Le notizie che arrivano dal Ristorante “Braccioforte” sono non meno allarmanti di quelle provenienti dall’Iran.
Le notizie che arrivano dal Ristorante “Braccioforte” sono non meno allarmanti di quelle provenienti dall’Iran.
Al punto che il nostro amico Osvaldo Martini Tiragallo ha invocato su di esse la censura, asserendo che della propria persona non si deve parlare “né male, né bene”.
Se trasgrediamo tale indicazione, è soltanto per invocare solidarietà nei confronti di un concittadino particolarmente benemerito.
Da qualche tempo, a causa di un intervento di Medicina cosiddetta “Maxillo - Facciale”– non sappiamo se si tratti dell’impianto di una dentiera, ovvero di una protesi – il titolare del noto locale accompagna il suo eloquio con un fastidioso ticchettio, anzi con un crepitio simile a quello delle vecchie macchine da scrivere “meccaniche”.
Tale situazione gli causa un notevole disagio, reso più acuto dallo scherno crudele e irrispettoso di cui il nostro amico viene fatto oggetto da parte del figlio Riccardo e della nuora, l’energica Signora Casson.
Tale trasgressione del Quarto Comandamento è originata dal complesso edipico maturato dal giovane Riccardo nei lunghi anni in cui, essendo ancora sottomesso al Padre nella conduzione del locale, veniva continuamente bersagliato dai suoi ordini: espressi naturalmente in “Braccese”.
Gli unici a manifestare solidarietà con il povero Osvaldo sono i nipoti, detti i “Braccesini” per l’entusiasmo ed il profitto con cui si sono dedicati all’apprendimento della nostra bella lingua.
I precedenti storici di tale situazione sono numerosi.
Vittorio Amedeo II di Savoia venne deposto ad opera del suo Primo Ministro, il famoso Ormea, sostituito dal figlio Carlo Emanuele III – detto “Carlino” – e confinato in un castello della Savoia.
Nel Medio Evo, i lebbrosi venivano muniti di appositi sonagli, appesi alle vesti, per avvisare i passanti della propria presenza, affinché si allontanassero dal contagio.
In alternativa, dovevano azionare in continuazione un campanaccio.
Ovvero – se sprovvisti di strumenti musicali – gridare continuamente: “Impuro, impuro!”
Osvaldo “Braccioforte” Martini Tiragallo è sottoposto ad una analoga umiliazione, con la differenza che il richiamo alla sua menomazione fisica è già insito in essa.
Mentre “Braccioforte” crepita, Enrico Lupi ulula, facendo onore al suo cognome.
La fantesca guatemalteca di Osvaldo Martini Tiragallo, della “Chica”, quando arriva una telefonata del Presidente, avverte il proprio datore di lavoro dicendogli per l’appunto che Lupi “aulla”: cioè “ulula”, detto in lingua spagnola.
Nell’America Centrale, le notti sono contrassegnate dal grido dei “Coyotes”, cioè dei Canidi tipici della zona.
La Signora “Chica” si sente dunque – grazie ad Enrico Lupi – a casa sua.
La decadenza fisica di certi soggetti è contraddistinta dai versacci.
Monsignor Castellano, oltre a ripetere continuamente “Ecco!”, pronunziato con un leggero accento nasale, inspirava rumorosamente quando riceveva delle notizie preoccupanti, mentre espirava se risultavano negative.
Tutti questi personaggi riportano il linguaggio all’epoca dei nostri antenati.
I quali cominciarono ad articolarlo – a detta dei paleontologi - soltanto in epoca relativamente recente.
In Inghilterra c’era un grande Cattedratico, autore di infinite pubblicazioni scientifiche ma privo dell’osso chiamato “frenulo”, che ci consente per l’appunto di parlare.
Gli Assistenti avevano il compito di tradurre i suoni indecifrabili emessi dal Professore, rendendo accessibile agli studenti il suo insegnamento.
Che altrimenti sarebbe risultato una cacofonia ridicola ed indecifrabile.
Anche il Cardinale Martini, colpito dal Morbo di Parkinson, non riusciva più ad esprimersi normalmente.
