Durante il Regime di Franco, facemmo amicizia con un esule repubblicano, incaricato di redigere a Roma un bollettino dell’Opposizione, destinato ai suoi simpatizzanti italiani.
Una volta gli domandammo di quale tipo fossero le sue fonti di informazione, ed egli ci sorprese dicendo che la principale era costituita dai giornali ufficiali.
I quali, però, erano ancora sottoposti alla censura.
La possibilità di conoscere quanto accadeva in Patria era propiziata da due fattori concomitanti.
In primo luogo, i giornalisti spagnoli – che avevano già da tempo come modello i loro colleghi dell’Europa Occidentale – tentavano, spesso con successo, di forzare i vincoli loro imposti: i funzionari incaricati di farli rispettare svolgevano peraltro le proprie mansioni con sempre minore impegno, e dunque con sempre maggiore tolleranza.
L’altro fattore che favoriva l’emergere delle notizie sgradite al Governo consisteva nel fatto che a volte esse risultavano troppo evidenti per essere nascoste.
La Cronaca Giudiziaria, in particolare, non era soggetta a restrizioni.
Per cui, quando l’enorme scandalo detto della “MATESA” dal nome di una Società fittizia messa in piedi dall’Opus Dei per promuovere i propri affari illeciti travolse una grossa fetta dello “establishment”, nessuno poté impedire ai giornalisti addetti alla cosiddetta “nera” di pubblicare nomi, cognomi e malefatte di molti potenti.
Il Regime era marcio tanto per il suo anacronismo quanto per la sua corruzione.
Uno dei due Giornali muniti di cronaca locale imperiese ha addirittura “sparato” nella locandina, solitamente consacrata a magnificare le “Opere del Regime”, ed in particolare la “Pista Ciclabile” – che costituisce nell’immaginario collettivo dei “Bassotti” l’equivalente di quanto fu la bonifica delle Paludi Pontine per i Fascisti – la cifra astronomica pagata dalla “Rivieracqua” ai propri “Consulenti Esterni”.
I quali compongono in realtà una sorta di “Corte dei Miracoli” popolata da finti Liberi Professionisti.
Dediti soltanto a lavorare per committenti pubblici.
Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che i guadagni così realizzati bastano ed avanzano per condurre una vita agiata.
Che causa l’invidia da dei loro Colleghi, ridotti a fare (nella migliore delle ipotesi) i “parafanghisti” per le Società di Assicurazione.
In secondo luogo, si tratta di soggetti che non verrebbero scelti da nessuno - come si dice proverbialmente – per farsi difendere.
I malavitosi, infatti, pagano bene i Patroni della Difesa, ma sono molto esigenti con loro.
Una volta, potemmo constatare di persona come i Camorristi addirittura pedinassero un noto Avvocato per controllare che non sottraesse neanche un minuto del suo tempo ai compiti connessi con il loro patrocinio.
Si deve tenere conto, peraltro, anche del fatto che “La Stampa” ed “Il Secolo XIX” sono costretti ad annunziare i rincari delle bollette, nonché a denunziare gli eccessi commessi dagli esattori rispetto al già pesanti tariffe.
Per non parlare dell’attività dei capipopolo dediti a costituire “Comitati” di agitazione, che puntualmente minacciano marce di protesta sul Municipio e sulle sedi dei gabellotti.
Tali manifestazioni vengono in realtà a volte indette da provocatori, come nel caso di quella organizzata con la parola d’ordine – già di per sé sovversiva, e tale da indurre in sospetto sulle intenzioni reali degli organizzatori – di “Scajola Peste d’Italia”.
La reminiscenza manzoniana favorì non già la partecipazione popolare – risultata ben scarsa – bensì le diserzioni.
Tali che alla fine i “Marciatori” non presero il via da piazza San Giovanni.
Uno di costoro era per giunta un invalido, che a fatica muoveva qualche passo con l’ausilio del bastone, per cui certamente gradì la decisione di non partire.
