L’autunno si annuncia gravido non soltanto di pioggia, ma ...
L’autunno si annuncia gravido non soltanto di pioggia, ma anche di crisi economica e sociale.
Per non parlare del pericolo di guerra.
Se dovessero riaccendersi le ostilità tra Israele e l’Iran, il blocco di Hormuz – scongiurato in occasione degli ultimi scontri – produrrebbe conseguenze disastrose su tutta l’Europa occidentale.

La nave su cui l’Italia affronta questa congiuntura tempestosa è il Governo Meloni.
Che – al pari di ogni regime basato su un’ideologia, anche se non espressamente adottata dallo Stato – tende inevitabilmente a discriminare tra chi vi aderisce e chi, viceversa, la rifiuta.

Rimane, tra questi due schieramenti, la zona grigia costituita in particolare dagli imprenditori.
I quali, pur non aderendovi espressamente, si astengono anche dal criticarla e dall’esprimere nei suoi confronti una aperta dissociazione.
Restringendosi gli spazi in cui costoro si muovono – quando viene meno l’autentica libertà politica, quella economica risulta inevitabilmente inefficace – essi sono costretti a barcamenarsi per sopravvivere.
Praticando la resilienza, ma nel contempo manifestando verso il Potere un omaggio formale.
Che risulta necessario in quanto il Regime può ulteriormente restringere gli spazi disponibili per gli operatori economici.

Quanto accade a livello nazionale trova puntuale riscontro nella nostra piccola realtà cittadina.
Dove le imprese superstiti sono assoggettate a una grassazione che riduce in modo drammatico i loro margini di profitto.
A tale condizione non è però possibile sottrarsi, se non si vuole chiudere definitivamente bottega.

Un Governo che discrimina i cittadini in base alle rispettive convinzioni può naturalmente imporre loro una disciplina.
Tanto più cogente quanto più la situazione evolve verso un’economia di guerra.
Ciò che un simile potere non potrà tuttavia mai ottenere dai consociati è un’adesione che può risultare incondizionata solo in quanto sia spontanea.
Basandosi su convinzioni profonde e condivise.

Nel periodo tra il 1915 e il 1918 gli Italiani volevano tutti vincere la guerra, considerandola una causa nazionale.
Non fu così durante il conflitto successivo, che venne viceversa percepito come la causa propria di una parte politica.
Questo fu precisamente il risultato derivante dall’avere discriminato gli Italiani in base a un criterio ideologico.

La Meloni e i suoi corifei sono incamminati su questa stessa strada.
L’Opposizione ha certamente commesso degli errori, ma il processo di costruzione della democrazia – o meglio il tentativo di portare l’Italia in questa direzione – non è stato intrapreso a suo tempo contro qualcuno.
Questo processo escludeva infatti soltanto chi rifiutava di prendervi parte.
Oggi la discriminazione viene invece stabilita “a priori”.

Il disastro cui Mussolini aveva condotto l’Italia rese indispensabile, a un certo punto, rovesciare le alleanze.
Riportando l’Italia nel campo delle democrazie.
Il Re d’Inghilterra, parlando dinanzi al nostro Parlamento, ha signorilmente evitato di ricordare come il Fascismo avesse predicato l’ostilità nei confronti del suo Paese, preferendo ricordare che gli Italiani non si erano lasciati convincere dalla propaganda sulla “Perfida Albione”, ed avessero anzi sentito spontaneamente la necessità di ristabilire una collaborazione e un’amicizia che affondavano le loro radici nel Risorgimento.

Tutto ciò conduce inevitabilmente a una conclusione: non ci sono alternative alle alleanze nelle quali oggi il nostro Paese è inserito.
L’Opposizione dovrebbe dunque compiere una scelta tanto difficile quanto inevitabile.
Consistente nel distinguere tra il doveroso dissenso nei confronti dell’indirizzo autoritario dell’attuale Governo e – dall’altra parte – la necessità di mantenere l’Italia nel campo occidentale.