Il suo Segretario, il fedele Don Ettore, riusciva a comprenderlo e provvedeva tanto alla traduzione quanto alla redazione manuale dei testi: il Porporato doveva infatti dettarli, essendo anche impossibilitato a scrivere.
Lupi è avviato verosimilmente ad un destino simile.
Non essendo però in grado – neanche in passato – di esprimere alcuna produzione intellettuale, l’unico rapporto orale che intercorre con le altre persone è costituito dalle ordinazioni al ristorante.
L’Uomo, infatti, non mangia per vivere, ma vive per mangiare.
Poiché però risulta piuttosto abitudinario nella scelta dei cibi, gli basterebbe peraltro dire: “Il solito”.
Ultimamente, La Spezia sopravanza le Città consorelle della Liguria nelle sue preferenze gastronomiche.
Pare che l’Uomo, invecchiando, si sia appassionato dei frutti di mare.
Di cui abbonda il “Golfo dei Poeti”.
Il suo grugnito sta dunque a significare la richiesta di un piatto di “Muscoli alla Marinara”.
Come a Genova equivale all’ordinazione di una porzione di “Stoccafisso”, e ad Imperia di un “Pesce al Forno”.
Non sappiamo come si riesca ad ovviare a simili problemi di comunicazione durante le riunioni.
Che “ad horas” dovranno essere dedicate alla misura da adottare, da parte delle Imprese Commerciali, per prepararsi all’imminente conflitto.
Tali precauzioni dovrebbe verosimilmente riguardare l’accumulo delle scorte.
Quando ancora il Presidente esercitava in prima persona la mercatura, il suo immobile di via Parini, munito di un amplissimo sotterraneo, ospitava enormi riserve di cibo.
Tra cui – per motivi mai chiariti – figuravano molte confezioni di minestra in polvere.
Per appropriarcene ed esportarla verso il Paese di adozione – anche in considerazione del fatto che risultava difficile smerciarla – ricorremmo ad uno stratagemma.
Ci presentammo dalla Madre di Lupi – la leggendaria Signora Anna - comunicandole che il suo defunto marito si trovava purtroppo ancora in Purgatorio.
La poveretta scoppiò in un pianto disperato.
A questo punto, aggiungemmo che regalandoci tutta la minestra liofilizzata, lo avrebbe fatto immediatamente trasferire in Paradiso.
Così fu fatto.
Nella parte più recondita del sotterraneo, il Signor Giuseppe Lupi, compianto Padre del Presidente, teneva una collezione di forme del Formaggio detto “delle Alpi” non in vendita, bensì destinato al consumo familiare.
I visitatori tenuti in maggiore confidenza erano ammessi ad ammirarlo.
Speriamo che questa riserva strategica esista ancora.
Chi meglio si sta preparando all’imminente conflitto è il Sindaco.
Di cui si dice abbia ordinato una uniforme mimetica su misura.
In via Giuseppe Berio, esiste un negozio specializzato nelle cosiddette “taglie forti”.
Ove si vestono, in altre parole, gli obesi.
A Trieste esisteva un tempo una sartoria che confezionava vestiti su misura per i gobbi.
La cui deformità varia da persona a persona.
Il Sindaco invidiava tanto Emilio Colombo, vestito dal grande sarto Litrico, quanto Berlusconi, cliente di Caraceni.
Non sappiamo dove egli acquisti i propri abiti, né se esistano negozi specializzati nelle “taglie piccole”.
Lupi, essendo uomo di alta statura, “sta bene con tutto”.
Come si sule dire per l’appunto dei longilinei.
Il Promo Cittadino è invece notoriamente un brevilineo.
L’adozione dell’uniforme, attraendo il pubblico sulla sua foggia inusuale, potrebbe dunque risolverne i problemi.
Nel nostro Paese di adozione, lo Stato Maggiore dell’Esercito, quando si riuniva con il Governo, si presentava non già indossando l’Alta Uniforme, bensì precisamente in mimetica.
Come per sottintendere la minaccia di un “golpe”.
Se Oneglio e Soci vedessero arrivare il Sindaco così acconciato in Sala Giunta, sarebbero ancor più intimoriti di quanto avviene normalmente, paventando un arresto imminente.
