Dopo la chiusura degli aeroporti e la cessazione dei voli nei cieli del Nord Ovest, un altro problema “tecnico” ha fermato l’Alta Velocità sulla tratta ferroviaria Roma – Napoli.
Chi, come noi, ha avuto la ventura di viaggiare sul treno mattutino che collega la “Capitale del Meridione” con la Capitale d’Italia, si è trovato a viaggiare con tutta la “Nomenklatura” dello Stato.
Che, essendo in gran parte di origine partenopea, raggiunge Roma o al lunedì mattina - dopo avere trascorso il fine settimana nei luoghi di origine, o addirittura quotidianamente.
Apprendiamo che a tutti costoro è stato inflitto un ritardo di ben quattro ore, superiore a quello causato a suo tempo dal Ministro Lollobrigida.
Il quale fece fermare per l’appunto il Roma – Napoli in una piccola Stazione sperduta nelle Paludi Pontine, dove venne prelevato dalla sua “auto blu” e riportato indietro.
Nessuno dei “black out” sofferti dalla Spagna e dalla Francia Pirenaica, poi dalla Costa Azzurra ed ora dall’Italia – prima Settentrionale, poi Meridionale – ha una origine diversa dai guasti tecnici.
I quali ha loro volta si giustificano con le circostanze più incredibili.
Una volta, un operaio delle Ferrovie, piantando un chiodo nel posto sbagliato, fermò il traffico tra Roma e Milano.
Così disse l’ineffabile Salvini.
Un’altra volta, un topo, rosicchiando un filo elettrico in una cabina dell’elettricità, interruppe i collegamenti tra Bologna e Firenze.
Ora è la TIM che – interferendo con le comunicazioni delle Torri di Controllo, ha bloccato gli aeroporti di Milano, Genova e Torino.
Immaginiamo per un momento – anche se il nostro genere letterario non sono certamente i romanzi di spionaggio – che qualche diabolico Ingegnere al soldo del Regime russo, di quello cinese o di quello iraniano, ovvero di un consorzio costituito tra queste tre “Centrali del Male”, rimanendo nel suo confortevole laboratorio munito di aria condizionata e situato a Pietroburgo, a Pechino o a Teheran sia riuscito a sabotare i sistemi energetici e di trasporto dei Paesi Occidentali.
Se così fosse, assisteremo ad una ripetizione all’infinito – oltre che ad un costante aggravamento - di simili azioni di sabotaggio.
Che, non essendo mai firmate, impediscono a chi le subisce tanto di chiederne conto ai loro autori, quanto soprattutto di mobilitare contro di essi le rispettive opinioni pubbliche.
Dovendo così assumere la colpa del moltiplicarsi dei disservizi.
Certamente tutti quanti di origine “accidentale”, ma tali per ciò stesso da provare una continua e grave inettitudine e negligenza.
Che ci porta in una condizione “terzomondista”.
La prima volta che ci recammo alla Stazione Ferroviaria della Capitale del Paese di adozione, posta al centro di una linea che andava da Granada fino a Corinto - seguito smobilitata per vendere le rotaie come ferro vecchio (in effetti erano ancora quelle collocate da alcuni Ingegner tedeschi nel 1920 - non vi trovammo nessun “quadro orario”.
L’unico essere vivente in tutta la struttura era un Signore di cui – pur trovandosi in mutande, sdraiato su di una amaca – presumemmo trattarsi di un ferroviere, anche se logicamente non lo si poteva desumere da alcuna uniforme.
Costui ci informò gentilmente che il primo treno del mattino per Leòn partiva alle otto, ma ci consigliò di trovarci in Stazione fin dalle sette.
Domandammo se ciò fosse dovuto all’affollamento dei viaggiatori.
L’uomo ci rispose che a volte il treno delle otto partiva per l’appunto alle sette.
Nella stazione degli autobus di piazza. Dantesi ascoltano continuamente simili colloqui surreali, con l’unica differenza che uno degli interlocutori indossa orgogliosamente la gloriosa uniforme della “Riviera Trasporti”.
Gli orari, semplicemente, non esistono più.
Quando un autista giunge al capolinea, decide egli stesso la destinazione.
L’Ente Pubblico esiste soltanto per reprimere il fenomeno dell’abusivismo, e sulle operazioni messe in atto a tal fine abbiamo già ampiamente riferito.
Se i misteriosi sabotatori che da remoto colpiscono l’Occidente sono guidati da una mente politica – il che non si può certamente escludere – si tratta di un soggetto indubbiamente molto astuto.
In primo luogo, non sconta l’impopolarità che colpisce chi fa delle vittime, specialmente quando si tratta di civili innocenti colpiti a caso.
Il danno economico è però molto maggiore rispetto a quelli prodotti dagli attentati – dichiaratamente islamisti – consumati nel passato.
Mentre le Brigate Rosse rivendicavano i loro misfatti, la Mafia non ha mai fatto.
Per il semplice fatto che la Mafia “non esiste”.
Anche se certe persone non possono più aggiungere – come era abitudine un tempo – che “se esistesse, sarebbe una cosa buona”.
Questo potere invisibile riesce però a far conoscere le sue norme – e ad imporne il rispetto – in modo per così dire indiretto, cioè, applicando la sanzione.
Nel caso dei sabotatori dell’energia e dei trasporti, essi non colpiscono però i governanti che sostengono l’Ucraina ed Israele, bensì i loro sudditi.
I quali certamente si arrabbiano quando perdono il treno o l’aereo, ma alla lunga finiscono per abituarsi ad una società che rimane progressivamente priva di regole.
