giovane e brillante Avvocato Giacomo VaraldL’apertura, da parte del Papa, della Porta Santa in San Pietro ...
L’apertura, da parte del Papa, della Porta Santa in San Pietro è avvenuta in presenza di una delegazione della Repubblica Italiana guidata dalla Presidente del Consiglio.
Il Capo dello Stato, la cui carica gli avrebbe conferito il diritto di esercitare le proprie funzioni di rappresentanza in una simile circostanza, era viceversa assente.
I giornali, che si sbizzarriscono nelle interpretazioni a volte più fantasiose di simili accadimenti, non hanno evidentemente nulla da osservare al riguardo.
Ogni illazione può risultare naturalmente sbagliata, ma a nostro modesto avviso Mattarella ha preferito non sminuirsi, essendo la sua figura sopravanzata da chi esercita realmente il potere.
Se dunque il Presidente, rimanendo al Quirinale, avalla tacitamente la propria “diminutio capitis”, riconosce anche in modo implicito che essa risulta ormai consumata.
Come abbiamo osservato già infinite volte, si rinnova il rapporto di forze tra Mussolini e Vittorio Emanuele III.
Il quale accettò di ridursi ad un ruolo decorativo.
Lo Stato italiano vedeva con ciò stesso manifestarsi la propria condizione, completamente diversa da quella propria della Santa Sede.
Dove non soltanto coincidono nella Papa le figure di Capo dello Stato e di Capo del Governo, ma il Sommo Pontefice è soprattutto un Sovrano assoluto.
Per cui tutto quanto egli decide è per ciò stesso legale e legittimo.
Ciò non toglie che il suo potere possa essere di fatto limitato dall’influenza di soggetti esterni.
Se questi incarnano una ideologia – come avvenne precisamente nel caso del Fascismo, ed oggi si ripete con la “democratura” in costruzione da parte della Meloni – risulta inevitabile la loro tendenza a coartare l’espressione dei vari soggetti sociali.
Che in tanto possono sussistere in quanto si dimostrano d’accordo con il Potere dello Stato.
Questo risulta accettabile per le diverse corporazioni economiche.
La quali possono naturalmente perseguire ciascuna il proprio profitto materiale.
Diverso è invece il caso di chi opera sul piano spirituale.
Ed ha per questo bisogno che ai singoli individui si garantisca la libertà di coscienza.
I Patti Lateranensi rappresentarono per la Chiesa la piena rivincita sul Risorgimento.
Non solo e non tanto in quanto segnarono la ricostituzione di una statualità, sia pure simbolica, bensì perché quella Cattolica venne dichiarata “Religione Ufficiale” dello Stato.
Il quale da laico si trasformò in confessionale, come dimostra la regolazione degli effetti civili del Matrimonio, rimessa alla normativa canonica anche quando veniva celebrato con il rito civile.
Ci si domanda oggi retrospettivamente se tutto questo poteva compensare la riduzione sostanziale della Chiesa Cattolica alla condizione di una delle tante organizzazioni di massa del Regime.
Il Fascismo si occupava infatti dell’inquadramento della popolazione perfino nell’espressione della sua fede.
Quando la Chiesa tentò di debordare da questo ambito, occupandosi di educazione della gioventù, scoppiò un conflitto tra il Regime e la Santa Sede sull’interpretazione delle norme comunemente sottoscritte.
Lo stesso avvenne quando l’elezione dei dirigenti dell’Azione Cattolica sfociò nella scelta di personaggi sospetti di antifascismo.
In ambedue i casi, la Chiesa dovette piegarsi alla lettura dei Patti Lateranensi decisa dalla riva sinistra del Tevere.
Il regime “in fieri” capeggiato dalla Meloni ha già sottomesso – complice la crisi economica e sociale, come pure l’incombente clima di guerra, che impone l’instaurazione delle conseguenti discipline collettive – i diversi corpi sociali.
Lo stesso è avvenuto con gli organi dello Stato che non fanno parte del Potere Esecutivo.
Il Parlamento è ridotto ad una macchina per la conversione dei Decreti, mentre la Magistratura – con la vergognosa sentenza di Palermo – dichiara che da ora in poi si asterrà dal valutare in sede penale l’operato dei Ministri.
Garantendo così non già la loro impunità, bensì la loro immunità da tale Giurisdizione.
Quanto compiuto nell’esercizio delle loro funzioni, infatti, ufficialmente “non sussiste”: nel senso che risulta insindacabile da parte di un altro Potere dello Stato.  
Gli organi cosiddetti “di Garanzia” si astengono a loro volta dall’esercizio delle proprie funzioni.
Se il Savoia appose la propria firma in calce alle infami “Leggi Razziali”, che cancellavano il principio di eguaglianza stabilito con lo Statuto dal suo antenato, Mattarella - comportandosi nello stesso modo con la cosiddetta “Autonomia Differenziata” - avalla il principio in base al quale la Costituzione può essere emendata mediante una Legge Ordinaria.
Trasformandosi così da rigida in flessibile.
La Corte Costituzionale accetta a sua volta questo “modus procedendi” del Governo.