Le notizie che arrivano dal Ristorante “Braccioforte” sono non meno allarmanti di quelle provenienti dall’Iran.
Al punto che il nostro amico Osvaldo Martini Tiragallo ha invocato su di esse la censura, asserendo che della propria persona non si deve parlare “né male, né bene”.
Se trasgrediamo tale indicazione, è soltanto per invocare solidarietà nei confronti di un concittadino particolarmente benemerito.
Da qualche tempo, a causa di un intervento di Medicina cosiddetta “Maxillo - Facciale”– non sappiamo se si tratti dell’impianto di una dentiera, ovvero di una protesi – il titolare del noto locale accompagna il suo eloquio con un fastidioso ticchettio, anzi con un crepitio simile a quello delle vecchie macchine da scrivere “meccaniche”.
Tale situazione gli causa un notevole disagio, reso più acuto dallo scherno crudele e irrispettoso di cui il nostro amico viene fatto oggetto da parte del figlio Riccardo e della nuora, l’energica Signora Casson.
Tale trasgressione del Quarto Comandamento è originata dal complesso edipico maturato dal giovane Riccardo nei lunghi anni in cui, essendo ancora sottomesso al Padre nella conduzione del locale, veniva continuamente bersagliato dai suoi ordini: espressi naturalmente in “Braccese”.
Gli unici a manifestare solidarietà con il povero Osvaldo sono i nipoti, detti i “Braccesini” per l’entusiasmo ed il profitto con cui si sono dedicati all’apprendimento della nostra bella lingua.
I precedenti storici di tale situazione sono numerosi.
Vittorio Amedeo II di Savoia venne deposto ad opera del suo Primo Ministro, il famoso Ormea, sostituito dal figlio Carlo Emanuele III – detto “Carlino” – e confinato in un castello della Savoia.
Nel Medio Evo, i lebbrosi venivano muniti di appositi sonagli, appesi alle vesti, per avvisare i passanti della propria presenza, affinché si allontanassero dal contagio.
In alternativa, dovevano azionare in continuazione un campanaccio.
Ovvero – se sprovvisti di strumenti musicali – gridare continuamente: “Impuro, impuro!”
Osvaldo “Braccioforte” Martini Tiragallo è sottoposto ad una analoga umiliazione, con la differenza che il richiamo alla sua menomazione fisica è già insito in essa.
Mentre “Braccioforte” crepita, Enrico Lupi ulula, facendo onore al suo cognome.
La fantesca guatemalteca di Osvaldo Martini Tiragallo, della “Chica”, quando arriva una telefonata del Presidente, avverte il proprio datore di lavoro dicendogli per l’appunto che Lupi “aulla”: cioè “ulula”, detto in lingua spagnola.
Nell’America Centrale, le notti sono contrassegnate dal grido dei “Coyotes”, cioè dei Canidi tipici della zona.
La Signora “Chica” si sente dunque – grazie ad Enrico Lupi – a casa sua.
La decadenza fisica di certi soggetti è contraddistinta dai versacci.
Monsignor Castellano, oltre a ripetere continuamente “Ecco!”, pronunziato con un leggero accento nasale, inspirava rumorosamente quando riceveva delle notizie preoccupanti, mentre espirava se risultavano negative.
Tutti questi personaggi riportano il linguaggio all’epoca dei nostri antenati.
I quali cominciarono ad articolarlo – a detta dei paleontologi - soltanto in epoca relativamente recente.
In Inghilterra c’era un grande Cattedratico, autore di infinite pubblicazioni scientifiche ma privo dell’osso chiamato “frenulo”, che ci consente per l’appunto di parlare.
Gli Assistenti avevano il compito di tradurre i suoni indecifrabili emessi dal Professore, rendendo accessibile agli studenti il suo insegnamento.
Che altrimenti sarebbe risultato una cacofonia ridicola ed indecifrabile.
Anche il Cardinale Martini, colpito dal Morbo di Parkinson, non riusciva più ad esprimersi normalmente.
