La foto pubblicata nella cronaca locale da La Stampa di Torino riassume ...
Vale la pena ritornare sull’argomento della sceneggiata che si è consumata sabato scorso al porto di Oneglia.
La foto pubblicata nella cronaca locale da La Stampa di Torino riassume – forse senza rendersene conto – la situazione.
Una donna araba, vestita con l’abito tradizionale, apre il corteo sventolando la bandiera della Palestina.

Come sempre avviene quando si vuole evitare di mettere in evidenza la scarsità dei partecipanti a una manifestazione, si inquadra soltanto la prima fila, cioè la testa della sfilata.
Queste sono sempre affollate da quanti praticano il cosiddetto “presenzialismo” e da coloro che preferiscono nascondere il vuoto retrostante.

In questo caso, dato che si trattava dei proverbiali “quattro gatti”, la solitaria portabandiera viene inquadrata addirittura di spalle.
Sul fondo, i vacanzieri che affollano i dehors dei locali pubblici danno la schiena al corteo.
Dunque, lungi dal raccogliere un’adesione massiccia, la manifestazione non desta nemmeno la curiosità del pubblico.

Perché mai il Sindaco ha deciso di esibirsi – novello “kamikaze” – davanti a un pubblico così scarso, rivelatosi per giunta ostile?
Questa domanda domina il dibattito politico cittadino, e non ci esimiamo dunque dall’azzardare una risposta.

Le cronache riferiscono di continue defezioni dal campo della cosiddetta “Sinistra” e del passaggio di alcuni suoi esponenti – in alcuni casi illustri – al campo opposto.
Il Primo Cittadino avrebbe potuto continuare con la sua “politica del carciofo”, finora redditizia dal suo punto di vista.

Le ambizioni dell’uomo, reduce dal recente successo nel campo della “politica estera”, consistono nel creare una sorta di “satrapia” sulla quale, applicando il principio del Cuius regio, eius religio, egli intende esercitare un potere assoluto, riconosciuto da Roma purché resti nei suoi confini.

L’annessione formale di quanto rimane dell’Opposizione può avvenire in vari modi.
Alcuni esponenti vengono “contrattati”, come faceva Berlusconi con le “star” delle sue televisioni private.
Quanto più i nuovi acquisti provengono da origini lontane, tanto più si dimostrano fedeli.

Scajola segue lo stesso metodo del Cavaliere, fungendo anche da talent scout di se stesso.
La nostra città fu patria di Ugo Amoretti, che arrivò fino in Mozambico per scoprire il grande Eusebio.
Il Sindaco non ha dovuto spingersi così lontano per reclutare gli staliniani che oggi compongono il nerbo del suo seguito.

Ora però l’uomo sembra aver abbandonato la strategia degli acquisti individuali, per annettere in blocco ciò che rimane della “Sinistra” imperiese nel nome di un ecumenismo paternalistico che ispira il suo governo.
Il precedente storico è quello del generale Perón, che includeva tra i “descamisados” fascisti e comunisti.
Ma mentre in Argentina il benessere permetteva di pagarli entrambi, a Imperia i nuovi acquisti avvengono “a buffo”, come si dice a Frascati.

Serviva però anche un paravento ideologico: l’ostilità verso Israele.
L’antisemitismo è stato giustamente definito “il progressismo dei cretini”, poiché consente di ottenere a buon mercato una patente di sinistra senza rischi né inimicizie.

Il Sindaco ha parlato davanti ai “Propal” su invito dei promotori della manifestazione, come già era stato presente alla Solennità islamica del Fitr, dove aveva esibito il copricapo tipico dei musulmani balcanici.
Questa volta, però, nessuno gli ha consegnato una kefiah. Peccato, perché così effigiato sarebbe stato immediatamente soprannominato “Claudio d’Arabia”, evocando Peter O’Toole nei panni di Lawrence d’Arabia.

