La Meloni attua una politica estera che si può definire quanto meno erratica...
La Meloni attua una politica estera che si può definire quanto meno erratica.
Nell’intento di compiacere gli Americani – quando ancora era Presidente Biden – la Presidente del Consiglio si atteggiava a sostenitrice ad oltranza di Zelensky e della causa dell’Ucraina.
Una volta insediato Trump alla Casa Bianca, ha però attenuato questa linea: fino al punto di astenersi dal condannare alle Nazioni Unite l’aggressione sofferta da questo Paese.
La Signora della Garbatella ha dapprima stipulato una sorta di “opzione” con Elon Musk, con cui si dava in gestione ad un soggetto straniero - per giunta di Diritto Privato - il nostro spionaggio elettronico.
Il suo intento consisteva nel compiacere i Servizi Segreti italiani, notoriamente popolati di maniaci della compilazione di “schede”, che impiegano il loro tempo – e soprattutto il denaro dei contribuenti – nella ricerca maniacale di informazioni sulla vita privata dei “presunti comunisti”: cioè, in pratica di chiunque non condivida le opinioni dell’estrema Destra.
Poi, però, il Governo ha fatto approvare una Legge che vieta di contrattare in tale settore le Imprese non appartenenti a Paesi dell’Unione Europea.
Trattandosi di un provvedimento “ad personam” finalizzato a penalizzare Elon Musk, il suo piazzista per l’Italia grida al tradimento.
Il magnate sudafricano, così come il “tycoon” di Nuova York - a lui legato da rapporti tanto politici quanto affaristici - non mancheranno di vendicarsi.
Perché la “Sorella d’Italia” ha cambiato così repentinamente e radicalmente le proprie scelte?
Per riavvicinarsi all’Europa.
Dove non conta nessun amico, dal momento che l’estrema Destra è al potere soltanto in Italia, mentre altrove i conservatori moderati evitano le alleanze con questo settore, rispettando una “conventio ad excludendum” trasgredita soltanto dagli orfani nostrani di Berlusconi.
La Signora non è stata certamente colta da uno scrupolo ideologico, essendosi piuttosto resa conto del disastro delle finanze che affligge lo Stato Italiano: tale da impedire di spendere un solo miliardo per tagliare le bollette alle cosiddette “fasce più deboli”.
La “Destra Sociale”, abbandonate da tempo le velleità di avversione al Capitalismo ispirate dal Programma di San Sepolcro e dalla “Carta di Verona”, non riesce neanche più a compiere qualche piccolo gesto demagogico.
Al confronto, il “Reddito di Cittadinanza” e l’abolizione “per Legge” (!?) della povertà da parte dei “Pentastellati” fanno la figura di un grande atto rivoluzionario.
L’unico soggetto che può ancora comprare i nostri Buoni del Tesoro, permettendo allo Stato di stipendiare i propri dipendenti, è la Banca Europea.
Ecco, dunque, che la Meloni va a Canossa, o meglio a Bruxelles, nelle vesti della postulante.
È da prevedere che i Dirigenti dell’Unione si comportino con lei come Gregorio VII con Enrico IV, lasciandola fuori della porta scalza ed avvolta nel saio del penitente.
Trump non può e non vuole pagare il nostro Debito Pubblico, ma anzi esige da noi – come da tutti gli Europei Occidentali – che aumentiamo le spese militari.
Luttwak, intervistato da “Radio Radicale” ha spiegato nel suo ottimo italiano le ragioni della politica estera attuata dal Presidente.
L’illustre politologo ha detto che l’America aiuta Israele per il semplice motivo che Israele si aiuta.
Come ha dimostrato la mobilitazione dei riservisti dopo il Sette Ottobre, quando molti di essi – quelli che si trovavano all’estero – sono immediatamente rimpatriasti pagando perfino il viaggio di tasca propria.
L’Ucraina – caso unico nella storia – affronta una guerra senza in realtà introdurre il servizio militare obbligatorio.
Vengono infatti chiamati alle armi quanti hanno già compiuto ventisette anni.
Così che, essendo ormai sposati e introdotti nel mondo del lavoro, hanno difficoltà a lasciare la famiglia e l’impiego per accorrere al fronte.
Luttwak ha citato anche l’esempio dei duecentomila ucraini renitenti alla leva e riparati in Germania, di cui il Governo di Kiev non richiede la deportazione per costringerli ad adempiere ai loro obblighi.
Quanto agli Europei, l’Inghilterra viene ammessa a partecipare ai negoziati in quanto si dichiara disposta ad inviare delle truppe.
Se la Francia farà altrettanto, verrà anch’essa accettata.
Quanto all’Italia, il nostro Governo ha dichiarato che in nessun caso è disposto a mandare un solo soldato.