Non per caso, le persone cosiddette “d’ordine”, volendo sintetizzare con un esempio le loro convinzioni politiche, dicevano sempre che al tempo del “Duce” i treni “erano in orario”.
La mancanza dell’orario – ed in prospettiva l’assenza dei mezzi di trasporto - ovvero la loro presenza solo saltuaria e casuale, che ci riporta ad una condizione “medioevale” – determina il fenomeno che in Diritto Pubblico viene definito del “Deperimento dello Stato”.
Che avviene quando esso non è più in grado di esercitare il proprio cosiddetto “Potere di Imperio” su di una popolazione, e soprattutto su di un territorio.
Che tende di conseguenza a frazionarsi, essendo sottomesso a nuove Autorità, costituite “de facto”.
L’Impero Romano resse fino a quando il suo sistema di trasporti – costituito dalle Vie Consolari, dalle flotte e dai porti – fu in grado di funzionare.
In seguito – non potendo più muovere le Legioni (anche perché i loro componenti rimanevano senza stipendio) – l’Impero finì per disgregarsi.
In tempi più recenti, il Potere dell’Impero Russo era impersonato dai leggendari e rispettati “Corrieri dello Zar”.
Costoro non soltanto permettevano al Potere di comunicare i propri ordini nelle lontane provincie, bensì addirittura lo incarnavano.
In seguito, i suoi rappresentanti divennero i soggetti goffi e risibili immortalati da Gogol ne “Le Anime Morte” e nel “Revisore”.
L’acutezza dello scrittore colse la decadenza dello Stato rappresentando le figure dai suoi funzionari.
Uno di costoro, il Segretario della nostra Amministrazione Provinciale, si avventurò addirittura in una missione all’estero.
Il Presidente Sappa concepì la malaugurata idea di mandarlo nel nostro Paese di adozione per tenervi un ciclo di conferenze all’Università.
Noi purtroppo non siamo Gogol, ma l’esito dell’avventura risultò esilarante come quelle descritte dal grande scrittore.
Gli Stati Nazionali europei – ed in particolare quello italiano – diventano in teoria sempre più centralisti ed autoritari proprio quando vengono a mancare i mezzi materiali necessari per esercitare il potere in periferia.
Le “gride” descritte dal Manzoni ci danno l’immagine di una Autorità che quanto più vuole apparire spietata tanto più risulta incapace di governare.
Non potendo fermare né l’invasione dei Lanzichenecchi, né la peste, né il proliferare dei “Bravi”, posti al servizio dei vari Don Rodrigo.
In modo analogo, il nostro Sindaco – Presidente, dopo aver fatto uso dei “Pallanuotisti”, ricorre ora alla “Polizia Regionale”.
Davanti al dilagare del malgoverno e del malcostume, i meccanismi repressivi dello Stato Centrale – cioè, la Magistratura e la Polizia Giudiziaria – risultano da parte loro sempre più inetti ed impotenti.
La cariocinesi è già iniziata, e la frammentazione territoriale prodotta dai misteriosi “hacker” la accelera.
I loro mandanti hanno dunque saputo cogliere il punto debole degli Stati Nazionali dell’Occidente.
Il quale esibisce da una parte esibisce un autoritarismo sempre più impotente, mentre dall’altra parte risulta ormai privo di una ispirazione cui conformare l’esercizio del potere.
La Schlein – anziché contrapporre all’identità “italiana” invocata dalla Meloni quella propria delle diverse entità sottomesse allo Stato Nazionale – si dedica a rincorrere chi nega addirittura l’identità individuale.
Il movimento omosessuale e “transgender” – dietro al quale si accoda la Signora elvetico – germanico – statunitense (che, come tale, rivela la propria condizione di “persona “déraciné”) – si basa infatti sulla negazione dell’identità attribuita a ciascuno dalla Natura.
Chi – come la Meloni - difende una appartenenza, sia pure immaginaria, finisce di conseguenza per prevalere su quanti non ne hanno nessuna.
Certamente sbaglia Orban quando nega ai “gay” il diritto di manifestare, ma il Magiaro – come anche la Signora della Garbatella – è quanto meno in grado di definirsi.
La Schlein ritiene invece - in un mondo che sempre più si fraziona tra le diverse identità– che ciò non sia necessario.
Una statistica pubblicata dalla Santa Sede afferma che i Musulmani crescono di numero più di tutte le altre religioni messe assieme.
La loro identità religiosa tende per giunta a cancellare i confini nazionali, aggregando la popolazione al di sopra delle differenze etniche e dell’appartenenza ai diversi Stati.
Se i sabotaggi provengono dall’Iran, chi li organizza dimostra di aver capito come la nostra debolezza derivi dal fatto che non esiste in Occidente una identità transnazionale.
Né peraltro ci si riconosce in quelle cui si rifanno i vari Stati.
Quanto alle identità locali, nel cui ambito siamo sospinti dalla difficoltà nelle comunicazioni e dall’indebolimento delle Autorità nazionali, non hanno ancora punti di riferimento.
Se non quelli costituiti dalla prepotenza e dall’arbitrio di qualche “Gauleiter” locale.
Come precisamente succede dalle nostre parti.
Lo scontro che contrappone due volte a settimana gli utenti abusivi del Trasporto Pubblico e la coalizione multicolore e pittoresca delle Polizie mobilitate dal “Bassotto” assume dunque le caratteristiche – se non le dimensioni - di una incipiente Guerra Civile.

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Mario Castellano  02/07/2025
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