Le notizie cattive prevalgono di gran lunga su quelle buone...
Le notizie cattive prevalgono di gran lunga su quelle buone, e tuttavia – compiendo per una volta una concessione all’ottimismo - iniziamo la nostra rassegna quotidiana dall’unica positiva. A Genova, il Centro – Sinistra pare orientato a candidare per la carica di Sindaco – essendo previamente necessario lottare affinché le Elezioni si svolgano nei termini stabiliti dalla Legge – una rappresentante della cosiddetta “Società Civile”. Si tratta di tale Signora Sibilla, “manager” del Gruppo Costa. Non abbiamo l’onore di conoscere la precandidata, ma quanto sappiamo di lei – in base alle notizie di stampa – basta e avanza per considerare giusta la sua scelta. Sempre che il solto Burlando non riesca ad ottenerne la revoca, facendo prevalere i propri interessi personali. Se però il nome della Signora Sibilla comparirà sulle schede, non potrà più riuscire all’intrigante ex “Governatore” il pessimo scherzo giocato a Dello Strologo e poi ad Orlando. In primo luogo, la precandidata è una donna, e le rappresentanti del suo sesso – laddove si sono poste alla guida della Coalizione – hanno quasi sempre vinto. Oltre a tutte le altre doti, esse posseggono infatti la capacità di mediare. La quale risulta particolarmente necessaria a Genova, dal momento che il gruppo dirigente del Partito Democratico - piegandosi all’orientamento espresso dall’Ingegnere e dal Segretario Regionale - ha voluto perdere le recenti Elezioni - avendo rifiutato l’apporto tanto della “Società Civile” quanto delle forze politiche convergenti. La scelta era tra preservare cosiddetto “Sistema – Liguria”, malgrado i colpi ricevuti dal Potere Giudiziario ed il conseguente fallimento dei loschi affari tramati a bordo del panfilo di Spinelli, oppure voltare finalmente pagina. Questo avrebbe però comportato la definitiva emarginazione dell’apparato funzionariale ereditato dal peggiore stalinismo, che aveva condotto gli ex Comunisti ad aderire al “Partito Trasversale”. La cui prevalenza – come dimostra il caso della “Selvaggina” ad Imperia – garantiva a certi soggetti il duplice vantaggio di favorire la loro corruzione, con la conseguente subordinazione alla Destra economica e politica più retriva, preservando al contempo il proprio dogmatismo ideologico. La Signora Sibilla viene da quel settore dell’Armamento privato che non si è mai fatto rappresentare da Spinelli, ed ha preferito spostare altrove il centro delle proprie attività pur di non sottostare alle imposizioni mafiose del gruppo di potere “trasversale” riunito intorno a costui. Del Gruppo Costa, che diede lavoro - quando ancora la Liguria era terra di naviganti - a molti nostri concittadini, tra cui il grande Osvaldo “Bracccioforte” Martini Tiragallo, ricordiamo che per entrare alle sue dipendenze occorreva la raccomandazione dell’Autorità Ecclesiastica. Che fu espressa, nel caso di “Braccioforte”, dalla coppia composta da Nino Ardissone, l’indimenticabile “Cagasso”, e da un “Pezzo da Novanta” quale Monsignor Mario Jsmaele Castellano. Il quale ultimo, all’epoca, non si era ancora convertito al Comunismo. Essendo verosimilmente di estrazione cattolica, la Signora Sibilla può affrontare sul suo stesso terreno l’opusedista Paciocchi, rappresentante del più retrivo settore confesionalista e dedito – insieme coi vari Benvenuti, Toti, Bucci e Moratti – ad invadere ed espropriare la Sanità ligure. Ciò qualifica la Signora Sibilla anche come una sorta di resistente al dominio forestiero su Genova. Ricollegandosi con la memoria del nostro presunto antenato Giovanni Battista Perasso, detto “Balilla”. Se la sua scelta verrà confermata – come auspichiamo – il settore cattolico democratico, superata