Secondo la famosa definizione di Marx, il governo degli Stati capitalisti non è altro che “il comitato d’affari della borghesia”. – 9 settembre 2025
Secondo la famosa definizione di Marx, il governo degli Stati capitalisti non è altro che “il comitato d’affari della borghesia”.
Se prendiamo per buona tale definizione – come farebbe un marxista ortodosso quale “Vladimiro Ilic” Quesada, irriducibile a ogni compromesso con il “nemico di classe” – la riunione celebrata sabato scorso su un panfilo ancorato al Molo Anselmi di Porto Maurizio, durante la manifestazione delle “Vele d’Epoca”, può definirsi come una sessione del governo di quello “Stato nello Stato” che è divenuta la Provincia di Imperia.
Ciò grazie all’extraterritorialità concessa de facto dalla Meloni al dominio di Scajola.
Tale consesso, tuttavia, somiglia più a un incontro tra i componenti di un “comitato d’affari”, secondo la definizione marxiana.
Vale la pena soffermarsi sull’ubicazione della riunione.
Dopo le disavventure giudiziarie occorse agli ospiti del panfilo di Spinelli – i quali, avendo preso il largo nel Mar Ligure, credevano di non essere uditi da orecchie indiscrete, mentre venivano intercettati dalla Guardia di Finanza – ci si sarebbe attesi, per la riedizione di tali consessi, uno spostamento in un ristorante.
Il povero Osvaldo “Braccioforte” Martini Tiragallo si è invece visto privato non solo di un “bel tavolo”, come egli definisce quelli riservati a ospiti illustri, ma perfino del catering.
Le “Vele d’Epoca”, a suo tempo aggiudicate all’irriducibile rivale Tonino de “La Lanterna Blu”, rimangono la sua “bestia nera”.
L’imbarcazione su cui si è tenuto il misterioso convegno è di proprietà di una ditta francese specializzata nell’organizzazione di eventi di altissimo livello e dotata di un proprio servizio di ristorazione.
La pervicacia nel celebrare “a bordo” gli incontri più esclusivi ha una matrice massonica.
Un Venerabile Maestro, parlando in occasione di una “Gran Loggia”, paragonò l’Officina – una volta chiuse le porte del Tempio – a una nave che, salpati gli ormeggi, veleggia in mare aperto, lontano dalle orecchie dei “profani”.
Il più esclusivo tra i riti praticati nel Grande Oriente d’Italia è infatti quello della cosiddetta “Massoneria Marinara”, che non dispone di alcun tempio, poiché le officine si svolgono a bordo di navi, dove i fratelli lavorano anche “profanamente”.
Uno dei convenuti sul panfilo noleggiato in Costa Azzurra è, non a caso, un “fratello” iniziato a San Marino, dove pare sia stato anche “esaltato sulla spada” – cioè promosso in un solo colpo al terzo grado dal Gran Maestro locale.
Ciò ha permesso di incrementare le finanze della piccola Repubblica e, nel contempo, di non apparire nei “piè di lista” italiani.
Nonostante ciò, l’interessato è riuscito a ottenere denaro dai Liberi Muratori del nostro Paese, naturalmente in nome della Fratellanza.
Una Fratellanza vissuta tuttavia all’insegna del motto: “Quel che è tuo è mio, ma quel che è mio non è tuo”.
Veniamo ora all’analogia con il panfilo di Spinelli – oggi, presumibilmente, disarmato e adibito a innocenti “crociere aziendali”, come quelle immortalate da Paolo Villaggio.
La differenza tra i navigatori di un tempo e quelli attuali è l’assenza di rappresentanti dell’ex sinistra.
Burlando è ormai passato dal mare ai monti dell’Appennino Ligure, dove si dedica alla micologia – senza rischi di avvelenamento, conoscendo bene i funghi “buoni” e “cattivi”.
Il suo definitivo sbarco, e la mancata sostituzione con un altro “compagno” al convegno di Porto Maurizio, si spiegano con vari motivi:
gli esperti di “trasversalismo” sono deceduti, e i loro aspiranti eredi non hanno ancora maturato l’esperienza necessaria.
Inoltre, gli ex comunisti dei “partiti trasversali” si dividono tra la “scuola genovese” e la più antica “scuola imperiese”, entrambe ormai esaurite.
La prima ha concluso la sua missione politica con le elezioni regionali, quando Burlando, dopo la “trombatura” di Orlando, ha visto tramontare la propria influenza.
La seconda, a Imperia, è divenuta del tutto irrilevante: non può neppure scroccare una consumazione sul panfilo francese.
Ma siamo certi che si sia riunito davvero a bordo un “comitato d’affari” della borghesia?
Questo sarebbe vero se una borghesia imprenditoriale esistesse ancora.
In realtà, sulla nave non c’era un solo imprenditore, ma soltanto politicanti.
Una volta eletti grazie al sostegno dei ceti produttivi, oggi si autoalimentano, mentre i capitali per le opere pubbliche li forniscono gli enti stessi, fino al default.
Venuta meno la componente privata, e quindi la sua rappresentanza, i politicanti possono fare a meno anche dei partiti.
Il nostro Sindaco li fonda e li scioglie con la stessa frequenza con cui cambia le mutande.
Quanto a Bucci, nessuno sa con precisione a quale partito appartenga; Rixi resta leghista, ma la Lega è ormai un ectoplasma.
Eliminate le classi sociali, spariscono anche le loro espressioni politiche.
Quali affari abbiano progettato i presenti sul panfilo non è noto, ma si può ipotizzare che il vertice si sia concentrato sui progetti imperiesi:
piani già avviati da Scajola, che ha messo in moto la macchina amministrativa e finanziaria per realizzarli.
Chi è interessato può “salire a bordo” – anche letteralmente.
Il comandante Saglietto di Porto Maurizio chiuse la sua carriera portando il Rex nel viaggio inaugurale, facendo un “inchino” tanto ampio da coinvolgere perfino la rivale Oneglia.
Ora, invece, sono i Genovesi a inchinarsi davanti al potere del Ponente, un tempo periferico e irrilevante.
Un tempo Genova era detta “la Dominante”.
Oggi appare dominata dalla Provincia di Imperia.
Se non, addirittura, da Frascati.