Il Papa si recherà il mese prossimo in Corsica per partecipare ad un convegno internazionale sulla religiosità popolare nel Bacino del Mediterraneo.
Il Papa si recherà il mese prossimo in Corsica per partecipare ad un convegno internazionale sulla religiosità popolare nel Bacino del Mediterraneo.
Su questo mare si affacciano dei Paesi di religione cristiana – tanto cattolica quanto ortodossa – come altri di religione islamica.
Tale circostanza conferisce all’iniziativa una dimensione ecumenica.
La religiosità popolare è però soprattutto inscindibile con il carattere sociale del fenomeno religioso, che permane nel cosiddetto “Sud del Mondo”, mentre si è ormai perduto nel Nord.
La sua sopravvivenza divide di conseguenza soggetti accomunati dalla stessa Fede.
L’Italia è forse l’unica Nazione attraversata dal confine che oggi divide l’umanità.
Non fu dunque casuale – bensì connessa con questa caratteristica del Paese di cui è Primate – la scelta della seconda meta di Bergoglio subito dopo l’elezione.
La prima era stata Lampedusa: il Papa proveniente dal Sud del Mondo si recava nel luogo eretto a simbolo tragico della migrazione diretta verso il Nord.
Che egli giustamente ritiene conseguenza dello squilibrio economico determinato dal Colonialismo.
Subito dopo, però, il Pontefice si recò a Cagliari.
La causa occasionale di questo secondo viaggio fu costituita dal desiderio di rendere omaggio alla Madonna di Bonaria, Patrona della Sardegna ma molto venerata anche in Spagna.
Ciò spiega il nome di Buenos Aires, imposto alla Capitale della “Colonia della Plata”, l’attuale Argentina.
Ci capita di definire “bolivariano” il discorso che Bergoglio pronunziò in quella circostanza.
Partendo dal dato storico costituito dalla condizione di colonia interna, sempre sofferta dalla Sardegna, il Papa incoraggiò gli abitanti dell’Isola a rivendicare la loro dignità e la loro Indipendenza, unendosi al processo di emancipazione dei popoli.
I Sardi ed i Corsi mantengono non solo gli stretti rapporti determinati dalla condivisione della stessa situazione geografica, ma coordinano anche la rispettiva azione politica, volta a rafforzare l’Autonomia e diretta – in prospettiva storica – verso l’esercizio dell’Autodeterminazione.
Quanti seguono un evento che si ripete annualmente ogni estate nell’interno della Corsica, le “Ghiurnate” di Corte, dove si riuniscono i rappresentanti di tutte le cosiddette “Patrie Negate” dell’Europa Occidentale – il cui elenco risulterebbe troppo lungo, e comunque si accresce in ciascun appuntamento – sa bene che la delegazione più ampia è quella dei Movimenti indipendentisti della Sardegna.
Quest’anno, per la prima volta, entrambe le Isole esprimono dei Governi Regionali ispirati al nazionalismo.
Anche se la nuova Presidente della Sardegna appartiene ad un Partito cosiddetto “nazionale”, la sua Maggioranza si basa sull’alleanza tra la Sinistra, gli Autonomisti e gli Indipendentisti di tutte le sfumature.
Il cui apporto è risultato decisivo per l’elezione della “Governatrice”.
La Corsica è invece guidata ormai da molti anni da un Esecutivo composto soltanto dai Partiti nazionalisti.
È interessante notare come l’Inno Nazionale corso sia un canto mariano tradizionale, che viene eseguito indifferentemente durante le funzioni religiose, nelle cerimonie civili e perfino in occasione delle manifestazioni politiche.
C’è da attendersi che il Papa rinnovi un appello simile a quello pronunziato a Cagliari nel 2013.
Le implicazioni politiche risulteranno se possibile ancor maggiori, in quanto la Corsica, a differenza della Sardegna, non condivide la propria storia – e la conseguente condizione sociale – con nessuna altra Regione comprese nello Stato francese.
Ciò spiega perché altrove si esprime una rivendicazione ancora confinata nell’ambito della metapolitica, volta ad affermare la propria identità culturale: come avviene – sia pure con sempre più partecipazione e passione - nelle terre meridionali dove sopravvive l’antica “Lingua d’hoc”, cioè il Provenzale.
In Corsica la richiesta dell’Indipendenza si è viceversa manifestata anche nelle forme violente del terrorismo, praticato dal “Fronte Nazionale di Liberazione”.