Il suo Segretario, il fedele Don Ettore, riusciva a comprenderlo e provvedeva tanto alla traduzione quanto alla redazione manuale dei testi: il Porporato doveva infatti dettarli, essendo anche impossibilitato a scrivere.
Lupi è avviato verosimilmente ad un destino simile.
Non essendo però in grado – neanche in passato – di esprimere alcuna produzione intellettuale, l’unico rapporto orale che intercorre con le altre persone è costituito dalle ordinazioni al ristorante.
L’Uomo, infatti, non mangia per vivere, ma vive per mangiare.
Poiché però risulta piuttosto abitudinario nella scelta dei cibi, gli basterebbe peraltro dire: “Il solito”.
Ultimamente, La Spezia sopravanza le Città consorelle della Liguria nelle sue preferenze gastronomiche.
Pare che l’Uomo, invecchiando, si sia appassionato dei frutti di mare.
Di cui abbonda il “Golfo dei Poeti”.
Il suo grugnito sta dunque a significare la richiesta di un piatto di “Muscoli alla Marinara”.
Come a Genova equivale all’ordinazione di una porzione di “Stoccafisso”, e ad Imperia di un “Pesce al Forno”.
Non sappiamo come si riesca ad ovviare a simili problemi di comunicazione durante le riunioni.
Che “ad horas” dovranno essere dedicate alla misura da adottare, da parte delle Imprese Commerciali, per prepararsi all’imminente conflitto.
Tali precauzioni dovrebbe verosimilmente riguardare l’accumulo delle scorte.
Quando ancora il Presidente esercitava in prima persona la mercatura, il suo immobile di via Parini, munito di un amplissimo sotterraneo, ospitava enormi riserve di cibo.
Tra cui – per motivi mai chiariti – figuravano molte confezioni di minestra in polvere.
Per appropriarcene ed esportarla verso il Paese di adozione – anche in considerazione del fatto che risultava difficile smerciarla – ricorremmo ad uno stratagemma.
Ci presentammo dalla Madre di Lupi – la leggendaria Signora Anna - comunicandole che il suo defunto marito si trovava purtroppo ancora in Purgatorio.
La poveretta scoppiò in un pianto disperato.
A questo punto, aggiungemmo che regalandoci tutta la minestra liofilizzata, lo avrebbe fatto immediatamente trasferire in Paradiso.
Così fu fatto.
Nella parte più recondita del sotterraneo, il Signor Giuseppe Lupi, compianto Padre del Presidente, teneva una collezione di forme del Formaggio detto “delle Alpi” non in vendita, bensì destinato al consumo familiare.
I visitatori tenuti in maggiore confidenza erano ammessi ad ammirarlo.
Speriamo che questa riserva strategica esista ancora.
Chi meglio si sta preparando all’imminente conflitto è il Sindaco.
Di cui si dice abbia ordinato una uniforme mimetica su misura.
In via Giuseppe Berio, esiste un negozio specializzato nelle cosiddette “taglie forti”.
Ove si vestono, in altre parole, gli obesi.
A Trieste esisteva un tempo una sartoria che confezionava vestiti su misura per i gobbi.
La cui deformità varia da persona a persona.
Il Sindaco invidiava tanto Emilio Colombo, vestito dal grande sarto Litrico, quanto Berlusconi, cliente di Caraceni.
Non sappiamo dove egli acquisti i propri abiti, né se esistano negozi specializzati nelle “taglie piccole”.
Lupi, essendo uomo di alta statura, “sta bene con tutto”.
Come si sule dire per l’appunto dei longilinei.
Il Promo Cittadino è invece notoriamente un brevilineo.
L’adozione dell’uniforme, attraendo il pubblico sulla sua foggia inusuale, potrebbe dunque risolverne i problemi.
Nel nostro Paese di adozione, lo Stato Maggiore dell’Esercito, quando si riuniva con il Governo, si presentava non già indossando l’Alta Uniforme, bensì precisamente in mimetica.
Come per sottintendere la minaccia di un “golpe”.
Se Oneglio e Soci vedessero arrivare il Sindaco così acconciato in Sala Giunta, sarebbero ancor più intimoriti di quanto avviene normalmente, paventando un arresto imminente.