La giornata del sette agosto ha segnato il trionfo – quanto meno nell’attuale congiuntura storica – di due personaggi diversi tra loro, ma curiosamente accomunati dal “modus procedendi”: uno è Benjamin Netanyahu, l’altro è Claudio Scajola.
Mentre però il Primo Ministro di Israele ha dovuto combattere per dieci ore nel “Gabinetto di Guerra” per imporre il proprio punto di vista ai riluttanti Capi delle Forze Armate, il “Bassotto” ha camminato sul velluto.
Tanto che ha invitato l’intera comitiva dei suoi interlocutori al Ristorante “Braccioforte”, dove si è solennizzato un duplice accordo.
Un aspetto riguarda la cessione dell’area dell’ex stazione ferroviaria di Porto Maurizio, annessa a quel polo di sviluppo turistico che si incentra sull’area della dismessa raffineria “SAIRO”.
Le ex Ferrovie dello Stato, divenute da tempo una società per azioni a capitale interamente pubblico e dunque un soggetto di diritto privato, hanno ceduto un terreno di cui non sapevano che fare – e che comunque non attirava altri possibili acquirenti – all’unico soggetto interessato all’acquisto.
L’arrivo di masse di turisti dalla Pianura Padana – annunciato dal Sindaco con la convinzione messianica propria dei veggenti – trovava però un ostacolo nel transito sulla Statale 28, detta “del Colle di Nava”, dei veicoli pesanti.
Questi ultimi sono stati dirottati su quella italo-francese del Colle di Tenda.
Il Sindaco di questa città, essendo chiamato a sopportare il relativo maggior traffico sul proprio territorio, è stato dunque anch’egli convocato per esprimere il proprio consenso.
Il suo collega di Nizza ha viceversa mandato dei plenipotenziari, incaricati di rappresentarlo.
L’amico Estrosi viene coinvolto essendo tra i proprietari della società di armamento transalpina che scarica periodicamente il cemento nel porto di Oneglia.
Il relativo contratto, essendo in scadenza nel lontano 2033, doveva essere risolto per eliminare un ostacolo all’auspicato sviluppo turistico di Imperia.
Si poteva naturalmente investire della questione la giurisdizione civile, invocando veri o presunti inadempimenti della parte privata.
Perché però usare le cattive quando una questione si può risolvere con le buone?
È dunque in vista una transazione.
La Regione Liguria, oltre a essere competente per la modifica del piano portuale, può dire la sua in merito alla viabilità.
Le vecchie strade nazionali, un tempo gestite dall’ANAS, figurano infatti ora tra le materie attribuite al suo potere legislativo e amministrativo.
Ecco spiegata la presenza di Rixi “tra cotanto senno”, come avrebbe detto l’Alighieri.
Il Sindaco di Imperia domina incontrastato, potendo decidere la vocazione turistica della città e soprattutto imponendo le misure conseguenti a Roma, che cede l’area dell’ex ferrovia; a Nizza, che sposta altrove il traffico marittimo; a Genova, che approva il nuovo piano portuale; e – “dulcis in fundo” – anche a Tenda.
La piccola città un tempo contesa tra Francia e Italia rappresenta il classico “vaso di coccio tra vasi di ferro”, essendosi messe d’accordo tutte quante le capitali da cui dipende, o ha dipeso.
Il Sindaco, tale Vassallo, in cerca di una identità, ha sagacemente finito per scegliere quella “occitana”.
In occasione della storica manifestazione di Nizza, lo vedemmo innalzare fieramente per l’appunto la bandiera con la croce nera in campo rosso e intonare – seguito dal robusto coro dei compatrioti collocati sui due lati della frontiera – il corrispondente inno nazionale.
Che inizia poeticamente con le parole: “Dietro la mia finestra c’è un uccello, tutta la notte canta, canta la sua canzone”.
Quella intonata all’unisono dai colleghi di Nizza e di Imperia deve averlo pienamente convinto.
Valendogli anche un pranzo da “Braccioforte”.
Scajola, da parte sua, avendo assunto ed assommato – in parte de jure e in parte de facto – le competenze proprie del Comune, della Provincia, di due Regioni e perfino di due Stati, esce come indiscusso trionfatore da questa vicenda.
L’uomo ha saputo abilmente sfruttare non soltanto la sua collocazione geografica – staremmo per dire strategica – ma soprattutto la funzione che gliene deriva.
La Meloni e Bucci lo accontentano senza battere ciglio in quanto l’uomo garantisce la stabilità e l’affidabilità della nostra provincia.
Analogamente, la Presidente del Consiglio viene accontentata dai nostri alleati in quanto offre loro la stessa garanzia per quanto riguarda l’Italia.
Se Scajola edifica ciò che vuole, la Presidente del Consiglio costruisce il ponte sullo Stretto.
Classificandolo quale spesa militare, senza che nessun altro capo di governo europeo trovi nulla da eccepire.
Netanyahu viene autorizzato a praticare a Gaza la “pulizia etnica” in quanto così facendo elimina Hamas, alleato degli Sciiti dell’Iran.
Facendo un favore agli arabi del petrolio, ai quali offre di governare la Striscia una volta bonificata dai terroristi.
Questo è il vero risultato degli “Accordi di Abramo”, negoziati dal genero di Trump.
Israele viene finalmente accettato come una realtà che fa parte integrante del Medio Oriente, essendosi inserito nel gioco di alleanze e di rivalità che contraddistingue questa zona.
E può di conseguenza liquidare i propri nemici.
“Si parva licet componere magnis”, Scajola – una volta eliminati (peraltro con facilità irrisoria) gli ex comunisti – si accinge a liquidare le ultime sacche di resistenza.
Le dinastie rivali, cioè quella dei Demichelis (i quali hanno perso perfino i Cappuccini di piazza Roma) e quella degli Adolfo, hanno puntato sulla candidatura in Regione del giovane Verda, nonché su quella della figlia di Manfredi.
La trombatura dell’uno e dell’altra ha finito non soltanto per appiattire questi soggetti su Orlando, cioè a quanto rimaneva del vetero comunismo inserito a suo tempo nel “Partito della Selvaggina”.
Soprattutto, però, li ha fatti salire incautamente sul carro del perdente.
Senza peraltro essere in grado di esprimere alcuna cultura politica minimamente affine con quella – ammesso che ce l’abbiano – propria dei loro alleati.
I quali hanno composto una coalizione tanto eterogenea quanto quelle che a suo tempo espressero le giunte guidate da Gramondo, da Berio e da Capacci.
Le quali però almeno vinsero le elezioni.
Ora, di fronte al definitivo consolidamento di Scajola come leader che estende il suo potere ben oltre i confini del Comune fino a includere tutta la Provincia e a debordare addirittura oltre confine, tutta questa gente si stringe in una alleanza di nostalgici, e soprattutto di perdenti.
Cui non rimane che sostenere Hamas.
Accampando il motivo che i Palestinesi sono vittime della “pulizia etnica”.
Lo furono anche gli italiani dell’Istria e della Dalmazia.
La sinistra locale sostenne però in questo caso i loro persecutori, nel nome della selvaggina: “Qui gladio ferit, gladio perit”.