I cui dirigenti, abbandonata la lotta armata, figurano tra i componenti della Maggioranza che attualmente governa l’Isola.
L’Indipendentismo corso si muove in due direzioni: da una parte collegandosi con le analoghe espressioni politiche di molte Regioni dell’Europa Occidentale, e dall’altra con i Movimenti di Liberazione dei Paesi del “Terzo Mondo”.
La stessa scelta è stata compiuta da una parte del Nazionalismo sardo.
Che cosa ha a che vedere tutto questo con la religiosità popolare?
Fuori dall’ambito dell’Occidente, l’ispirazione religiosa dei Movimenti di Liberazione è stata in molti casi forte.
Ne è un esempio la “Teologia del Popolo”, cui si ispira Bergoglio.
Se la “Teologia della Liberazione” faceva propria l’analisi della Storia propria del Marxismo, senza però riuscire a risolvere la contraddizione causata dal materialismo proprio di questo pensiero, che nega la Trascendenza, e dunque esclude la possibilità di trarne una ispirazione ed un criterio per l’azione svolta nell’immanenza, la “Teologia del Popolo” ritiene viceversa che esso - e non già la Gerarchia della Chiesa – sia il vero custode del “Depositum Fidei”.
Per conoscere questa Verità occorre dunque indagare la sua memoria collettiva.
Riscattando una cultura ritenuta a lungo subalterna dalla stessa Chiesa: la quale diffidava di tutte le contaminazioni sincretistiche in cui ci si imbatte inevitabilmente quando si interroga la memoria delle genti indo americane ed afroamericane.
Se però il sincretismo esprime la Fede, e le dà fondamento, non lo si deve temere.
Si può anzi mutuare da esso quel rispetto per la Natura che in altre Religioni – precisamente quelle originali dell’America o importate dall’Africa – viene identificata con la Divinità.
Tutto ciò trova ampio riscontro nel Magistero del Papa, le cui Encicliche vengono elaborate da un gruppo di Gesuiti riuniti a Buenos Aires, ma provenienti in prevalenza da Paesi in cui prevale la radice etnica e culturale indo americana.
Se vi sono in Europa dei Movimenti politici che si collegano con quelli degli altri Continenti, ciò permette di attingere dalla loro ispirazione.
Il Papa è ben cosciente del fatto – tanto evidente da risultare ovvio – che la religione è più radicata ed influente laddove ancora costituisce un fenomeno sociale.
Il Sud del Mondo sposta inesorabilmente in proprio favore il rapporto di forze con il Nord anche grazie all’apporto di una Fede ancora in grado di coinvolgere le masse.
La Chiesa, quale rappresentante di questa Fede, diviene dunque necessariamente un soggetto rivoluzionario.
Questa è la grande novità dell’attuale Pontificato.
Anche in Italia si stanno esprimendo delle culture politiche diverse da quelle proprie dell’Europa Occidentale.
Ciò è avvenuto soprattutto con l’avvento dell’attuale Governo, e noi non ci scandalizziamo se esso ripudia l’ispirazione liberaldemocratica.
Ci preoccupa piuttosto la possibilità che il suo autoritarismo finisca per coartare l’espressione di quelle stesse idee di cui pure esso costituisce una espressione.
Il Meridione d’Italia – come anche la Sardegna e la Corsica – furono altrettante vittime di una conquista da parte del Settentrione e della conseguente condizione di colonie interne.
L’attuale Governo è il primo – dall’Unità d’Italia - “a trazione meridionale”.
Non si deve temere il fatto che esso esprima l’egemonia di soggetti rimasti a lungo subalterni, anche dal punto di vista culturale.
La sua prassi autoritaria può tuttavia coartare le stesse idee che lo ispirano.
Su di un punto, le vecchie “dicotomie” tra la “Destra” e la “Sinistra” si possono e si debbono superare: la lettura critica del processo con cui si è tentato di costruire lo Stato unitario accomuna quanti provengono dall’una e dall’altra matrice.
Quando però si giunge a concludere che bisogna prendere atto di questo fallimento, scatta il ricatto reciproco.
Che un tempo veniva esercitato dalla “Destra”, mentre oggi gli anatemi – vedi la propaganda diffusa sul tema della cosiddetta “Autonomia Differenziata” – sono scagliati da “Sinistra”.
Dobbiamo prendere atto che lo scontro in atto tra il Sud ed il Nord del mondo è destinato a mettere in discussione il dogma dell’Unità Nazionale.
La Chiesa, essendo più avanti della politica, si è già dimostrata in grado di prescinderne.