L’Inghilterra è l’unico Paese occidentale in cui non esistono i Vigili Urbani.
L’Inghilterra è l’unico Paese occidentale in cui non esistono i Vigili Urbani.
Per un motivo ben preciso: le funzioni di polizia giudiziaria, di ordine pubblico e perfino di polizia amministrativa non possono essere esercitate da nessun soggetto diverso dallo Stato.
Questa particolarità della Gran Bretagna ci è venuta in mente osservando, questa mattina di buon’ora, la consueta colossale operazione volta alla ricerca, all’identificazione e all’annientamento degli utenti abusivi del trasporto pubblico.
In cui però, questa volta, erano impegnati insieme ai solerti ispettori della "R.T." – moltiplicati di numero man mano che i conducenti non possono più superare l’esame di revisione della patente “E pubblica”, venendo di conseguenza sbarcati come i “marittimi” privi del libretto di navigazione – anche gli agenti e le agenti della “Vigile”.
Cioè dipendenti di un soggetto di diritto privato.
I quali non possono svolgere nessuna funzione di polizia amministrativa, né tanto meno di polizia giudiziaria, salvo incorrere nel reato di usurpazione di funzione pubblica.
Siamo dunque giunti al punto in cui la cariocinesi dello Stato porta alla costituzione di milizie private.
Esattamente come nell’Alto Medioevo.
Il “Bassotto” agisce dunque come il mitico Arduino di Ivrea, che – nella dissoluzione dei regni barbarici – ne costituì uno proprio.
Intanto, a Roma, la Meloni – assenti i colleghi francese, inglese e tedesco – ospita la Conferenza Internazionale per la Ricostruzione dell’Ucraina.
Raccontavano Gianni e Susanna Agnelli di come il loro nonno – il mitico senatore Giovanni Agnelli – si fosse recato a Roma, nel fatidico giugno del 1940, per scongiurare Mussolini a non entrare in guerra.
Il senatore tornò felice a Torino, avendo ricevuto dal “Duce” le più ampie rassicurazioni al riguardo.
Poche ore dopo, Mussolini annunciò l’ingresso dell’Italia nel conflitto.
Cui la Confindustria si opponeva – come anche la Casa Reale, il Vaticano ed una parte dello stesso Partito Fascista – per il semplice motivo che la distruzione delle fabbriche (l’aviazione non era più quella dei tempi di Francesco Baracca) avrebbe danneggiato i suoi interessi,
senza essere compensata dalle commesse di guerra.
Ora, invece, centinaia di “cummenda”, capi di altrettante piccole fabbriche (non solo lombarde), gongolano vedendosi promettere contratti con lo Stato italiano (quello ucraino non ha il becco di un quattrino), contribuendo per l’appunto alla “ricostruzione”.
Che, in primo luogo, avviene dopo la guerra – ben lungi dall’essere finita – e, in secondo luogo, è realizzata dai vincitori.
Vedi il caso della Siria, dove Erdoğan, essendo intervenuto per il tramite del cittadino turco Giulani, se l’è aggiudicata, facendola per giunta pagare dai sauditi.
È vero che gli attuali “sciur Brambilla” hanno in comune con i loro antenati del 1915 il fatto di non poter essere bombardati (almeno per il momento), ma intanto andremo a ricostruire Kiev soltanto quando si sarà raggiunta un’improbabile e comunque remota pace vittoriosa.
Per arrivare a questo obiettivo, ci vuole però una guerra mondiale.
Durante la quale nessun obiettivo in Italia, ed in tutto l’Occidente, sarà al sicuro.
Se dunque i “padroncini” italici si aggrappano a questa speranza quale “Ultima Dea”, ciò significa che sono tutti quanti dei disperati questuanti alla ricerca di qualche commessa pubblica per sopravvivere.
Nel mondo sono in corso attualmente due guerre, una delle quali si combatte per l’appunto in Ucraina, e l’altra in Medio Oriente.
L’una vede contrapporsi l’Est e l’Ovest del mondo, l’altra il Nord e il Sud.
A ben vedere, però, questa distinzione risulta labile.
La Russia fa infatti parte dei cosiddetti BRICS, cioè del cartello che riunisce i Paesi del meridione, mentre nell’altro conflitto si confrontano l’Oriente islamico e l’Occidente, essendo Israele l’avanguardia della civiltà giudaico-cristiana.
La Meloni compie una scelta di campo.
Se però i valori in gioco sono tanto elevati e importanti, la Presidente del Consiglio dovrebbe invocarli a fondamento di una causa nazionale.
Quale venne concepita a suo tempo quella dell’Italia nel 1915-1918,
quando, in effetti, un’adesione popolare permise la vittoria.
Se la Meloni ritiene invece – e lo proclama apertamente – che siano in gioco soltanto le elemosine di qualche futura ed incerta commessa pubblica (per il momento stiamo soltanto ricostruendo la cattedrale di Odessa, dove sono all’opera i pur bravissimi esperti dell’Istituto Centrale del Restauro),
risulta poco probabile che la Signora della Garbatella mobiliti gli italiani.
Non avendo il necessario prestigio, e soprattutto considerando la guerra come l’occasione per regolare i conti con i propri competitori,
a colpi di “Decreti Sicurezza”,
grazie ai quali finiremo per chiederle il permesso perfino per andare ad orinare.
Se vogliamo considerare l’aiuto a due Paesi aggrediti, in violazione del diritto internazionale, come una causa di tutti gli italiani,
non possiamo affidarci a una persona che rappresenta soltanto l’estrema destra,
e che tenta di raggranellare intorno al governo il consenso di qualche speculatore e di qualche brasseur d’affaires.
I quali gremiscono la platea di Roma in qualità di “compagnia dell’applauso”.
Avendo a che fare con i veri imprenditori come gli imbucati del Forte di Ventimiglia, accorsi per applaudire un economista che annunciava loro la fine della libertà di intrapresa.
Di questo obiettivo, la destra ha sempre accusato la sinistra,
malgrado i “comunisti” abbiano sempre affidato il governo dell’economia ai tecnici della Banca d’Italia.
Analogamente, la destra si opponeva alla costituzione delle Regioni perché questi enti – essendo competenti in materia di “polizia urbana e rurale” – avrebbero armato un’armata rossa pronta a marciare dall’Emilia e dalla Toscana su Roma.
Ora la destra non usa neanche più la polizia regionale, e si affida alle milizie private,
i cui componenti vengono assunti senza ricorrere alla fictio juris costituita dalla celebrazione di un concorso.
Nella “Vigile” si viene infatti assunti per chiamata diretta.
Proprio come nel Comitato Olimpico.
Dei “pallanuotisti”, però, non c’è più bisogno.