Non sono mancati i contestatori, la cui presenza era però prevista dal copione, per fingere l’assenza di connivenze inconfessabili tra il Sindaco, la Comunità islamica e la “Sinistra”.
Tra i protestatari spiccava l’Ispettore Bracco, il quale – a differenza dell’onorevole Pajetta che saltava sui banchi di Montecitorio – costringe gli altri al sollevamento pesi.

Se costui volesse praticare un’opposizione non solo spettacolare, avrebbe l’imbarazzo della scelta.
Il segretario uscente della Federazione, “Vladimiro Ilic” Quesada, è passato con armi e bagagli all’altra parte.
Una vera folgorazione sulla “via di Damasco”? Gli è forse apparsa in visione la Meloni?

I dirigenti democratici non sospettano che costui lavorasse da tempo per il “Re di Prussia”?
Ciò imporrebbe un riesame delle decisioni della Segreteria Provinciale, ma non si procede nemmeno alla nomina di un successore, né si pronuncia una parola di dissociazione.
Violando lo Statuto, il partito è stato affidato a un “Comitato di reggenza” in attesa di un congresso fantasma da tenersi in autunno, già iniziato meteorologicamente ma senza data fissata.

Bracco, in generale, non esige un chiarimento sulla linea del partito, nonostante gli argomenti non manchino:
– nei consigli di amministrazione di Rivieracqua siedono anche rappresentanti dei Comuni dell’opposizione;
– è garantita la presenza della minoranza nei Comuni più popolosi.

Perché nessun democratico ha obiettato su due scelte del Sindaco-Presidente?
La prima: l’ingresso di un azionista privato, sulla cui identità sarebbe opportuno indagare.
La seconda: la formazione di un “sindacato” di maggioranza composto dal socio privato e dal Comune di Imperia, che può determinare insindacabilmente le scelte dell’azienda.

L’opposizione avrebbe dovuto informare i cittadini su questi punti.
Altro esempio: quale differenza sostanziale esiste tra il “giardino verticale” del Sindaco e il progetto di riforestazione del consigliere Verda?
Se la proposta è valida, andava discussa e approvata; se non condivisa, si doveva precisare che Verda parlava a titolo personale.

Intanto è stato organizzato un volantinaggio contro il “Bosco verticale”, promosso da un fantomatico “Comitato di cittadini”.
Se il PD è contrario, dovrebbe manifestarlo direttamente.
Il silenzio fa sospettare un’eventuale fusione tra i due progetti.

Come scrisse un poeta latino di Roma: E pluribus fecisti gentibus unam.
Così anche per il nostro Sindaco, soprattutto quando si discute di Palestina.
A Imperia, peraltro, manca una comunità israelitica: quella di Sanremo si è espressa per bocca del dottor Ottolenghi.

Il PD non figurava tra i promotori della manifestazione (come riportato da La Riviera), mentre era presente la Chiesa Evangelica.
Come già notato, la nonna rappresenta il nipote… poi però arriva l’Ispettore che ruba la scena.

Intanto da Genova salpa una “flottiglia” di decine di imbarcazioni dirette a Gaza, cariche di aiuti, equipaggi, militanti, giornalisti e medici.
L’Occidente, preso da un cupio dissolvi, appoggia chiunque gli si opponga.
La sinistra, invece di sostenere Hamas, dovrebbe guardare ai leader riuniti in Cina.

Non sarebbe meglio occuparsi delle questioni locali?
Se la discriminante è la Palestina, il Sindaco ha buon gioco nel qualificarsi come filo-islamico e filo-arabo.
In linea di principio, non c’è nulla di male a trovare punti d’incontro, purché i cittadini conoscano gli accordi.
Abbiamo invece l’impressione che la “causa della Palestina” svolga oggi lo stesso ruolo che la Resistenza ebbe per il “Partito della Selvaggina”: un comodo pretesto politico.

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Mario Castellano  8/10/2025
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