Il famoso proverbio cinese dice che, quando il dito indica la Luna, il cretino guarda il dito.
Il famoso proverbio cinese dice che, quando il dito indica la Luna, il cretino guarda il dito.
Tale espressione della saggezza popolare trova conferma in quanto avvenuto nel Consiglio Comunale di Imperia.
Viene addirittura il sospetto che l’ennesimo “happening” – la cui messa in scena, per una volta, non è stata affidata né all’Ispettore Bracco, né a Senardi (rientrato dalla Capitale per dare man forte ai “Bassotti”), bensì alla veterana Carla Nattero – sia stato organizzato con il fine recondito di distogliere l’attenzione dalla sostanza della manovra ordita dal Sindaco, dalla Giunta e dalla Maggioranza, di cui sono state messe in luce le conseguenze sull’occupazione.
Certamente negative, in quanto vengono perduti altri tre posti di lavoro, ossia i superstiti scaricatori onegliesi.
Vediamo però – per comprendere gli altri e ben più gravi effetti della trama ordita dal Sindaco – il merito di quanto deliberato.
La competenza sul porto – non esistendo, nel caso di Imperia, un’autorità specifica, quale è a Genova il Consorzio Autonomo – risulta attribuita alla Regione, cui spetta dunque redigere il “Piano portuale”.
Al Comune spetta, in questa materia, soltanto un potere cosiddetto di proposta.
Quanto suggerito da questo ente può, di conseguenza, essere accolto o respinto dalle autorità di via Fieschi, anzi di piazza De Ferrari.
La mozione approvata dal Consiglio suggerisce di eliminare gli impianti fissi, cioè – in pratica – i famosi silos.
Rimane incerta la sorte delle gru, che qualcuno potrebbe considerare – ricorrendo a un’interpretazione estensiva delle norme in materia – “non incorporate”, anche se in realtà possono essere rimosse solo smantellandole.
È vero che questi macchinari sono montati su binari, ma i loro spostamenti – non essendo la linea ferroviaria raggiungibile e comunque percorribile – si limitano a pochi metri.
Il Sindaco intende però installarvi un ristorante “panoramico”, simile a quello esistente sulla Torre Eiffel a Parigi e sulla Torre Olimpica a Monaco di Baviera.
Anche l’archeologia industriale è dunque destinata a svolgere un ruolo cosiddetto “ancillare” nella trasformazione di Oneglia nella “Acapulco del Mediterraneo”.
Pare che il paragone con la città turistica messicana sia da attribuire alla fervida fantasia del Sindaco in persona, ispirato da un leggendario sorvolo in elicottero della zona.
Mussolini aveva preso addirittura il brevetto da pilota e conduceva personalmente il suo velivolo.
Se il “Bassotto” avesse deciso di trasformare Imperia in una nuova Lourdes, avrebbe ordinato alla Madonna di apparire a Teresa Verda nel giardino della villa dei Gorleri.
La Regione acconsentirà prevedibilmente ai “desiderata” espressi dal nostro Consiglio Comunale, tanto più essendo l’assessore competente il “Nipote” per antonomasia.
Perfino il funzionario di più alto grado di questo settore dell’amministrazione regionale è un ex dipendente del Comune di Imperia, inviato a Genova come Nazario Sauro sulla costa delle Terre “Irredente” – si spera con migliore sorte rispetto al martire di Capodistria.
Rimane un problema, costituito dalla convenzione tra un armatore francese e la Regione, in base alla quale l’imprenditore transalpino può scaricare cemento nel porto di Oneglia fino – a quanto ci dicono – al 2033.
Se dunque costui troverà un giorno i silos abbattuti, e non avrà più dove depositare la merce, verosimilmente agirà in sede civile per inadempimento contro la Regione.
Il Sindaco ha incaricato di studiare il caso alcuni luminari del diritto; malgrado la loro scienza, la causa rischia però di essere perduta.
Niente paura: si potrà alternativamente risarcire il danno, destinato a essere ripagato ampiamente dai guadagni prodotti con l’arrivo degli sceicchi, oppure proporre una transazione.
I Benetton vennero a suo tempo coincés – come si dice in francese – essendo stati costretti, con una sentenza, a risarcire i danni causati dal crollo del Ponte Morandi e quindi a vendere allo Stato le loro azioni della società che gestiva l’autostrada, al prezzo stabilito dalla controparte.
Se un imprenditore italiano deve cedere dinanzi alle pretese della parte pubblica, figuriamoci che cosa può succedere a uno straniero.
A questo punto inizierà il “gran finale”: la Regione darà in gestione il porto – ormai mondato della presenza di merci inquinanti – alla “Go Imperia” affinché realizzi la nuova Acapulco.
A tal fine entrerà in scena un deus ex machina, nella persona di un socio privato, possibilmente di provenienza esotica.
I molisani, che sono brava gente ma hanno il difetto di essere poveri provinciali fin dai tempi del Re delle Due Sicilie – che si ricordava della loro regione solo quando andava a caccia del lupo nel Bosco Matese – vanno bene soltanto per la “Rivieracqua”.
Ora soffermiamoci – dulcis in fundo – sulla posizione assunta dagli ex comunisti.
Questi hanno aderito all’iniziativa di protesta concepita dalla dirigenza di un partito loro alleato, ma pur sempre diverso.
Ciò è avvenuto ad opera di una componente dei “Democratici”, tra i quali è in atto, ormai da tempo immemorabile, una “guerra per bande” simile a quella teorizzata da Bianco di Saint Jorioz.
Ogni corrente mette in atto quanto decide autonomamente, e la consultazione degli organi comunali e provinciali non risulta tanto desueta quanto addirittura interdetta.
Forse i dirigenti temono che la celebrazione di una riunione nei fatiscenti locali di via San Giovanni li faccia perire miseramente nel crollo dell’edificio, degna metafora del destino del partito che fu di Sandro Natta.
Pare che perfino il suo fantasma abbia ormai abbandonato gli storici locali della federazione.
Se si arrivasse a una conta, potrebbe risultare maggioritaria la componente che pratica il cosiddetto “entrismo” nelle partecipate.
Anche il termine “Bolscevichi” significa, per l’appunto, “maggioritari”: il destino è sovente annunciato dai nomi.