finalmente l’era del Cardinale Siri e dei suoi eredi, si incontrerà finalmente con quello laico. Che a sua volta si accinge a lasciare alle spalle, con ancor maggiore ritardo, il Vetero Comunismo. Ad Imperia, mancano ancora l’una e l’altra componente: come prova l’adesione alla parte politica “bassotta” dei nomi più lugubri dello stalinismo locale, da Oneglio a Risso a Petrucci. La “Società Civile” dimostra di possedere una maggior sensibilità ed una maggior cultura politica rispetto al funzionariato di Partito. Che non va oltre la preservazione dei propri stipendi. Come dimostra il plauso tributato dalla Signora Schlein e dai suoi caudatari alla Meloni. La quale ha dovuto restituire all’Iran l’Ingegnere dei droni, oltre a pagare un congruo riscatto in denaro e perfino a porgere - “last but not least” - le scuse dell’Italia per quello che viene definito un “malinteso” (?!). Il tutto per avere indietro l’incauta collaboratrice dell’ancor più incauto “Giulianone” Ferrara. Che gioca a fare l’agente segreto comodamente installato nella sua tenuta in Maremma. Ora un gruppo di cittadini, costituito in Comitato, promuove delle manifestazioni pacifiche a Roma e a Bruxelles per denunziare l’instaurazione della democratura, con particolare riferimento all’azione intrapresa dal Governo nel campo dei mezzi di informazione. Meglio tardi che mai. Intanto, però, si avverte nelle piazze l’insorgenza di una opposizione che non intende mantenersi nei limiti della legalità. Usando l’argomento costituito dal fatto che il Governo li ha superati per primo. Questo è vero, ma l’azione violenta – oltre a confliggere con la scelta legalitaria compiuta da tutto il movimento democratico italiano fin dal momento della Liberazione – si presta ad ogni sorta di provocazione. Come dimostra la vicenda della manifestazione antiscajolana miseramente fallita ad Imperia. Cui non ha inspiegabilmente partecipato il principale promotore. Un’altra volta, gli aderenti facciano più attenzione. Esiste comunque il rischio concreto che una opposizione dedita all’illegalità assuma il ruolo di unico contraltare dell’attuale Governo. Nel qual caso si scontrerebbero non solo due tipi di violenza, ma anche due diversi autoritarismi. Gli Islamisti radicali, istigati dalla fidanzata del morto di Milano, hanno danneggiato la Sinagoga di Bologna ed hanno attaccato la Polizia nelle vie di Roma. Che – data la sua composizione sociale – si presta a divenire un teatro ideale per la guerriglia urbana. Intanto si moltiplicano gli episodi della “guerra ibrida” aventi come scenario il nostro Paese. Una volta, il traffico ferroviario era stato bloccato da un chiodo, incautamente piantato in una centralina elettrica da un operaio mai identificato. Ora un altro ignoto, questa volta un macchinista, ha tagliato i fili con il pantografo. Il Governo racconta simili scemenze, ma l’Opposizione fa finta di crederci, attuando ambedue la cosiddetta “politica dello struzzo”. Intanto, oltre Oceano, brucia Los Angeles, e l’incendio si propaga inspiegabilmente a Nuova York. Colpendo – guarda caso – i luoghi dove è più forte l’opposizione a Trump. Se gli Stati Uniti si incamminano verso il “Cuius regio, ejus religio”, il contagio si estende inevitabilmente all’Europa Occidentale. Occorre dunque riaffermare la propria identità, e Genova – se i suoi cittadini si dimostrano consci della propria eredità storica – può dare l’esempio. Nel giorno in cui la Meloni perse in un colpo solo Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli, parve che il pericolo fosse allontanato. Dopo pochi mesi, però, a Roma qualcuno le disse: “Prego, si accomodi”. Ora l’Opposizione deve ripartire dai campanili delle “Cento Città d’Italia”.