Una volta dato alla sua causa il nostro contributo, verrà il momento di esigere il compenso dovuto per questa scelta.
Nel frattempo, ricordiamo ai nostri Alleati come il loro rapporto con una forza politica che non nasconde la propria ispirazione e la propria vocazione autoritaria risulti in primo luogo spurio, una sorta di “mésalliance” che prima o poi rivelerà le contraddizioni su cui è fondata.

Questo è il messaggio che noi abbiamo modestamente ma fermamente espresso agli amici di Nizza.
Ben prima che le necessità della “realpolitik” inducessero il Sindaco–Presidente Estrosi a offrire al suo omologo, installato su questo lato del confine, il proprio riconoscimento “diplomatico”.
O meglio politico, oltre che basato sulle ragioni economiche che abbiamo già avuto modo di illustrare.

Chi però sta sbagliando è l’attuale dirigenza dell’Opposizione italiana.
Ci sono state autorevolmente riferite le voci che circolano in merito ai finanziamenti giunti ai capi del Partito Democratico e a quelli del Movimento 5 Stelle da certi ambienti islamisti.
Se queste voci risultassero fondate, ne saremmo molto rattristati, ma non certo stupiti.

L’attuale Maggioranza ha ormai acquisito l’egemonia sui diversi soggetti sociali del nostro Paese.
Si identificano infatti in essa non soltanto le varie rappresentanze del padronato imprenditoriale, ma anche molte di quelle espresse da altri ceti.
Tanto per fare due esempi, il vecchio sindacato “Bianco”, che aveva un proprio radicamento nella classe operaia, nonché la Coldiretti, espressione dei piccoli imprenditori agrari, si annoverano ormai tra le organizzazioni di massa che incanalano il consenso verso il nuovo Regime.
Esonerandolo dalla necessità di costituirle, come invece aveva dovuto fare Mussolini.

Un discorso a parte riguarda la Chiesa.
La Meloni concluderà con una prevedibile apoteosi l’adunanza annuale di Rimini dei Confessionalisti.
Ai quali non si presenterà a mani vuote.
Come il Duce poté offrire a Pio XI la trasformazione dello Stato laico in uno Stato sostanzialmente confessionale, così la Presidente del Consiglio potrà esibire non tanto l’abrogazione di alcune norme di legge – o l’introduzione di altre – quanto piuttosto i fatti compiuti che si stanno determinando nei campi dove chi si accinge ad ospitarla opera concretamente.

Sostituendosi allo Stato e agli altri enti pubblici nella governance di due settori vitali, quali sono la Sanità e l’Istruzione.
Che permettono sia di arricchirsi, sia di estendere la propria base, tanto tra gli utenti quanto tra gli operatori.
Che infatti vengono assunti per chiamata diretta da parte di soggetti di diritto privato.
Quanto il Concordato del 1929 dichiarava espressamente, e quello del 1984 aveva invece abrogato, si riafferma nella sostanza.

Il problema che si pone davanti al nuovo Papa consiste dunque nel mantenere l’alterità – che non significa certamente ostilità, ma comporta necessariamente una distinzione – tra la Chiesa e lo Stato.
O meglio tra la Chiesa e il Governo.
Il che risulta difficile quando il Governo tende a costituirsi in Regime.

È logico che una platea fanatizzata, la quale detesta chiunque le venga additato come “modernista”, o addirittura “comunista”, veda nella Meloni il proprio punto di riferimento.
Questa gente stava a suo tempo nella Democrazia Cristiana, ma sempre considerando con sospetto la sua radice popolare – cioè sturziana – poiché scorgeva in essa per l’appunto una contaminazione “modernista”.
La fine della Democrazia Cristiana non ha dunque indebolito questo settore, ma anzi ha finito per rafforzarlo, essendo stato eliminato il suo principale nemico interno al mondo cattolico.

