Il Governo Meloni tenta affannosamente di venir fuori dallo scandalo...
Il Governo Meloni tenta affannosamente di venir fuori dallo scandalo causato dal rimpatrio del criminale libico invocando il precedente dello scambio tra la Signorina Sala e l’Ingegnere iraniano mercante di droni.
In realtà, tra i due casi non esiste – sul piano giuridico - nessuna analogia.
Mentre infatti l’estradizione del miliziano sciita verso gli Stati Uniti era rimessa alla valutazione discrezionale tanto del nostro Potere Giudiziario quanto del Governo, quella del responsabile dei “Servizi Migratori” del Regime libico di Serraj costituiva viceversa – tanto dal punto di vista dal punto di vista del Diritto Internazionale quanto dal punto di vista del Diritto Interno – un tipico atto dovuto.
Sull’Ingegnere pendeva, come si è detto, una richiesta di estradizione presentata dal Governo degli Stati Uniti.
La quale deve essere valutata dall’Autorità Giudiziaria italiana in base a due elementi.
In primo luogo, la richiesta deve riguardare l’autore, ovvero la persona sottoposta a procedimento penale per un reato considerato tale anche dall’Ordinamento Penale del Paese cui la richiesta viene indirizzata: nella fattispecie, in base all’Ordinamento Penale italiano.
L’Ingegnere operava come intermediario, peraltro dichiarato, nel commercio internazionale di armi.
Tale attività non configura di per sé un reato.
Il suo committente non era però uno Stato – nel qual caso, come si suol dire, “Nihil Juris – bensì una organizzazione che le competenti Autorità degli Stati Uniti hanno classificato come terroristica, mentre le omologhe Autorità europee non la considerano tale.
Ciò rende illegale l’attività svolta da Abnedini dal punto di vista dell’America, ma non dal nostro punto di vista.
La seconda condizione che deve ricorrere per concedere l’estradizione è costituita dall’assenza – nelle motivazioni dell’atto con cui si decide la restrizione della libertà personale, ovvero la condanna ad una pena detentiva – del cosiddetto “Fumus Persecutionis”.
Queste decisioni non devono essere, cioè, influenzate da argomenti di ordine politico.
Se non vigesse questa condizione, i Paesi Occidentali dovrebbero restituire a Putin e agli altri “Democratori” quasi tutti i dissidenti che hanno trovato rifugio da noi.
Le Autorità della Russia hanno infatti cura di perseguitarli formalmente per dei reati comuni, in particolare per evasione fiscale.
Trattandosi però in realtà di oppositori del Regime, l’estradizione viene giustamente negata.
Se questa valutazione spetta all’Autorità Giudiziaria, il Governo – e più precisamente il Ministro dell’Interno - può rifiutare comunque di eseguire l’estradizione, o interrompere la relativa procedura prima che sia compiuta.
È chiaro che Albedini è stato rimandato in Iran come merce di scambio con Cecilia Sala, ma il Governo italiano ha agito in questo caso nell’ambito di un potere discrezionale: che gli viene riconosciuto tanto in base all’Ordinamento Giuridico interno quanto in base all’Ordinamento Giuridico internazionale.
Il che ha impedito alle Autorità degli Stati Uniti di protestare per la nostra decisione.
Il libico, in primo luogo, non può essere qualificato come un delinquente politico, bensì soltanto come un criminale comune.
Essendo responsabile dei “Servizi Migratori” del suo Paese – dove lo Stato praticamente non esiste, ma tuttavia dispone di due organi ipertrofici, che sono per l’appunto la “Autorità Migratoria” e la “Guardia Costiera”, entrambi gestiti con l’aiuto della Cooperazione Italiana – costui detiene nel famigerato campo di concentramento di Mitiga i fuggiaschi dall’Africa Subsahariana.
I quali vengono torturati sistematicamente per estorcere ai loro familiari rimasti in Patria le tangenti pretese per essere autorizzati ad imbarcarsi verso la Sicilia.
Una volta bordo dei “barconi”, la loro Odissea non è però finita.
A parte il rischio di un naufragio, succede a volte che la “Guardia Costiera” li intercetti e li rimandi indietro.
Costringendoli a pagare un’altra volta.
La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha condannato il Signore venuto in Italia ufficialmente per assistere ad una partita di Calcio, ma in realtà per negoziare con gli emissari della Meloni il “quantum” da pagare al suo Governo per mettere freno all’immigrazione “clandestina” – avendo costui commesso dei crimini contro l’Umanità.
L’Interpol ha di conseguenza emesso il cosiddetto “Foglio Rosso”, in base al quale chi ne è colpito deve essere consegnato dalle Autorità del Paese in cui avviene l’arresto a quelle del Paese – o, nel caso specifico, dell’Organizzazione Internazionale – richiedente l’estradizione.
In questi casi, l’emissione del Mandato di Cattura Internazionale consegue all’accertamento tanto del carattere criminoso – in base a tutti gli Ordinamenti Giuridici nazionali – degli atti compiuti od imputati al ricercato quanto dell’assenza di un “Fumus Persecutionis” di tipo politico.
Ciò spiega perché la cattura e l’estradizione costituiscono “Ope Legis” un atto dovuto.
Sul quale non sussiste nessun potere discrezionale della Autorità Giudiziarie e del Governo del Paese in cui l’arresto viene effettuato.
Negando l’estradizione, e addirittura formulando le scuse dell’Italia all’arrestato, nonché trasportando la persona arrestata nel Paese di origine a spese dei nostri contribuenti – già tartassati dal riscatto in denaro pagato per la Signorina Sala – le Autorità di Roma hanno dunque violato tanto la normativa interna italiana quanto il Diritto Internazionale.
Motivate certamente dalla minaccia, formulata da Serraj, di prendere in ostaggio tutti i nostri connazionali che si trovano attualmente in Libia.
Nessuno dei quali è un turista o un giornalista, ma sono quasi tutti incaricati di missioni di “Cooperazione Internazionale”.
I Carabinieri istruiscono la Polizia locale; i Marinai formano la “Guardia Costiera”, di cui aggiustano anche le imbarcazioni; i tecnici dell’ENI aiutano quelli dell’Ente Petrolifero Nazionale nell’estrazione.
D’ora in poi, non si potrà più arrestare uno straniero in Italia.
In base al precedente stabilito da Piantedosi, basterà – per ottenerne il rilascio – la minaccia di prendere in ostaggio degli Italiani all’estero.
Non solo da parte di Stati Stranieri, ma anche di organizzazioni composte da criminali politici, o addirittura comuni.
A tale ultima categoria appartiene – secondo la Corte dell’Aia – la consorteria di delinquenti guidata dal Signore tratto in arresto a Torino.
E allora perché si è rifiutato di negoziare con le Brigate Rosse per salvare la vita di Moro?
Perché a quel tempo lo Stato esisteva ancora.
Poi, però, è stato distrutto.
Prima dai vari Renzi e Conte, e quindi – definitivamente – dalla Signora della Garbatella.
La Sinistra ha ragione nel criticarla, ma non è immune da colpe.
Se la Meloni coltiva i rapporti di affari con le “Autorità Migratorie “della Libia, i Compagni di Imperia facevano lo stesso con le Autorità della Serbia preposte al Commercio Internazionale.
“Chi è innocente – disse il Divino Maestro – scagli la prima pietra”.

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Mario Castellano  04/02/2025
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