Sempre a detta di Luttwak, le Autorità di Roma non darebbero alle Forze Armate l’ordine di combattere neanche qualora un nemico si affacciasse sulle Alpi.
In tal caso, infatti, esse direbbero che è inutile combattere essendo già occupato il resto dell’Europa.
Dopo una simile scomunica, pronunziata da un consigliere del Presidente degli Stati Uniti malgrado tutti i corteggiamenti attuati dalla Meloni per assicurarsi la sua simpatia, la Presidente del Consiglio si trova nella condizione di una figlia di nessuno.
Cioè, in uno stato di sostanziale isolamento internazionale, che la espone ad ogni tentativo di destabilizzazione: anche se attuato da soggetti interni, senza che dall’estero nessuno lo sostenga.
Rimane, naturalmente, la tentazione autoritaria insita nella cultura politica della “Sorella d’Italia” e tale da alienarle comunque le simpatie dell’Europa liberal democratica.
Mancano però i soldi, necessari tanto per acquistare la carota con cui procurarsi un minimo di consenso quanto per munirsi dell’altrettanto indispensabile bastone.
L’autoritarismo della Meloni, applicato ad un Paese in crisi economica e manifestamente in condizioni di disgregazione sociale, ricorda dunque il classico “ruggito del piccione”.
Per quanto riguarda l’Ucraina, Luttwak ipotizza apertamente una pace basata sulla cessione di territori.
Nei quali, per ristabilire la vigenza del Principio di Autodeterminazione, verrebbero indetti dei plebisciti.
In cui avrebbe diritto di voto chi è nato nelle zone occupate dalla Russia, o vi risiedeva prima dell’invasione.
Venerdì sapremo se Zelensky accetta di vendere a Trump le sue risorse minerarie.
Questo gli permetterebbe però soltanto di mantenere lo “status quo” territoriale.
Resta da vedere quale sorte attenda il Governo Meloni.
Mancando un appoggio tanto americano - per i motivi esposti da Luttwak - quanto europeo, data l’antipatia nutrita dai “partner” nei riguardi della Presidente del Consiglio, potrebbe aprirsi uno scenario di destabilizzazione.
Si tratta di una prospettiva sgradevole, ma pur sempre meno grave rispetto al consolidamento di un regime autoritario.
Tutto ciò premesso, su di un punto ci permettiamo di dissentire da Luttwak, laddove il politologo statunitense originario dell’Europa Orientale sembra sottovalutare il ruolo che l’Europa Occidentale dovrebbe svolgere nel supporto ad Israele.
Che giustamente il Governo di Washington non intende abbandonare.
Se è vero che chi vuole essere difeso ha tanto l’obbligo di difendersi quanto quello di pagare le spese necessarie, occorre - a nostro modesto avviso - ampliare il concetto di difesa, non includendovi soltanto l’impiego delle truppe sui fronti di guerra.
L’Ucraina lesina uomini al suo stesso Esercito, ma non può impedire che la popolazione civile paghi ogni giorno il prezzo richiesto dalla difesa della propria Indipendenza.
Se la crisi del Medio Oriente dovesse tornare ad aggravarsi – soprattutto nel caso di un attacco israeliano alle strutture nucleari dell’Iran – nessuno certamente chiederebbe all’Europa, e tanto meno all’Italia, di inviare le sue truppe.
La guerra, che già coinvolge la navigazione nelle acque internazionali, si sposterebbe però comunque sul suolo del Vecchio Continente a causa dell’inevitabile recrudescenza del terrorismo islamista.
Come tutta l’Ucraina è una retrovia del Donbass, così tutta l’Europa diverrebbe una retrovia delle Mura di Gerusalemme.
Dall’orientamento e dall’impegno di tutti gli Europei Occidentali dipenderebbe dunque la tenuta del fronte interno.
Che non includerebbe soltanto lo Stato di Israele, ma l’insieme del mondo cosiddetto giudaico – cristiano.
Occorre dunque domandarci se ci riconosciamo in questa identità.
In caso affermativo, essa è destinata a sopravvivere: altrimenti corre il rischio di perire.
La democrazia liberale costituisce a sua volta l’espressione politica naturale e necessaria di questa identità.
Se gli Stati Uniti considerano ancora necessaria l’alleanza con l’Italia, non basta disinteressarsi del destino della Meloni.
Occorre anche permettere che gli Italiani cambino il loro Governo.
Quando era in gioco l’appartenenza del nostro Paese all’Occidente, gli Americani misero al potere De Gasperi e il Conte Sforza, e non certo Almirante.
La Presidente del Consiglio è addirittura una seguace di Rauti.
Oggi solo chi è in grado di raccogliere l’eredità della classe dirigente del dopoguerra può garantire che l’Italia si mantenga fedele alle scelte compiute in quel tempo.