Rimini segna dunque la sua adesione alla Maggioranza, come avvenne nel 1924, quando la destra del Partito Popolare entrò nel “Listone” fascista.
L’Opposizione, anziché affrontare questo pericolo, si dedica a sostenere Hamas.
Ripetendo l’errore commesso dopo la Prima e poi dopo la Seconda guerra mondiale.
Consistente nel riferirsi a modelli stranieri, appartenenti ad altre culture e ad altre realtà sociali, completamente diverse da quelle proprie dell’Italia e dell’Occidente.

Il mito della Rivoluzione d’Ottobre, e poi quello dell’Armata Rossa che “marcia alla riscossa”, portarono per due volte allo stesso tragico errore: Perseverare diabolicum.
Si può – anzi si deve – simpatizzare con la causa dell’emancipazione dei popoli.
A parte il fatto che noi non riteniamo si debba annoverare Hamas tra quanti la perseguono, se non aveva senso proporre per l’Italia il modello sovietico, ancor meno ne ha proporre oggi quello islamista.
Credendo di giustificarsi con l’asserzione secondo cui “i nemici dei miei nemici sono miei amici”.

Con un risultato paradossale: il Partito Democratico neanche si accorge che i nostri reparti ospedalieri vengono dati in gestione – naturalmente senza licitazione – alle cooperative appartenenti alla “Società delle Opere”.
Svuotando inoltre la Sanità pubblica dei medici comunisti che l’avevano invasa al tempo del dottor Castellano, e riempiendola invece di confessionalisti.
Il che dovrebbe allarmare perfino chi – come certi dirigenti democratici nostrani – pensa solo alla carriera.

Mentre però la Sanità viene privatizzata, l’unica preoccupazione dei capi della Sinistra consiste nel sostenere lo Stato Palestinese.
Il bello è che il segretario della Federazione ci accusava a suo tempo di ignorare che “la Rivoluzione si fa nel proprio Paese”.
A parte il fatto che costui preferiva farla a Belgrado, questo signore dovrebbe rivolgere la sua critica precisamente a chi gli è succeduto.

Questi soggetti procedono nella direzione esattamente opposta rispetto a quella su cui cammina la Storia.
La cosiddetta Sinistra dovrebbe competere con la Destra dimostrando di rappresentare meglio l’identità italiana, anzi le diverse identità regionali che vengono nuovamente soffocate dal centralismo.
Se sapesse farlo, la Sinistra dimostrerebbe di avere assimilato la grande lezione di Gramsci, conquistando l’egemonia, anziché lasciarla – come sta avvenendo – alla parte politica opposta.

La Schlein e Conte ritornano invece all’antico costume, consistente nel proporre i mai abbastanza vituperati modelli stranieri.
Se il paradigma rappresentato da Stalin era semi-asiatico, quello di Hamas risulta ancora più lontano dalla nostra cultura.
La sua proposta produce dunque l’effetto di allontanare la cosiddetta Sinistra non soltanto dalla possibilità di assumere la guida dello Stato, ma anche dalla capacità di rappresentare le aspirazioni della nostra gente.

Come può la Schlein, che non sfila alla testa degli operai disoccupati, ma partecipa ai cortei degli omosessuali, andare d’accordo con chi li precipita dai grattacieli?
È vero che anche l’affermazione dell’identità islamica confluisce nel processo di emancipazione dei popoli, ma proprio la necessità di contribuirvi dovrebbe indurci a valorizzare quanto esprime la cultura italiana.
Che è certamente – almeno in parte – di matrice cristiana, ed anzi cattolica, ma ha saputo esprimere Manzoni, Rosmini e Gioberti.
Cioè il cattolicesimo liberale.

Nell’ambito della cosiddetta Sinistra, questa tradizione dovrebbe essere rappresentata dall’ex democristiano Renzi.
Il quale apparteneva alla corrente di Fanfani.
Ora, però, il “rottamatore” propone per l’Italia il modello dell’Arabia Saudita, che può attrarre soltanto chi è a libro paga del principe ereditario.
La Boschi faccia attenzione: verrà reclusa in un “harem”, insieme con le altre concubine.

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Mario Castellano  5/09/2025
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