L’attempata Signora Luisa Morgantini – la quale, ormai più che ottuagenaria, vive in una sorta di capsula del tempo che, secondo lei, si è fermato agli Anni Settanta...
L’attempata Signora Luisa Morgantini – la quale, ormai più che ottuagenaria, vive in una sorta di capsula del tempo che, secondo lei, si è fermato agli Anni Settanta (di cui rimpiange soprattutto la violenza politica) - si è fatta arrestare dalle Autorità dello Stato di Israele per essere penetrata in una zona militare vietata ai civili.
La “Pasionaria” bolognese intendeva dimostrare che Israele non è uno Stato di Diritto, evidentemente ignorando che le aree militari “off limits” esistono in tutti i Paesi del mondo.
In particolare, nel Nicaragua – del cui regime la Morgantini agisce quale “agente di influenza” in Italia - la base di Los Brasiles, che un tempo veniva sfiorata dalla linea ferroviaria Granada – Corinto, ha una estensione maggiore dell’intera Provincia di Imperia.
La Signora è comunque riuscita a dimostrare la tesi contraria a quella che intendeva provare: poiché in Israele sono in vigore le regole dello Stato di Diritto, la Polizia si è limitata ad allontanarla, senza tenerla in prigione al fine di ottenere un riscatto dal nostro Governo.
Come è invece successo per numerose sue “Compagne”, dalle “Due Simone” alla Sgrena fino alla milanese “Aisha”.
La quale – essendo più aggiornata con la moda del momento - non professa il marxismo – leninismo, ma si è convertita all’Islam.
La Morgantini aveva costituito – insieme con Claudio Bernabucci, Dario Conato, Marcella Marchioni Serangeli, Filippo Beltrami ed altri, un Organismo non Governativo - denominato dapprima “Movimento Liberazione e Sviluppo” e poi ribattezzato “Movimondo” in seguito alla caduta del Muro Di Berlino - che operava in Italia come “longa manus” della famigerata “Seguridad del Estado”, cioè della Polizia Politica del Regime sandinista nicaraguense di Daniel Ortega.
Poiché questo Organismo contava su cospicui finanziamenti elargiti dal nostro Ministero degli Esteri quale “Aiuto allo Sviluppo”, il Governo di Managua poteva conoscere i fatti nostri senza spendere un solo centesimo, bensì addebitando la fattura ai nostri contribuenti.
Il “Padre Nobile” di tale consorteria era “Uolter” Veltroni, il quale in Italia giocava a “fa’ l’Americano”, atteggiandosi ad ammiratore del sistema politico degli Stati Uniti (che cosa dirà ora che i suoi connazionali di elezione hanno eletto Trump?), ma tutelava dei personaggi dediti a sostenere la destabilizzazione del nostro Paese.
Alle cui Autorità non veniva perdonata l’adesione all’Alleanza Atlantica.
Molto dopo – si badi – che Berlinguer aveva proclamato di sentirsi più al sicuro sotto il suo usbergo.
Mentre dunque l’ex Sindaco di Roma si qualificava come il più filoccidentale dei dirigenti comunisti, i suoi seguaci agivano apertamente contro la revisione ideologica – ed il conseguente cambio di schieramento internazionale – operata dal gruppo dirigente delle Botteghe Oscure.
Il referente politico di costoro essendo piuttosto Renato Sandri, all’epoca responsabile alle Botteghe Oscure dei rapporti con l’Estero.
Il quale, dopo la cosiddetta “svolta della Bolognina” ed il cambio nella denominazione del Partito, se ne sarebbe andato sbattendo la porta.
In compagnia di Sandro Natta, con cui si dedicò a sabotare la nuova compagne.
Quanto alla Morgantini, l’altra sua specialità consisteva nello spreco dei soldi.
Avendo intrapreso la pubblicazione di un periodico, lo spediva agli abbonati in busta chiusa, pagando la tariffa delle lettere ordinarie.
La Signora ignorava l’esistenza di metodi di invio quali gli “stampati” – in seguito denominati “pieghi di libri” - e la spedizione in abbonamento postale.
Negli Anni Settanta, sull’onda del Quindici Giugno, certi dirigenti comunisti si abbandonarono agli spechi più sconsiderati.
Che fine ha fatto lo stanziamento di ben ottanta milioni di Lire, destinato a costituire ad Imperia una sezione provinciale dell’Istituto Gramsci?
Il quale non promosse nemmeno una iniziativa, ma si limitò a mangiare i soldi.
In tempi più recenti, la Morgantini e suo fratello – dal momento che il Partito non riusciva a” farne i soldi”, come avrebbe detto con espressione vernacola lo zio Sandro Natta – vennero incaricati di gestire a Bologna una “Mensa del Popolo”.
Dati i precedenti, è probabile che vi si serva del caviale, al fine di fare un maggiore e più rapido spreco di risorse economiche.
L’intento dei dirigenti felsinei consisteva evidentemente nel distogliere la Morgantini dalla Politica Estera.
Questo disegno, a giudicare da quanto avvenuto in Medio Oriente, è però fallito miseramente.
La maturità di una forza politica si valuta soprattutto in base alla lealtà verso le alleanze internazionali del Paese che vorrebbe governare.
Ciò risulta tanto più vero - e tanto più necessario - quando esiste un reale pericolo di guerra.
In sede locale, la preoccupazione di certi dirigenti “democratici” consiste invece nel procurare l’ampliamento dell’habitat della cosiddetta “Grossa Selvaggina”.
Grossa come i guadagni realizzati dai suoi esportatori di Belgrado.
E come i danni prodotti alle coltivazioni ed agli allevamenti.
Ci pare che i corrispondenti locali della Serbia abbiano già guadagnato abbastanza, e comunque gli elettori li hanno giustamente bocciati.
La Meloni, intanto, prosegue nell’edificazione del suo Regime.
Ora la Signora della Garbatella proclama che i Giudici – se vogliono esercitare le loro funzioni – devono sottoporsi al giudizio del popolo.
Il principio elettivo vale però soltanto per gli organi rappresentativi, e non per quelli cosiddetti “tecnici”.
In cui, ovunque nel mondo, vengono incorporate le persone fisiche che dimostrano - attraverso la procedura del Concorso Pubblico – di possedere le necessarie conoscenze.
I Giudici, peraltro, hanno il compito di controllare il rispetto della Legge.
Negli Stati Uniti, un Presidente dovette dimettersi, essendo stato accertato dal Potere Giudiziario che aveva violato la norma penale.
Dire che il fatto stesso di promuovere un procedimento a carico della Presidente del Consiglio costituisce un atto diretto contro lo Stato significa sovvertire la verità, e soprattutto sovvertire i principi del Diritto.
Lo Stato viene piuttosto destabilizzato da chi trasgredisce la Legge agendo nell’esercizio delle proprie funzioni.
Se si accettasse il punto di vista della Meloni, si giungerebbe al paradosso in base al quale il Capo dello Stato è in alcuni casi penalmente responsabile, mentre il Capo del Potere Esecutivo risulta completamente “legibus solutus”.
Come i Sovrani Assoluti, i dittatori ed i “democratori”.
Mussolini, non a caso, si era collocato al di sopra di Vittorio Emanuele III.
Analogamente al Re, Mattarella non trova nulla da obiettare: più che il rispetto della Costituzione, gli interessa evidentemente il mantenimento dello stipendio.