Le cronache locali annunziano comunque quanto già era di pubblico dominio, e cioè che la “Rivieracqua” usa il denaro degli utenti non già per tappare i buchi nelle tubature, bensì per ingrassare i propri “Consulenti”.
I quali – a giudicare dalle cifre che percepiscono - dovrebbero essere dei Luminari del Diritto.
In realtà, si calcola che in tutta Italia circa un milione di privilegiati campi lussuosamente intorno allo Stato, agli Enti Pubblici ed alle cosiddette “Partecipate”.
Le quali costituiscono il classico “Uovo di Colombo”.
Evitando che per assumere un Dirigente si debba rischiare che perda il Concorso.
Ad Imperia, il figlio del “Brigadiere” dei Netturbini – che costituivano un tempo una sorta di
corporazione ereditaria – venne chiamato ad uno di questi cimenti, in vista della successione al Padre.
Questi era tanto noto per la severità dimostrata nei confronti dei subordinati, da lui sottoposti ad una durissima disciplina, quanto per la benevolenza riservata ai propri figli.
Uno dei quali ha intrapreso una brillante Carriera Ecclesiastica.
Il Corpo aveva allora le caratteristiche tipiche delle Unità Militari, tanto per la disciplina vigente quanto anche per lo spirito che animava i suoi componenti.
Il Comandante proveniva dalla Sardegna, ed era stato reclutato sul Continente in un’epoca ancora pervasa dalle memorie della “Grande Guerra”.
Quando la “Brigata Sassari” si era distinta per i suoi prodigi di valore.
Al punto di essere l’unica Unità dell’Esercito ripiegata ordinatamente sulla sponda destra del Piave, che varcò perfettamente inquadrata dopo la rotta di Caporetto.
I suoi epigoni – forti di tali benemerenze – occuparono molti posti nella Pubblica Amministrazione.
Il figlio del Brigadiere “doveva” vincere il Concorso per Netturbino, essendo stato diramato un tassativo “Ordine di Promuovere”.
In realtà esisteva anche il “pendant”, detto viceversa “Ordine di Bocciare”, emanato ai nostri danni dal Preside del Liceo “De Amicis”.
Da cui ci salvammo perché il suo Collega del “Cassini”, il compianto Professor Alessandro Fia, gli oppose l’Obiezione di Coscienza.
Il giovane – noto per essere proverbialmente brevilineo (il conseguente esonero dal Servizio Militare non costituì però un ostacolo all’arruolamento nel Corpo della Nettezza Urbana) - venne munito del Tema di Italiano già svolto.
Trattandosi però di un soggetto completamente analfabeta, non fu in grado nemmeno di copiarlo.
Un volonteroso Commissario di Esame dovette dunque sostituirsi a lui in tale bisogna.
In questi casi, però, si adempiva almeno alla “fictio juris” consistente nella celebrazione di un Concorso Pubblico per Esami e per Titoli.
Nella scelta dei ”Consulenti Esterni”, tale fastidioso intralcio burocratico viene saltata a piè pari.
Il Governo Meloni – in realtà universalizzando una prassi già instaurata dai suoi Predecessori – recluta perfino (anzi soprattutto) i dirigenti dei Ministeri per “Chiamata Diretta”.
Potendo – almeno in teoria – nominare perfino degli analfabeti.
Per non parlare del fatto che non si rispettano – salvo che nell’innalzamento delle qualifiche e nei cosiddetti “Scatti di Anzianità – le norme sulle Carriere.
Quanto all’osservanza del Quadro Organico, essa viene completamente trascurata: i dipendenti della Presidenza del Consiglio sono talmente cresciuti di numero che in primo luogo si sono dovuti spostare fisicamente altrove i vecchi Funzionari, ed in secondo luogo i nuovi assunti debordano in altre Sedi.
Da quando ciascun Parlamentare ha diritto ad una propria Segreteria Particolare (un tempo appannaggio esclusivo dei componenti il Governo), la Camera ed il Senato occupano sempre più edifici, acquistati o presi in affitto a beneficio degli Immobiliaristi di Roma.