Si prospetta dunque il ripetersi della situazione in cui la Chiesa si era trovata a partire dal 1929.
C’è una clausola dei Patti Lateranensi che spiega – meglio di quanto faccia tutta la Dottrina di Diritto Ecclesiastico – il motivo per cui la Santa Sede li sottoscrisse: quella in cui si afferma che le veniva garantito quanto necessario al libero esercizio della sua funzione spirituale.
Questa affermazione non risulta mendace se riferita all’azione svolta dalla Chiesa a livello universale.
Come avrebbero dimostrato le vicende della Guerra Mondiale.
La libertà d’azione del Papato sul piano internazionale si può dunque considerare un diritto acquisito.
Sul cui consolidamento influì la collaborazione instaurata con le Autorità della Repubblica – non soltanto di fatto, ma anche concordando più o meno tacitamente la rispettiva azione diplomatica – lungo tutto il dopoguerra.
Ci domandiamo se questa situazione possa continuare nell’era della Meloni.
L’Europa Occidentale, dopo una fase in cui tutti quanti i suoi Stati avevano assecondato la distensione, nella consapevolezza che questa tendenza avrebbe ampliato i loro margini di azione, ristretti a causa dell’esito della Seconda Guerra Mondiale, deve oggi subire gli effetti prodotti dalla sua inversione.
Si moltiplicano gli atti della “guerra asimmetrica”.
I cavi sottomarini del Baltico vengono tagliati da un misterioso sabotaggio, i Russi abbattono un aereo civile di un Paese neutrale, la Compagnia di Bandiera di Israele sospende i collegamenti con Mosca, qualcuno affonda un cargo - formalmente appartenente alla Marina Mercantile – che doveva evacuare il materiale militare dislocato nella base navale di Tortosa, mentre il Trentuno Dicembre si minaccia l’interruzione delle forniture di gas destinate all’Europa Occidentale.
L’elenco dei sintomi della guerra si allunga di ora in ora.
La tendenza autoritaria dei Governi dell’Europa Occidentale si accentua insieme con la deriva verso l’aggravamento di un conflitto, sia pure non dichiarato.
Le scelte economiche sbagliate compiute dalle Autorità di Bruxelles, che hanno limitato la ricerca scientifica, permettendo alla Cina di sopravanzare l’Europa sul piano tecnologico, causano la catastrofe sociale segnata dalla deindustrializzazione.
Le piazze si riempiono di disperati, manipolabili da chi intenda scatenare delle proteste violente, ma soprattutto da chi si proponga di usarle come pretesto per la repressione.
L’Europa si era illusa che il suo benessere, basato sulla superiorità tecnologica, non avesse mai fine.
Ora le basi di questa condizione sono venute meno, e ci troviamo non soltanto impoveriti, ma anche esposti alla crescente influenza dei Paesi extraeuropei.
Con il risultato che ci chiudiamo in noi stessi, praticando l’autoritarismo in politica interna e dimostrandoci guerrafondai in politica internazionale.
Senza però disporre dell’equivalente delle “Cannoniere” dell’Ottocento.
Agiamo dunque come una fortezza assediata.
La Chiesa è l’unico soggetto che non condivide questa tendenza, e di conseguenza ha bisogno oggi più che mai di quella libertà di azione che credette di avere acquisito nel 1929 e confermato in seguito con la revisione del 1984 del Concordato.
Con cui manteneva sostanzialmente i propri privilegi, pur rinunziando alla pretesa di dichiarare formalmente la Repubblica come uno Stato confessionale.
Non dimentichiamo che questa riforma costituì pur sempre il maggiore successo ottenuto nel dopoguerra dal Cattolicesimo liberale, avendo il Vaticano rinunziato a regolare gli effetti civili del Matrimonio.
La Meloni è espressione di un Partito che si oppose tanto all’introduzione del Divorzio quanto alla Revisione del Concordato.
Che venne invece accettata – ed anzi promossa - anche dalla Democrazia Cristiana.
Questo Partito era stato viceversa contrario all’introduzione del Divorzio, ma non esiste più.
Esiste però ancora l’erede del Movimento Sociale.
Che governa l’Italia senza più mediazioni.
Quanto avvenuto la notte di Natale in San Pietro rivela come esso si proponga di stringere la Chiesa in un abbraccio mortale.
Gli oppositori possono ritirarsi ciascuno in uno dei tanti settori che compongono la grande sfera della metapolitica.
La Chiesa, invece, è paradossalmente costretta ad agire sul piano politico per continuare la propria missione spirituale.
Ed è precisamente su questo piano che il Governo italiano tenta di coartarla.
Lo Stato liberale non lo fece, quello fascista vi riuscì solo in parte, quello postfascista le riconobbe il massimo della libertà.
Ora il Vaticano di Bergoglio affronta la prova più difficile dal tempo della Rivoluzione Francese e di Napoleone.
Con la differenza che si confronta con una controparte illiberale.
Dal suo esito dipende il futuro del cristianesimo in Occidente.

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Mario Castellano  23/01/2025
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