cornuto fu più “magnifico” di costui – per non essere arrestata.
La prigione del Vaticano, trasferita da Castel Sant’Angelo nei Sacri Palazzi dopo il Venti Settembre, non è infatti attrezzata per ospitare i figli minorenni delle detenute.
Il che ha risparmiato a Rita Bernardini l’incombenza di protestare per l’ingiusta reclusione di bambini neonati, innocenti per antonomasia.
Al fine di ritagliare un ulteriore guadagno personale, l’astuta Chaouqui vendette anche una parte delle informazioni alla Stampa scandalista.
Questo non fu l’unico furto “elettronico” ai danni della Santa Sede.
Anche l’Ingegnere che dirigeva la relativa Centrale scomparve a suo tempo con tutti i suoi “segreti”.
Se la Chiesa fosse perennemente in cerca di elemosine, ci si aspetterebbe che le Grandi Potenze fossero meno propense all’accattonaggio.
Il Primo Ministro della Gran Bretagna è andato in Cina a negoziare con Xi Jin Ping il proprio “business”.
Pare che il “Premier” non sia riuscito a farvi includere come “buon peso” la scarcerazione di un dissidente di Hong Kong.
Il quale, pur avendo raggiunto la rispettabile età di settantasei anni, è stato condannato all’ergastolo.
Il poveretto si era fidato di quanto promesso dai Cinesi agli Inglesi al momento della cessione della Colonia, di cui reclamava ingenuamente l’Autonomia.
Migliore sorte ha avuto la moglie del Premio Nobel cinese morto in prigione, scarcerata grazie ai buoni uffici della Merkel, sia pure con l’obbligo del silenzio.
Il diplomatico François Poncet, quando fu informato dei risultati della Conferenza di Monaco, disse: “Ecco come la Francia tratta i soli alleati che le sono rimasti fedeli”.
L’Occidente, ovunque in ritirata, abbandona oggi molti ingenui che ancora confidano nella sua protezione.
Quando invece qualcuno – per sua fortuna – è in grado di resistere contando sulle proprie forze, viene classificato come “genocida”.
Come è successo a Netanyahu.
Meglio comunque essere criticato dal Papa e condannato dalla Corte dell’Aia che trovarsi in prigione, o addirittura sottoterra.
Mentre si demonizza Israele, nessuno obietta con i dirigenti cinesi per il trattamento inflitto agli Uiguri.
Perché mai, d’altronde, dovrebbero preoccuparsene i Cristiani se i loro correligionari musulmani ne ignorano il destino?
A livello popolare, le cose non vanno meglio.
Non si ha notizia di alcun cinese aggredito per le strade di una Città occidentale come reazione a quanto avviene nel Xinxiang, né di alcun russo percosso a causa della guerra in Ucraina.
Tale comportamento sarebbe certamente deplorevole, ma lo è ancora di più malmenare un israelita perché non si condividono le decisioni del Governo di Gerusalemme.
Si è perfino arrivati al punto che i turisti israeliani vengono respinti dagli alberghi.
Chi invece non pare avere problemi sono i ricchi “terzomondisti”.
Ieri una Casa d’Aste di Sanremo ha aggiudicato per una somma astronomica un vaso della Dinastia Ming.
Tutti i competitori erano cinesi.
Fa piacere che in questo modo si ripari una ingiustizia perpetrata dal Colonialismo: il prezioso oggetto, dopo essere stato rubato dagli Occidentali, torna ai suoi pristini proprietari.
L’assenza di compratori europei rivela però che ormai i poveri siamo noi.
Anche il più grosso tartufo raccolto nelle Langhe viene aggiudicato agni anno, in occasione di una vendita telematica all’incanto, ad un ricco buongustaio cinese.
Nel nostro Paese di adozione, i sudditi del “Celeste Impero” pagavano cento dollari a chi procurava loro un serpente vivo, e cinquanta se era morto.
Pare che nella loro cucina questo cibo sia ritenuto particolarmente prelibato.
Diversi contadini si dedicavano alla pericolosa caccia dei rettili, con l’ausilio di cani appositamente addestrati, riuscendo comunque a “sbarcare il lunario”.
Più modestamente, un volantinaggio capillare condotto in tutto il territorio della provincia di Imperia annunzia con un “dépliant” bilingue l’apertura contemporanea di due grandi macellerie “halal”, una a Sanremo ed un’altra ad Arma di Taggia.
Poiché gli Italiani vengono indotti dalla “nuova povertà” a ridurre il consumo di carne, gli allevamenti bovini del Basso Piemonte hanno trovato il modo per sostituirli con gli immigrati.
Si vede sempre più spesso, sulla porta dei ristoranti, la certificazione del cibo confezionato secondo il precetto religioso islamico.
L’influenza economica cresce di pari passo con quella culturale e religiosa.
Gramsci avrebbe visto in questo fenomeno la verifica della sua teoria della “egemonia”.
Che designa la capacità di rappresentare l’interesse generale.
Se i Cinesi sostentano il commercio antiquario, i Musulmani fanno lo stesso con quello dei prodotti alimentari.
Aumenta, di conseguenza, il novero di quanti dipendono da soggetti stranieri.
Ieri ci ha telefonato un amico, spaventato dal pericolo di una guerra mondiale perché Putin bombarda l’Ucraina con i suoi missili ipersonici.
Speriamo che la situazione non sfugga al controllo, ma la lettura mattutina dei giornali ci ha in parte rassicurato.
Il Capo del Cremlino viene descritto come un energumeno che usa la forza per affermare le proprie ragioni.
Paolo Mieli ritiene che la Cina riprenderà invece Formosa senza colpo ferire.
Secondo il “Trattato della Guerra” di Sun Tzu, per vincere un conflitto basta minacciarlo.
In effetti, per quel poco che si può osservare stando in provincia, la penetrazione russa sembra in declino, specialmente se raffrontata con la crescente influenza di altre Potenze.
Fino a pochi mesi fa, operava tra Alassio, Imperia e Sanremo una avvenente Signora moscovita, molto elegante e altrettanto benestante, che si qualificava come “gallerista”.
In realtà, si trattava di una ottima “Agente di Influenza”.
La quale, usando le buone maniere, riusciva sempre a raggiungere i suoi scopi.
A noi capitò di accompagnarla dal Presidente Lupi, da cui – semplicemente esibendo le proprie grazie - ottenne un sontuoso ricevimento in onore degli artisti suoi connazionali in trasferta sulla Riviera.
Peccato però che questa gran Signora, che ricordava Anna Karenina, fosse affiancata da un italiano particolarmente zotico e prepotente: dedito per giunta a “fare la cresta” suoi pur generosi rimborsi - spese elargiti dal Consolato.
La Signora tornò precipitosamente a Mosca per “fine missione” quando si intensificò la guerra in Ucraina.
In contemporanea con la sua collega Kolobova, le cui imprese a Napoli hanno meritato un servizio speciale de “La Repubblica”.
Nessuna delle due, comunque, risulta aver commesso alcun reato.
Quanto al nostro connazionale, è rimasto disoccupato.
A differenza dei macellai “halal”, che moltiplicano i loro punti – vendita.
Per non parlare degli otto Imam dediti alla “assistenza spirituale” dei duemila musulmani residenti ad Imperia.
Per farsi confessare, essendo i pochi superstiti Sacerdoti oberati di lavoro, i Cattolici devono chiedere con molto anticipo un appuntamento.
Come si fa con i grandi Avvocati e con gli illustri Clinici.
Non ci si deve dunque meravigliare se il Papa dà retta agli Islamisti.