Alcuni dei quali hanno comprato interi palazzi del Centro Storico, essendo certi di sbolognarli subito dopo al Potere Legislativo.
Il prima praticare tale espansione fu l’allora Presidente del Senato Cossiga.
Il quale aveva adocchiato lo storico Palazzo Giustiniani, di proprietà del Grande Oriente d’Italia, cui nel 1925 Mussolini lo aveva sottratto agendo “de facto”.
Essendo stata soppressa la Massoneria, non esisteva infatti più alcun soggetto da espropriare.
Il Gran Maestro Corona, anch’egli sardo – come il futuro Presidente della Repubblica e, più modestamente, il nostro “Brigadiere” dei Netturbini – accettò di vendere la storica sede al suo illustre compaesano.
Col ricavato, Corona acquistò la Villa detta “del Vascello” sul Gianicolo, da allora occupata dai suoi Successori.
Ora le sedi istituzionali si espandono a macchia d’olio in tutta l’Urbe, popolando i suoi quartieri storici di falangi di stipendiati.
Costoro costituiscono la nostra “Nomenklatura”, tanto elitaria ed isolata quanto quelle sovietica.
Che somma ai privilegi economici altre prebende di ogni tipo.
Gli acquisti vengono effettuati in appositi spacci ministeriali, a prezzo irrisorio.
Cui il Vaticano risponde – nello spirito della Conciliazione – con la mitica “Annona”.
La cui tessera costituisce lo “status symbol” più ambito presso i Quiriti, come un posto alla Casina Valadier per il veglione di Capodanno, o un invito alla festa annuale a beneficio della Croce Rossa in Palazzo Farnese.
Segue, a distanza, la qualifica di Socio della “Canottieri Aniene”.
Riservata però, all’estrema Destra.
I ricoveri ospedalieri avvengono invece in apposite Cliniche Private, naturalmente di lusso.
Sotto questa sottile crosta di privilegiati, che deambulano da una presentazione di un libro ad un Convegno di Studi Storici, seguiti da rinfreschi a base di Prosecco (la promozione del “Made in Italy lo fa preferire allo Champagne), ribolle una marea di milioni di “Borgatari”, tanto aggressivi quanto famelici.
Se i Barbari premevano sui confini esterni dell’Impero, oggi i loro eredi occupano le sterminate periferie dell’Urbe.
Ove nessun Tutore dell’Ordine osa più avventurarsi.
I conducenti dell’ATAC vengono regolarmente insultati e sputacchiati, e possono dirsi fortunati se non sono duramente percossi.
Nell’immensa Provincia italiana, le cose non vanno meglio.
Tra un “Consulente Esterno” della Rivieracqua ed un pendolare di Vallecrosia, che si alza alle quattro del mattino per lavorare a Montecarlo, intercorre la stessa distanza siderale – e la stessa incomunicabilità – esistente tra il “generone” romano dell’Alta Amministrazione Pubblica, dei Partiti, delle “Istituzioni”, della RAI o delle Redazioni (quella de “La Repubblica” è la più esclusiva) ed i “Borgatari”.
I quali hanno anche costituito le proprie basi militari, presidiate da “Casa Pound”.
I cui componenti si muovono, come i rivoluzionari cinesi, quali “pesci nell’acqua” della periferia.
In Centro, perfino le garitte dei Carabinieri sono blindate.
I rispettivi presidi si osservano – per ora – a distanza, come i soldati della Fortezza Bastiani del “Deserto dei Tartari” e i loro misteriosi nemici dello “Stato del Nord”.
Non a caso, la Meloni si ispira all’analoga situazione descritta da Tolkien.
In conclusione, l’annunzio sugli emolumenti destinati ai “Consulenti” non è frutto né di un tentativo di eludere la censura di Regime, né risultato di un “infortunio” occorso ai Redattori.
Lo “establishment” ha invece deciso di esibire il proprio privilegio per calcolare i rapporti di forza con la plebe.
Simili al Marchese del Grillo, i “Bassotti” proclamano con iattanza: “Io sono io e voi siete delle merde!”