La Dottoressa Sibilla rifiuta la candidatura a Sindaco di Genova.
La Dottoressa Sibilla rifiuta la candidatura a Sindaco di Genova.
Si tratta di una persona che conosce bene il Partito ex Comunista, come prova la condivisione della decisione presa a suo tempo da Doria di non ripresentarsi alla fine del suo mandato per evitare che Burlando lo pugnalasse alla schiena: la precandidata ha capito che questa manovra si sarebbe ripetuta per l’ennesima volta a suo danno.
Ora – ammesso e non concesso che a Genova si torni a votare quest’anno – c’è il rischio che la cosiddetta “Sinistra” rifiuti ancora una volta di vincere, per non intaccare il “Sistema – Liguria”.
Il quale funziona in quanto non perde nessun ingranaggio del meccanismo.
Intanto, Orlando dice a “Il Secolo XIX” che rimane nella nostra Regione a furor di popolo.
Per il resto, la sua intervista ricorda quanto scrisse Oscar Wilde: “La Camera dei Comuni non ha nulla da dire e lo dice”.
Il comportamento dell’ex Ministro ricorda quello della Professoressa Oddone.
La quale, ogni volta che si approssimano le Elezioni Regionali, chiede al Partito di Genova di ripresentarla.
Venendo puntualmente rispedita ad Imperia, in una sorta di partita di tennis in cui vincono entrambi i contendenti, dal momento che la candidatura non viene ottenuta né in un luogo, né nell’altro.
Nel caso di Orlando, perde invece la Liguria, che non riesce a sbolognarlo alla Schlein.
Per cui l’Uomo continuerà a (NON) fare opposizione in via Fieschi.
Se Orlando, perdendo le Elezioni, ha osservato disciplinatamente gli “ordini di scuderia”, De Luca – che viceversa era intenzionato a vincere ancora una volta - viene eliminato dalla Signora elvetico – germanico – statunitense.
La quale evidentemente muore dalla voglia di restituire la Campania alla Meloni.
Gratteri, intanto, elogia il “risanamento” di Caivano, e Manfredi partecipa dal palco ad una manifestazione svoltasi a Napoli in onore del Ministro della Cultura.
Il regime si consolida, guadagnando ogni giorno nuove adesioni.
Lo prova ulteriormente il modo in cui i giornali annunziano ad Imperia il rinvio a giudizio del Sindaco.
È vero che costui è in presunzione di innocenza, ma è vero altresì che la Magistratura Inquirente non agisce con intenti persecutori, bensì soltanto per promuovere l’accertamento in sede di Giudizio della verità processuale.
Delle due l’una: se l’imputato sarà condannato, la sentenza verrà considerata come il risultato dei preconcetti nutriti nei suoi riguardi; se invece verrà assolto, i giornalisti dimostreranno di avere valutato il caso con perspicacia e conoscenza del Diritto.
Spunta fuori, nel frattempo, che un italiano è stato arrestato dalla Polizia Politica del Venezuela, senza che venisse formulato e notificato nei suoi riguardi alcun capo d’imputazione.
Il malcapitato si trova dunque nella stessa situazione vissuta dalla Sala.
Costui, però, non è un collaboratore di “Giulianione” Ferrara; né è figlio di un componente del Consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena; né è intimo amico e vicino di casa del Ministro degli Esteri; né appartiene al cosiddetto “generone” romano; né – “dulcis in fundo” – si tratta di un giovane “de Sinistra” che deve “realizzarsi”.
Come si “realizzava” Ilaria Salis, la quale era dedita a picchiare gli Agenti di Polizia, collezionando in Patria denunzie per Resistenza alla Forza Pubblica, e per giunta – malgrado la sua condizione sociale decisamente privilegiata – occupava gli alloggi delle Case Popolari.
È vero che la Polizia e la Magistratura ungherese hanno esagerato – come avviene puntualmente al di fuori dell’Occidente – ma le vittime e gli eroi non appartengono alla stessa specie di persone.
Gli eroi si sacrificano volontariamente per una causa, e pagano di persona.
Le vittime, invece, sono coloro cui capita di essere colpite da una ingiustizia.
Che – nel caso della Salis – non consiste nel subire una sanzione (percuotere la Polizia costituisce dovunque un Reato), bensì soltanto nel suo eccesso.
Esiste infine la sottospecie delle vittime che procurano di essere tali.
La Salis appartiene precisamente a questa categoria di persone.
Tra le quali non si può comunque discriminare.
Per cui la Signora Meloni, una volta confermato il criterio in base al quale l’Italia – come d’altronde tutti i Paesi Occidentali – paga il riscatto preteso per i rapiti, deve comportarsi in questo modo anche nel caso di Trentini.
L’Organismo cui questi appartiene sarà eventualmente richiamato in seguito a rivedere i criteri con cui impiega i propri cooperanti.
Anche la Direzione de “Il Foglio” dovrà però analogamente concordare quelli che regolano l’invio all’estero dei suoi redattori.
Tempo fa, vi fu chi propose di seppellire nel Pantheon il Capitano Dreyfus.
Le Autorità francesi decisero di non farlo, in quanto Dreyfus – pur essendo giustamente considerato una vittima del razzismo – non era viceversa un Eroe.
Ora giunge notizia che anche lo Stato di Israele ha dovuto piegarsi al ricatto dei terroristi.
I quali, dopo avere massacrato, stuprato, torturato e rapito i suoi cittadini, vengono premiati con la liberazione di molti di loro.
Le vittime non erano degli avventurieri, ma soltanto delle persone che festeggiavano una ricorrenza religiosa.
Diversamente dal Soldato Gilad Shalit, che si trovava a Gaza essendo impegnato in una operazione militare.
Nel mondo in cui viviamo, la scelta è dunque tra sacrificare degli innocenti o cedere al ricatto.
Non siamo in condizione di valutare i criteri seguiti dal Governo di Gerusalemme, ma è certo che i terroristi - anche a costo di diminuire il numero di persone da scambiare - hanno usato il tempo trascorso dal Sette Ottobre per ucciderne forse la maggior parte.
Per cui temiamo che gli ostaggi di cui si può sperare la liberazione siano soltanto trentatré.
Ci auguriamo di sbagliare, ma la vicenda dimostra comunque che l’azione militare condotta a Gaza non è stata inutile, avendo ridotto le capacità di azione del terrorismo.
Quale è la linea del Partito Democratico su questi temi?
Mentre la Boldrini accusa Israele di “genocidio”, la Schlein regala alla Destra la Campania.
Se il Partito ex Comunista fosse davvero di “Sinistra”, si occuperebbe di più dell’Italia, e meno della Palestina.
Che comunque non esporta selvaggina.

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Mario Castellano  23/01/2025
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